Dove sta la fortuna? Da ogni parte, ma bisogna andarsela a prendere,
nella fattispecie pressando un portiere allucinato. A sorpresa –
palesando una personalità già ricostruita dopo la dipartita di De Paul
ed esibendo intuizioni tempestive che molti non ritenevano nelle corde
del condottiero Luca Gotti – è ciò che ha fatto l’Udinese per
cominciare la stagione con un rumoroso 2-2 contro una Juve più
allegrotta che riconvertita alla essenzialità di Allegri.
Non una, due-tre partite si sono viste nei quasi 100 minuti al Friuli
finalmente ripopolato secondo norme anti-Civid, però non quanto si
aspettasse il cassiere: sono rimasti invenduti quasi 3 mila tagliandi,
probabilmente la reazione dei tifosi nostrani al caro-biglietti.
Più partite, dicevamo, e più momenti topici strategici e mentali, per
esempio quando l’Udinese, sotto di due gol già a metà del primo tempo,
ha deciso di andare a vedere se la Juventus incarnata dal nuovo Dybala
(e con Ronaldo in panca) era proprio irresistibile come appariva,
oppure se il risultato era frutto di autolesionismo, nel caso mollezze
difensive proprie. Una reazione tanto sorprendente quanto produttiva
se è vero che il risultato è stato riacciuffato (Pereyra su rigore e
poi Deulofeu), con un’appendice ancor più sfiziosa: i nostri hanno
addirittura cercato di vincerla! Ci sono andati vicini al 90′ e grida
vendetta il pallone ciabattato ai passeri da Jajalo in una situazione
da rigore in movimento, prima che all’ultimo respiro il Var rimettesse
la maglietta a CR7 che gongolava esibendo gli addominali scolpiti
certo del gol-vittoria frutto di un portentoso stacco (su Becao) in
fuorigioco per un capello.
Alla fine della fiera restano buone sensazioni e alcune certezze. Tra
quest’ultime, la scelta (ma perchè tirarla tanto per le lunghe?) di
confermare Luca Gotti, finalmente convinto del ruolo e in grado di
incidere con sapienza e lucidità. L’Udinese, poi, ha dato la
sensazione di aver già superato la dipendenza da De Paul con una
superiore assunzione di responsabilità da parte di tutti, in primis di
Pereyra, leader silenzioso che parla con i fatti, e di Arslan, uno che
sa costruire ma pure inserirsi in area per concludere (di sicuro farà
qualche gol in più dei tre dello scorso campionato). Gli interpreti
della difesa, portiere compreso, sono da rivedere a migliore
condizione raggiunta, tuttavia sarebbe buona cosa aggregare al
reparto, prestante ma piuttosto statico, un uomo reattivo sul breve e
veloce nelle coperture a spazi aperti. E’ il difensore giovane che
Gino Pozzo sta cercando dopo aver rinunciato a Bonifazzi.
Soluzioni in divenire per l’attacco. L’unica certezza è Pussetto, la
speranza si chiama Deulofeu, rivisto per una quarantina di minuti in
un bel mix di velocità, tecnica e spirito combattivo: i due possono
proporsi come coppia raffinata e ficcante, non già di peso. Si avverte
infatti la necessità di un terminale di stazza, preferibilmente
garante di una decina di gol. Ma tipi di questo genere costano come
acquisto e ingaggio. Ecco, allora, che non può essere scartata una
ricandidatura di Okaka riveduto e corretto: umile, allineato e
voglioso com’e apparso – purgato dalla panchina – nella ventina di
minuti che hanno fatto la differenza contro la Juve.