teatro Giovannida Udine
Teatro Giovanni da Udine
Guardiamola una giovane donna che torna dalla campagna con un gran fascio d’erba, e le vecchie signore vedendola pensano al loro tempo migliore… pensiamoli i drammi dell’adolescente innamorato di lei, smaliziata e bellissima che non lo considera o chiediamoci perché il legnaiol lavora alacremente prima che sorga l’alba, forse deve preparare la bara per un suicida che deve essere sepolto in tutta fretta, “il zappatore” gli ha già preparato l’ultima dimora.
Ecco il Leopardi sempre affascinante… di Gabriele Lavia… sempre affascinante e dirompente a collegare il genio di Recanati con il male di vivere universale e le inquiete domande dell’io di fronte alla storia anche quando una siepe intensa e altissima non ti fa vedere oltre a meno che tu…non ti finga con il “pensier”.
Agile e colloquiale, Gabriele Lavia al Giovanni da Udine (nell’ambito delle serate estive sorprendenti e gradevolissime) propone una lezione magistrale sull’immenso poeta , ma di piu’ dialoga con il pubblico e recita la lirica leopardiana incantando la platea con rimandi che trasportano persino al teatro greco.
 Qualcuno mnemonicamente chiude gli occhi e va con lui….incontro là dove si perde il giorno.
E rivedi i giorni della scuola quando in molti hanno imparato a memoria (o quando lo leggevi alla classe battendo la mano sulla cattedra, ogni tanto, perché qualche garzoncello sta scherzano con quella del secondo banco, sta distraendosi e tu non vorresti).
E allora il naufragare con Leopardi è dolce con Lavia che racconta e ti fa rivedere il colle e l’urgenza delle suore di clausura che hanno bisogno di un muro che delimiti il loro silenzio. Sarà loro dato un muro di siepe.
Poi “il maestro” chiama la classe a recitare ad alta voce. Tutti insieme con l’Infinito!. Una “scolaretta” ritrosa sarebbe chiamata sul palcoscenico, ma non se la sente.
Tocca a noi tutti recitare insieme a lui. Il maestro non è contento, ci fa riprovare.
Siamo un po’ piu’ bravi, un po’, non tanto, del resto gli allievi non superano il maestro, lo sapevamo
Vito Sutto

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