Formello – “Se vuoi qualcosa che non hai mai avuto, devi fare qualcosa che non hai mai fatto”. Questa frase l’ho trovata scritta sotto un cartello stradale della via Francigena ed il pensiero di capire cosa voglio che ancora la vita non mi ha dato mi è frullato in testa per un bel po’ di kilometri. Saluto di buon mattino don Giuliano di Sutri, ringraziandolo nuovamente per la stanza che mi ha dato. “È un piccolo gesto per un grande pellegrino” mi dice salutandomi, mentre mi dirigo con commozione verso il centro del paese per la colazione. Da un certo punto di vista non vedo l’ora arrivi domani, la fine di tutto, ma queste emozioni mi mancheranno un sacco. Il non sapere dove dormire, incontrare persone speciali, improvvisare una notte chissà dove e di notti ne ho fatte più di 20. Cambiare letto (in alcuni casi possiamo dire “giaciglio”) ogni sera per tre settimane non è facile, eppure, probabilmente o sicuramente, sono le emozioni che mi restano e racconterò a lungo. All’esterno di Sutri rimango sbalordito dalla bellezza dell’anfiteatro, scavato nel tufo. Ci si immerge subito nella campagna e fiancheggio un campo da golf, uno sport che mi ha sempre affascinato. Mi fermo diversi minuti a guardare con quanta precisione cercano di centrare una buca lontanissima. Proseguo quindi verso la splendida valle del Traja, oasi verde circondata da splendide cascate. Per pranzo arrivo a Campagnano di Roma, spingendo la bicicletta su una salita del 18%. Sembra che possa piovere, qualche tuono di temporale, ma nulla di più. Il pomeriggio è un’altra immersione nel verde, ovvero nel parco del Sorbo, dominato dall’omonimo santuario, a cui merita fare una visita. Come sui cammini di Santiago, anche qui, che siamo verso la fine, si iniziano a trovare dei muretti ricchi di sassi, a volte anche uno sull’altro. Il sasso lasciato prima dell’arrivo sta a significare che il pellegrino ha lavorato dentro di sé lungo il percorso per abbandonare un peso. Il sasso lo devi portare da casa e potrebbe rappresentare un vizio, un peccato, un qualcosa di grave che hai fatto e porti il suo peso per tutto il cammino, cercando di elaborare questa tua negatività, che abbandoni e superi prima di giungere alla tomba di San Giacomo (se a Santiago) o di San Pietro (se a Roma). Gli antichi pellegrini addirittura facevano un bagno in un fiume prima di giungere alla meta, sempre per arrivare purificati.
Il fine tappa di oggi è spettacolare, perché un gregge di pecore incontro sulla mia strada. Sembra un comitato di accoglienza e la cosa mi emoziona. Tutto ciò fa da contraltare alla preoccupazione per la mia bicicletta, che presenta una strana pretuberanza nel copertone posteriore. Temo che i copertoni siano ormai usurati, speriamo non mi lascino all’ultimo. Arrivo quindi a Formello e mi dirigo da don Mark. Chiacchieriamo un po’ e gli parlo de IL TUO NOME SIA CON ME. Mi concede un letto ed in cambio gli offro di suonare l’organo alla Santa Messa di stasera. Sono felicissimo, ho un posto dove dormire anche per l’ultima sera, si l’ultima, perché domani è il grande giorno!