Udine – Ha funzionato anche a metà luglio ed è stata un successo, tra partecipazione e proposte, l’ottava edizione de “La Notte dei lettori”, organizzata dal Comune di Udine assieme alle librerie cittadine. Per la prima volta il Festival si è tenuto forzatamente in piena estate, rispetto al periodo solito di inizio giugno, ma non ha perso in attrazione e coinvolgimento. L’assessore comunale alla cultura Fabrizio Cigolot commenta: «Tutto è andato molto bene e Udine si conferma città che ama i libri e la lettura. Straordinario il programma predisposto dalla direzione artistica che non ha dimenticato nessuno e niente, tra librerie, biblioteche, luoghi della città, venendo preceduto da un’anteprima che in giugno ha toccato dieci Comuni dell’hinterland. C’è stato un concorso di forze ed entusiasmi, in un fuoco d’artificio dietro l’altro, allargatosi anche a Confesercenti e Confcommercio. Svilupperemo tutto questo partendo dal fatto che squadra che vince non si tocca».
Cuore del Festival quest’anno la Loggia del Lionello con pubblico appassionato a ogni incontro. Venerdì tutto esaurito per il doppio appuntamento incentrato sull’opera di Paolo Maurensig, a cui il Festival era dedicato, cominciando con l’omaggio in note al romanzo “Canone inverso” mediante la colonna sonora del film omonimo, composta da Ennio Morricone. A eseguirla è stata la violoncellista Giulia Mazza che ha raccontato la propria storia di ragazza sorda dalla nascita, spiegando come il silenzio sia stato fonte di ispirazione e talento. Martina Delpiccolo ha intrecciato le parole di Giulia a quelle del “Canone inverso” di cui ha spiegato l’incanto e letto le pagine più intense portando il pubblico dentro la scrittura di Maurensig. Omaggio completato con Alberto Garlini che ha commentato “La variante di Lüneburg”, romanzo d’esordio di Maurensig, svelando bellezza e significati d’una trama legata al gioco degli scacchi.
Loggia affollata negli appuntamenti del sabato. Attesissimo quello con il telecronista Bruno Pizzul, che ha anticipato l’atmosfera della storica finale di Wembley con i direttori artistici e la città di Udine. Un tuffo tra i ricordi, anche letterari (con predilezione per il Manzoni), e il presente, in dialogo con Martina Delpiccolo, per far capire come Pasolini avesse ragione quando vedeva nel calcio una sorta di “sacra rappresentazione”. L’incontro, aperto dall’Inno di Mameli, si è chiuso con Pizzul che ha commentato i tre gol di Paolo Rossi al Brasile nell’82. Immagini beneauguranti per l’Italia di Wembley.
Pubblico foltissimo in una Loggia resa magica dallo splendido “Processo a Dante”, nel quale Angelo Floramo, con sapienza e ironia, ha elencato le accuse da muovere al Sommo Poeta, traendo dalla Divina Commedia i capi d’imputazione e sottoponendo il verdetto al pubblico, chiamato a decidere se un colpevole di simile rango sia invece innocente. Romantica e piacevole la “Passeggiata proustiana” tra i luoghi della lettura a Udine, condotta dai direttori artistici Martina Delpiccolo e Paolo Medeossi e cominciata davanti al Conservatorio statale di musica Tomadini con un “Nessun dorma” da brividi eseguito sul balcone dal tenore Emanuele Giannino, accompagnato dal pianista Riccardo Burato. L’emozionante “All’alba vincerò” è stato un augurio che la “Notte” ha voluto fare a Udine al risveglio. Messaggio presente in tutti gli altri appuntamenti, organizzati dalle librerie e dalla Biblioteca Civica Joppi, cuore del Festival, in un impegno comune a favore della cultura per ogni età, come hanno dimostrato ragazzi e ragazze di Radio Magica che, attraverso le illustrazioni di Paolo Cossi, hanno esplorato la nostra regione in una cornice di leggenda, fiaba e verità. Ragazzi protagonisti anche nelle parole dei prof scrittori Antonella Sbuelz e Andrea Maggi che, intervistati da Paolo Mosanghini, hanno delineato sogni, slanci, paure delle nuove generazioni. Un Festival aperto dal Teatro Incerto con una versione semiseria in friulano di un canto dantesco (“Ce Comedie! L’incjant di un Cjant”) si è chiuso con il recital tratto dal romanzo “La Malaluna” di Maurizio Mattiuzza, preceduto da una conversazione con Paolo Patui per spiegare una letteratura che narra le sofferenze dimenticate delle terre di confine, rivissute poi con le letture di Carlotta Del Bianco e i canti in sloveno del Barski Oktet.