Udine – “Tutti amiamo la nostra indipendenza e la nostra originalità, ma abbiamo capito che da soli non andiamo da nessuna parte. Ecco che il progetto che Mitteleuropa sta propugnando dal 1974 pare sia diventato veramente attuale. Gli illustri diplomatici ospiti oggi mi hanno confermato che i loro governi stanno lavorando al progetto Mitteleuropa. Ci abbiamo impiegato quarant’anni, ma oggi sono sereno”. Lo ha detto il presidente di Mitteleuropa, il diplomatico friulano di lungo corso Paolo Petiziol, aprendo oggi a Udine il XVI Forum dell’Euroregione Aquileiese, sul tema “L’eredità europea del Patriarcato di Aquileia. Il passato che non passa”, organizzato dall’assocazione da lui presieduta, al quale hanno partecipato numerosi diplomatici e rappresentanti delle istituzioni di tutta Europa. I tre panel del forum prevedono focus su identità e territorio, in un mondo globalizzato, indipendenza e interdipendenza, digital diplomacy e intelligenza artificiale. “Cerchiamo di proiettarci qualche anno avanti – ha commentato Petiziol – perché questo è il futuro”.
“Come conseguenza della pandemia – ha poi spiegato il presidente – l’organizzazione di questo Forum è stata un miracolo, ci siamo trovati davanti a difficoltà estreme,ma ce l’abbiamo fatta e la soddisfazione è immensa.
Il Forum, organizzato da Mitteleuropa con il sostegno e la collaborazione con Cei (Ince), Regione, Comune di Udine, Università di Udine, Turismo Fvg, Fondazione Friuli, e con il patrocinio del Ministero degli Esteri, si è aperto con i saluti istituzionali. Sono intervenuti Pietro Fontanini, sindaco di Udine, Giuseppe Morandini, presidente della Fondazione Friuli,Roberto Pinton, Rettore dell’Università degli Studi di Udine, Roberto Antonione, Segretario Generale della Central European Initiative, e Piero Mauro Zanin, presidente del Consiglio Regionale Fvg.
“Siamo una regione al centro dell’Europa – ha detto il sindaco Fontanini – abbiamo contatti continui con due grandi Paesi come l’Austria e la Slovenia, e abbiamo nel nostro territorio popolazioni che fanno riferimento a questi due Paesi. Siamo, insomma, il punto d’incontro delle tre grandi famiglie linguistiche e culturali che danno vita all’Europa, e siamo privilegiati sotto questo aspetto. In una Europa che si sta ristrutturando in forma più rispettosa dei popoli – ha aggiunto – la nostra regione può candidarsi a dare suggerimenti importanti, anche sulla scorta dell’eredità del Patriarcato di Aquileia che fa parte della storia gloriosa del Friuli”.
Il rettore Roberto Pinton ha portato il saluto dell’ateneo friulano. “Nella costruzione delle relazioni internazionali – ha detto – le università sono importanti poiché fa parte della loro mìssione il mantenere e allargare reti attive tra scienziati, ricercatori, studenti e docenti. E questo è un periodo in cui fare rete è fondamentale per condividere idee e progetti”.
Lamberto Zannier, Ambasciatore – Alto Commissario OSCE per le Minoranze Nazionali, ha sottolineato da parte sua “che il progetto sulla Mitteleuropa torna oggi utilissimo, anche se in contro-tendenza, perché le sfide che affrontiamo in questi giorni, a cominciare dalla pandemia, non sono nazionali, ma globali, dunque – ha proseguito – occorre creare coalizioni, strategie condivise e concordate per politiche comuni. Le reazioni a questi problemi, che siano il terrorismo, i flussi migratori, la pandemia, sono spesso nazionali o regionali, tendiamo a chiuderci dentro i confini, e invece – ha concluso – bisognerebbe lavorare su linee e tendenze opposte a questo”.
Iztok Mirošič, ambasciatore Inviato Speciale del Ministro degli Esteri di Slovenia, ha sottolineato che le relazioni tra Slovenia e Italia sono molto significative anche dal punto di vista commerciale. “Abbiamo visto che cosa è successo quando si sono chiuse le frontiere e il dialogo è mancato, ne è uscito il caos. E invece le relazioni devono essere quotidiane – ha aggiunto – e il dialogo con Roma deve essere mantenuto costante da parte di Lubiana. Un esempio altissimo lo hanno dato i nostri due presidenti della Repubblica che si sono incontrati a Trieste, scrivendo una pagina di storia. Da quello che è successo con il Covid – ha concluso –, penso che l’Europa abbia imparato che le frontiere non si devono chiudere mai più, e questa è la mia personale convinzione. Sloveni e Italiani erano felicissimi, quando si sono riaperte di nuovo”.