Come nelle storie per la letteratura per l’infanzia Roberto Anglisani ha cominciato cosi. “Piu’ di cent’anni fa , in Russia, in un piccolissimo villaggio di frontiera viveva un maestro…”
Ed è questa la storia di Mendel Singer devoto al Signore, novello Giobbe , che pare proprio calato dal libro biblico veterotestamentario sulle scene del teatro italiano.
Con ritmo incalzante Anglisani ha raccontato la sua storia incantando il pubblico per un ‘ora e mezza . L’autore del testo, Joseph Roth, fosse stato in sala sarebbe rimasto incantato anch’egli dalla tempra narrativa dell’attore che ha fatto vedere come si puo’ sorridere e piangere davanti ad una storia . Una come tante caratterizzata dalla volontà di servire il Signore e di rendersi conto che le cose non sempre vanno come, la tua pietas si attende.
E cosi una vita puo’ essere costellata di lutti e di dolori, puo’ morire tuo figlio, tua moglie, puo’ ammalarsi l’altra figlia, puoi anche ribellarti a quell’Artefice della vita che hai sempre riconosciuto essere il tuo Signore.
Ma un giorno una spera di sole attraversa la tua vita e tutto cambia e la serenità torna.
Proprio come succede a Giobbe del Vecchio testamento che perde beni materiali e spirituali ma alla fine si ritrova con Dio il consolatore degli afflitti…e consolazione gli viene data.
Il ritmo incalzante del narrato si coniuga perfettamente con una scenografia priva di orpelli, solo una sedia…e un vecchio cappello…e un narratore che prorompe sulla scena con impareggiabile efficacia offrendo una pagina letteraria nutrita di sapienza , leggera come una foglia che vola su un mare di parole ricche e potenti
Vito Sutto