Bisogna tornare indietro di quattro anni, alla stagione 2018-2019, per ritrovare un avvio di campionato dell’Udinese così fruttuoso, con 4 punti nelle prime due partite. Quella era l’Udinese affidata a Julio Velazquez, spagnolo di Salamanca, giovane tecnico rampante nel luminoso pianeta del calcio iberico per il quale Gino Pozzo stravedeva, non a torto perchè trattavasi di personaggio con idee e personalità, anche se di esperienza relativa. Ebbene, l’Udinese di don Julio, impostata sul 4-1-4-1, pareggiò in rimonta a Parma (2-2 con reti di De Paul e Fofana) al debutto, e battè in casa la Samp 1-0 sempre con gol di De Paul, premiato con la prima convocazione nell’Albiceleste. Fu una grande illusione perchè quella squadra finì presto per squagliarsi tra presunzione e sterilità offensiva incarnata da Lasagna: dalla sesta alla dodicesima giornata collezionò un miserrimo punto in sette partite e lo spagnolo, dopo la sconfitta di Empoli maturata nonostante i 31 tiri in porta, dovettte fare le valigie sostituito da Nicola, tutto l’opposto come concetti di gioco. Reso il dovuto alla storia e alla statistica, sono convinto che finiscano qui i parallelismi tra quell’Udinese e l’attuale di Luca Gotti a trazione argentina, sussistendo corpose premesse per pronosticarle futuri ben diversi. Contro la Juventus l’Udinese è andata a cercarsi la fortuna e se l’è meritata con un secondo tempo autorevole come gioco, personalità e spirito combattivo; opposta al Venezia, si è rivelata matura nel momento in cui, prese le misure, ha sfruttato le debolezze e l’eccesso di spavalderia della squadra neopromossa di Zanetti, di tutt’altra pasta rispetto per esempio al rognoso Spezia di Italiano che tanto ci aveva fatto soffrire un anno fa. Il 3-0, tuttavia, non chiude la bocca su tutto. Il Venezia ha avuto due colossali opportunità per segnare, sventate da Silvestri che si sta dimostrando degno di Musso e forse gli è superiore non tanto tra i pali quanto nella precisione del lancio. A ritmi alti, il difetto evidente è la lentezza con cui l’Udinese sale all’ottimale regime di giri, le serve tempo per carburare e quei frangenti sono i più delicati. Perchè accade? Per le caratteristiche dei difensori centrali e del primo schermo mediano (Wallace), gente di stazza con motore diesel che reclama i chilometri giusti per scaldarsi. E sono i momenti più pericolosi, ai quali ovviare con atteggiamenti più guardinghi e compatti. Il resto è un bel vedere. Che gran gol quello di Pussetto; che opportunista e astuto Deulofeu (di fronte a sprechi inenarrabili, quanto abbiamo invocato in passato i gol semplici o “stupidi”); che magnifico cursore si sta rivelando Molina, crossatore eccellente e stavolta addirittura goleador con un taglio centrale micidiale premiato da “prezzemolo” Larsen in versione suggeritore. Ecco, a proposito del danese: ma non è proprio possibile trattenerlo? Per riaccendergli motivazioni ed entusiasmo bianconero credo basterebbero un ritocchino all’ingaggio e la consapevolezza di una squadra già solida e che Pozzo si è impegnato a completare, così da puntellare le prospettive per un campionato da lato sinistro della classifica, senza negarsi uno sguardo alle posizione di rincalzo alle star del campionato. L’impressione, insomma, è che l’Udinese sia ripartita verso un ciclo virtuoso, alimentato dai tanti giovani di talento che Pozzo jr sta indirizzando qui, come Udogie, Samardzic, Nehuen Perez e Soppy. Più Isaac Success che l’ambiente e la scuola di Gotti potrebbero trasformare da mattocchio e talento inespresso in professionista consapevole e affidabile. Probabilmente l’Udinese continuerà a non vincere niente, ma assistere alla crescita e all’esplosione di questi ragazzi sarà già un bel vedere. Qui in Friuli ci sappiamo accontentare.