Fotografia come testimonianza. Friuli 1960-1980

 

Fotografia come testimonianza. Friuli 1960-1980

Oltre cinquanta immagini documentano fatti di cronaca e costume che hanno riguardato la Regione in un ventennio decisivo per il suo sviluppo economico e sociale: dal boom demografico alle contestazioni di studenti e lavoratori, dalle trasformazioni urbanistiche degli anni Sessanta al post terremoto. La mostra, organizzata dall’Istituto Regionale di Promozione e Animazione Culturale, sarà visitabile fino al 9 gennaio 2022

 

 

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Udine, 27 novembre 2021- Apre al pubblico da domenica 28 novembre, nella chiesa di San Francesco a Udine, FOTOGRAFIA COME TESTIMONIANZA. Friuli 1960-1980, la nuova mostra organizzata dall’IRPAC (Istituto Regionale di Promozione e Animazione Culturale).

La mostra, realizzata in collaborazione con Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Comune di Udine, Civici Musei di Udine, Fondazione Friuli e con il patrocinio dell’Università degli Studi di Udine, è stata inaugurata sabato 27 novembre alla presenza dell’Assessore alla Cultura di Udine Fabrizio Cigolot, di Francesca Venuto Componente del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Friuli e di Lorenzo Ventre, Presidente IRPAC.

Fotografia come testimonianza. Friuli 1960-1980 è il frutto di un intenso lavoro di ricerca condiviso con diverse istituzioni pubbliche e private regionali. Enti prestatori sono stati infatti la Scuola Mosaicisti di Spilimbergo, l’Università di Udine, la Biblioteca del Consiglio Regionale, il CRAF, i Civici Musei di Udine, la Cooperativa Guarnerio ma anche archivi privati come quello della famiglia Pavonello, Alessandro Pennazzato e di fotografi come Claudio Ernè e Fulvio Pregnolato, che hanno consentito di esporre al pubblico numerosi scatti inediti.

Corredano l’esposizione delle oltre cinquanta immagini anche alcuni filmati messi a disposizione dalla Cineteca del Friuli e dalle teche RAI e un ricco catalogo fotografico con saggi di Claudio Domini, Paolo Medeossi e Alvise Rampini.

Il progetto Fotografia come testimonianza. Friuli 1960-1980 è iniziato con l’analisi e la ricerca dei principali avvenimenti storici che hanno interessato il nostro territorio tra il 1960 e il 1980: anni ricchi di importanti traguardi istituzionali come il riconoscimento del Friuli Venezia Giulia come Regione Autonoma (1963), la creazione della Provincia di Pordenone (1968) e l’istituzione dell’Università degli Studi di Udine (1978). Ma quelli sono anche gli anni delle prime contestazioni giovanili, degli scioperi dei lavoratori, della tragica alluvione del 1966 e del terribile terremoto, un decennio dopo.

“Questa mostra è la narrazione iconografica, attraverso le fotografie presentate, di un passato che ancora si proietta, presente, nell’oggi e ci riporta ad un periodo di fermenti, di rincorse e, a volte, di perdite e delusioni – spiega Lorenzo Ventre, Presidente IRPAC -. Con realismo la fotografia ha fissato, illustrando, i cambiamenti del quotidiano e oggi, nelle raccolte di scatti, possiamo misurare quanto la nostra società sia mutata, nel bene come nel male, e quale eredità ci è stata lasciata e offerta”.

Altri importanti avvenimenti di cronaca segnano il Friuli Venezia Giulia fra il 1960 e il 1980, andando ad imprimere gli scatti fotografi professionisti, ad uso dei maggiori quotidiani, come l’attentato terroristico all’oleodotto Trieste-Ingolstadt nel 1972, o la tragedia dei migranti sopraffatti dal freddo al confine italo-yugoslavo, ma anche di amatori che hanno documentato avvenimenti politici, cerimonie, eventi sportivi.

Due decenni segnati anche dalla ripresa economica e dal boom edilizio, dalle profonde trasformazioni urbanistiche che in molti casi hanno cancellato l’antico tessuto delle città – si pensi in particolare all’abbattimento del Teatro Puccini di Udine, del 1964, e del Cinema Eden del 1961, o alla realizzazione di Largo dei Pecile, sempre dei primi anni Sessanta – ma anche dal fiorire di nuove costruzioni come il Palasport Primo Carnera (1975).

“Queste fotografie non sono proprio documenti di cronaca in senso stretto – spiega Paolo Medeossi nel suo saggio introduttivo al catalogo – ma narrano e svelano situazioni di gente di varia età riunitasi per qualche motivo. Volti, atteggiamenti, abiti sono tipici di allora, di quei tempi in bilico tra nuovi desideri, sacrifici condivisi, inediti divertimenti, speranze riposte in un boom economico annunciato come una fase capace di elargire generosamente benessere a tutti, ma dai contorni ancora imprecisi e mitici. Spunta anche un rapido affresco sull’effervescenza giovanile che trovava, nella musica e nel momento di raccoglimento da vivere attorno agli amici con la chitarra, la coesione per lanciare poi un potente urlo di rivolta e di insoddisfazione.”

La nuova mostra fotografica dell’IRPAC è però anche l’occasione per rivivere frammenti di quotidianità o eventi di particolare interesse come la visita di importanti esponenti del mondo politico e culturale: ritroviamo ad esempio Marco Pannella in manifestazione a Udine con Loris Fortuna (1973), Dario Fo con Franco Basaglia a Trieste (1977). Altri scatti ci riportano al funerale di Pier Paolo Pasolini a Casarsa (1975).

“Da più di vent’anni l’Istituto Regionale di Promozione e Animazione Culturale racconta la nostra regione, la sua storia, i suoi cambiamenti, le sue caratteristiche attraverso le fotografie, come in occasione della realizzazione di questa mostra – si legge nel saluto dell’assessore regionale Tiziana Gibelli pubblicato nel catalogo della mostra-. Una narrazione iconografica in grado di ricordare il passato e di trasmetterlo alle tante nuove generazioni di giovani friulani e non solo. Anche l’ultimo lavoro di raccolta è un tassello fondamentale che prosegue l’importante lavoro fatto finora da tutti i collaboratori dell’IRPAC che ringrazio anche in questa occasione per l’impegno e la dedizione. Un nuovo capitolo del racconto su ciò che eravamo e sulle grandi bellezze che abbiamo in casa nostra e che vanno preservate e promosse sia a livello nazionale che internazionale.”

“Desidero ringraziare l’IRPAC per avere ideato e organizzato questo progetto con il quale si vuole raccontare il periodo cruciale per la storia del Friuli che va dal 1960 al 1980, per poi proseguire con i due ventenni successivi – ha sottolineato il Sindaco di Udine Pietro Fontanini nel suo intervento pubblicato nel catalogo della mostra -. È infatti anche e soprattutto attraverso le immagini di quel periodo che si è andata definendo quella narrazione attorno alla quale il popolo friulano ha definito il senso attuale del proprio essere comunità. Molte delle immagini esposte e pubblicate nel catalogo sono infatti diventate veri e propri simboli del Friuli e delle drammatiche prove che il nostro popolo ha dovuto superare, anche a livello nazionale e internazionale. Credo che questo progetto, più ancora che a chi ha vissuto certi fatti, sia in grado di parlare ai più giovani, restituendo non solo tutta l’intensità di un’epoca il cui spirito attraversava, coinvolgendola, l’intera società ma anche la forza stessa che l’immagine allora aveva”.

“Da oltre 21 anni l’IRPAC contribuisce alla cura, promozione e valorizzazione del patrimonio fotografico regionale, attraverso pubblicazioni, cataloghi, conferenze e grandi mostre itineranti, che hanno fatto conoscere un lavoro di ricerca ultradecennale presso i vari archivi fotografici pubblici e privati presenti nella nostra regione – ha scritto il presidente della Fondazione Friuli, Giuseppe Morandini -. Le fotografie che possiamo vedere in questa mostra testimoniano che in Friuli come nel resto d’Italia questi anni hanno segnato un cambiamento epocale, condizionando i comportamenti delle persone, ma anche gli usi e le consuetudini, l’arte e la musica, con evidenti riflessi anche sulla fotografia. La Fondazione Friuli ha sostenuto con piacere questo nuovo progetto dell’IRPAC, che ci prende per mano e ci conduce in questo viaggio lungo vent’anni, che per molti di noi rappresenta un percorso di vita passata in cui ritrovarsi con piacere, mentre per le nuove generazioni può diventare un modo immediato e coinvolgente di conoscere le proprie origini”.

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