Marino Salvador (Udine 1958) è artista poliedrico, spazia dalla pittura alla scultura, alla postproduzione fotografica, alla grafica. È anche scrittore di racconti di viaggio, molto piacevoli, fra cui Il segreto della Valle della Luna e Pentecoste a Berlino (Amazon Poland Wroclaw), anche di saggi. Il suo corposo Catalogo, La vita a colori (Amazon), è arricchito di molte recensioni redatte da importanti critici. Conta al suo attivo numerosissime Mostre in tutto il mondo e Premi. Tra i suoi riconoscimenti vi è l’inserimento nell’Archivio Storico Universale delle Belle Arti Centro Accademico Maison d’Art di Padova, Sezione Arte Contemporanea. È artista esclusivo del Premio Franz Kafka Italia ®. A Villa Manin di Passariano è stato nominato Cavaliere di Malta del Sovrano Ordine di San Giovanni di Gerusalemme. 

Un contrassegno importante dell’arte di Marino Salvador è, tra l’altro, l’unione creata tra varie arti, in special modo da un lato tra la fotografia d’arte con le sue postproduzioni che  aprono grande spazio alla creatività e dall’altro il cinema e la letteratura, come ad esempio la sua elaborazione fotografica di alcuni fotogrammi del film muto Metropolis di Fritz Lang in una sua personale interpretazione, molto interessante dal punto di vista artistico, culturale.  

Venendo alle sue serigrafie create nella scia della Pop Art e dedicate a personaggi celebri sta anche la postproduzione dell’immagine fotografica di Marilyn Monroe resa celebre da Andy Warhol (Pittsburgh 1928-New York1987) e sulla quale ci soffermiamo in particolare – le serigrafie di Salvador riguardano anche altri personaggi famosi, tra gli altri Albert Einstein e Salvador Dalí.  Non si tratta di una imitazione della Pop Art che, consona all’epoca in cui sorse, sarebbe anacronistica oggi, in un tempo che sta abbandonando del tutto il consumismo come si era presentato negli anni Sessanta, quando la società era in pieno boom economico. La ripresa della Pop Art da parte di Marino Salvador propone e realizza un superamento dell’ottica consumistica per cose e persone in un approfondimento culturale non da poco, adatto alla necessità di costruire valori diversi, ciò che ne fa un indicatore del cammino da intraprendere per un uomo nuovo, portato alla riflessione su se stesso e sugli altri e non più proiettato precipuamente sulla superficie della vita. In particolare, attraverso la postproduzione dell’immagine della Monroe, Salvador ha inserito non solo l’attrice in un’angolazione diversa da quella in cui è stata per così dire rinchiusa in passato, ma ha dato un segnale nuovo di rivalutazione della donna in generale e dell’uomo stesso – che la donna sia sempre oggetto specialmente del consumo non fa onore alla donna, ma implicitamente neanche all’uomo, il principale consumatore della stessa in tutti i tempi. In Salvador non si tratta di una presentazione della donna che crede di poter esaurire il suo ritratto psicologico con la tradizionale esaltazione della sua funzione di madre, pur essenziale per l’identità della stessa,  come è da sempre avvenuto nel prosieguo delle epoche senza che ciò abbia portato a reali mutamenti di prospettiva sul femminile, bensì si tratta del tentativo di avvicinare la donna al di là di ogni pregiudizio e luogo comune, al di là della maternità stessa, non per sconfessare tale realtà importante, ma per aprire il sipario anche e soprattutto su un altro scenario, quello personale della donna libra da strumentalizzazioni. Così il ritratto della Monroe in Salvador non fa emergere la stessa come oggetto di consumo, ma neanche la chiude in una eventuale esaltazione della dolcezza, qualità da sempre ritenuta indispensabile e anche pretesa nell’ambio dello strumentario femminile, bensì la avvicina come persona dai tratti psicofisici che nel contesto della società attuale emergono come fossero nuovi.  Diversamente come accennato, la Monroe di Andy Warhol – e con essa più estesamente la donna in generale per quanto inaccettabile ciò possa apparire – ha il volto clownesco che il grande e straordinario artista le ha dato contraffacendo la sua immagine attraverso l’uso di colori sgargianti e rimarcando con linee pesanti i tratti del volto come occhi e bocca, così da profanare l’identità dell’attrice – e della donna – e accomunarla ad un oggetto di consumo fatto in serie, come un campione senza valore, usa e getta.  La Monroe di Marino Salvador, pur partendo dalla medesima fotografia che ha funto da base a Warhol e anche riproducendo l’immagine serialmente, si manifesta in un ritratto originale, nel quale ha acquistato o riacquistato un’anima, di conseguenza anche la  serialità diffonde valori per la memoria, non disvalori. Il volto non è esposto in primo piano, quasi in un nuovo pudore relativo alla bellezza stessa da non  esibire per il ludibrio delle folle per così dire, bensì è in parte nascosto secondo prospettive e chiaroscuri che conferiscono profondità e dinamicità, ossia il volto non si esaurisce nella più piatta e statica immagine verniciata a colori come in Warhol, che della Monroe ha enfatizzato la superficie come sessuale icona di massa, anche alla stregua di una lattina di Coca Cola. Gli occhi dell’attrice nelle serigrafie di Salvador mostrano un’espressione pensante portata da uno sguardo non vuoto, ma che mostra la presenza di una personalità dietro la bellezza o parallelamente ad essa, una personalità non aliena da tristezza e perplessità per la propria sorte stretta negli ingranaggi del consumo più spietato. Anche la bocca nella riproduzione di Salvador risulta  composta in una forma che esprime controllo e dignità. I colori stessi non sono stesi impietosamente sui tratti come a cancellarli piuttosto che a rispettarli, ma lasciano integro il volto e schermano l’immagine quasi proteggendola dagli attacchi esterni, come tali colori fossero una estetica barriera – fornita dall’arte – contro il male del mondo. Una Monroe come la vede Salvador, un artista di oggi proiettato nel futuro, interessato alla verità interiore, spinto a indagare la collocazione esistenziale dell’uomo, specificamente di una donna che, famosa come oggetto,  diventa nelle sue mani soggetto umano a tutti gli effetti e al di là di qualsiasi finalità di consumo materiale. 

Marino Salvador, nelle sue serigrafie dedicate alla Monroe in seno alla sua arte, ha dato dunque continuità alla Pop Art non in senso epigonale, ma in una evoluzione che superi lo stereotipo della donna oggetto di consumo e che dia spazio all’esigenza di approfondimento della natura della donna come essere umano che debba essere conosciuto e presentato nella sua verità, questo in un’epoca di confusione dei valori, ma anche perciò di grande potenziale fermento ideale per costruire una nuova umanità, che possa vivere in una configurazione della sua identità dove l’ottica di consumo non sia più in primo piano, questo come comunica l’arte di Salvador. 

                                                           Rita Mascialino                                                           

 

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