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Pavia – “Il cammino dà, il cammino toglie”. Questo è un motto che tutte le persone che affrontano queste avventure conoscono. Oggi doveva essere una tappa pianeggiante, facile sulla carta, anche se lunga (90 km), ma non poteva essermi regalata così. Ha infatti piovuto ininterrottamente tutto il giorno, una pioggia fitta e fastidiosa. All’uscita da Vercelli mi fermo in una fattoria con oltre 150 mucche per coprire per bene dalla pioggia, me e i miei borsoni. Il primo tratto costeggia il fiume Sesia e presenta tratti non proprio indicati per un ciclista. In uno di questi una passerella scivolosa ha rischiato di fare finire me e tutta la bicicletta nell’acqua. Non facile, dicevo, avere un k-way plastificato tutto il giorno addosso, perché ben presto ti accorgi che stai facendo la sauna, anche se non lo vuoi. Fortunatamente qualche cartello sulla strada ti suona la carica e ritorni in forma. Di certo però non sono tornati in forma i sentieri, il fango è aumentato, costringendomi a fare deviazioni o, addirittura, a ritornare indietro per diversi chilometri, studiando nuovi percorsi alternativi e allungando diversi chilometri. Lo scopo è comunque raggiunto e verso sera arrivo finalmente a Pavia, ben bene zuppo d’acqua. Ma la vera forza di oggi giunge a me e a tutti gli ospiti dell’ostello da Carolina, una signora che è partita il 10 giugno da Calais, nell’estremo nord della Francia, quasi al confine con il Belgio: tutto a piedi da Calais fino a Roma, lei da sola con lo zaino!  Un esempio di forza che ci ha spronato tutti, soprattutto nel sentire quanto libera si sente su questa via, libertà che scaccia ogni fatica.

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