Anche quest’anno come l’anno scorso cade la ricorrenza del Modotti day, cioè la celebrazione di Assunta Adelaide Luigia Modotti detta Tina, nata a Udine nel 1896 e morta in Messico nel 1942, in circostanze misteriose.
Fino a qualche decennio fa pochi udinesi conoscevano la celebre fotografa di via Pracchiuso la cui vita avventurosa era rimasta avvolta nell’oblio solo per pregiudizi ideologici. Cresciuta in una famiglia di socialisti militanti e frequentatrice dello studio fotografico dello zio Pietro, a soli 17 anni raggiunse il padre emigrato in California. Da questo stato cosmopolita e vivace culturalmente, iniziò un percorso di vita che la portò a diventare un’artista fotografa a livello internazionale, un’attivista convinta della sinistra nei tempi bui del fascismo e del nazismo e una giovane donna abile nell’intrecciare rapporti e amicizie con grandi personaggi come Edward Weston, Diego Rivera e Frida Kahlo.
Le vicende della sua intensa vita si trovano in numerosi libri e sono ricordate nei convegni e nelle mostre di fotografie che frequentemente sono allestite in varie parti del mondo. Per esempio, sabato 5 dicembre a Udine, nella galleria di Via Pracchiuso, sarà presentato il libro “Tina e gli altri Modotti antifascisti da fermare” a cura del Centro Stampa Regionale.
Nel 1920 e quindi 100 anni fa, Tina Modotti fu anche a Hollywood, proprio quando l’industria cinematografica americana cominciava a decollare. Fu subito notata per la sua delicata bellezza e una sorta di estro teatrale. Ebbe la parte di protagonista per non meno di tre pellicole, di cui però solo una è arrivata fino a noi : “The tiger’s coat”(Pelle di tigre). Il film di 64 minuti, ora lo possiamo vedere nella versione restaurata della Cineteca del Friuli. Si tratta di un melodramma, un genere molto apprezzato dal pubblico di allora. La trama è circolare, cioè inizia e finisce con le stesse inquadrature prima drammatiche, poi a lieto fine. Tina si presenta in una notte piovosa alla porta di un ricco californiano e si spaccia per la giovane scozzese Jean Olgilvie, che cerca aiuto e protezione dopo la morte del padre, vecchio amico del padrone di casa. Viene accolta con tutti i riguardi nella sontuosa dimora e naturalmente il ricco benefattore si invaghisce di lei. Ma le male lingue e l’invidia di alcuni svelano l’intrigo. Non viene dalla Scozia ma da un povero villaggio del Messico. Tutto sembrerebbe crollare, ma alla fine l’amore trionfa sui pregiudizi di classe e i due si ritrovano uniti.
Per noi, abituati alle inquadrature veloci, agli effetti speciali e al connubio perfetto tra parola e musica, il film è quasi inguardabile: troppo statico e piantato. Tina si salva un po’ perché, nonostante tutto è meno ostentatamente espressiva rispetto alla dive di allora. Il film è muto e ciò che dicono i protagonisti o pensano viene rivelato dalle didascalie. Insomma un film da gustare dal punto di vista storico ma insopportabile per la ferocia del razzismo che trasuda dai gesti e dal dialogo e per l’ingenuità di alcune scene. La pellicola the tiger’s coat si può vedere su internet nel sito adessocinema.it, buona visione! E in via Pracchiuso 89 si può leggere sulla facciata della casa natale la poesia che il poeta Pablo Neruda le dedicò dopo la morte.