Nell’ambito della rassegna Piccoli e grandi schermi prendiamo in esame un vecchio film del 1952-53

Di Marcello Terranova

In questi giorni invernali di freddo, pioggia battente, nevischio e bora a 100 km all’ora nonché il precetto di starsene a casa a causa del Covid,  ci ha fatto piacere visitare la piattaforma online www.adessocinema.it per vedere o rivedere il simpatico documentario “Bora su Trieste”.

Si tratta di un filmato di 10 minuti realizzato nel 1952-53 a cura di Gianni Alberto Vitrotti che insieme al fratello Franco impiegarono 2 anni per documentare i vari aspetti anche comici di questo flusso di vento freddo che scende dall’Altopiano carsico fino al mare e che investe in pieno la città di Trieste in alcuni momenti ogni anno, soprattutto in inverno.

La famiglia Vitrotti fa parte di una generazione di operatori cinematografici che si sono tramandati la professione dal nonno Giovanni al nipote Valentino, attualmente giornalista alla Rai del Fvg e titolare di un archivio molto ricco .

“Bora su Trieste” è uno dei tanti lavori di Gianni Vitrotti che tra l’altro operò dopo la guerra per alcune agenzie giornalistiche americane documentando la situazione critica di una città di confine come Trieste durante la Guerra Fredda. Ma il filmato sulla Bora rimane nel cuore dei cittadini della città mitteleuropea perché è un fenomeno atmosferico considerato come un parente un po’ burrascoso ma amichevole che ogni tanto ci viene a trovare.

Lo si ama e lo si rispetta tanto da dedicargli un museo e nominarlo in vari modi: bora chiara e bora scura oppure con un vezzeggiativo come “Borino” quando si manifesta da innocente venticello.

Il documentario è in BN e per la freschezza del racconto non dimostra i suoi 67 anni e l’aver vinto, a suo tempo, il leone d’argento alla XIV mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia non fa che confermare il suo valore.

Noi, friulani di Udine, guardiamo a questa particolarità giuliana con una certa “sufficienza” ma sotto sotto nutriamo rispetto per la Bora. Se non altro perché la parola viene da Boreas, un personaggio della mitologia greca.

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