Pordenone, 7/09/2023 – È un’enciclopedia del visibile e del possibile dell’immaginario artistico d’autore la mostra “Mondi Possibili. Due secoli d’arte dalle collezioni di Pordenone”, a cura di Alessandro Del Puppo e William Cortés Casarrubios, realizzata dal Comune di Pordenone con il contributo della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e con la collaborazione dell’Università degli Studi di Udine, del Centro Iniziative Culturali Pordenone, della Diocesi di Concordia Pordenone, della Fondazione Concordia Sette e della Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia. 

Quasi 140 opere di pittura, scultura e disegno selezionate, realizzate tra fine Ottocento e il Novecento, appartenenti al patrimonio della città di Pordenone, suddivise in otto percorsi tematici ed esposte in tre sedi della città: la Galleria Harry Bertoia, la Casa dello Studente Antonio Zanussi e il Museo Diocesano di Arte Sacra.

Alcuni nomi internazionali in mostra: Paul Delvaux, Toshimitsu Imaï, Luigi Veronesi. E poi artisti del territorio come Mirko Basaldella, Luigi Spacal, lo stesso Bertoia e un nucleo consistente di autori locali ma di richiamo nazionale come Luigi Vettori e Armando Pizzinato che raccontano la storia del territorio del Friuli Venezia Giulia attraverso la rappresentazione dei paesaggi e delle sue genti.

Un’esposizione che mette in luce opere di grande valore, un vero patrimonio culturale del territorio, già talvolta esposte nel corso degli anni passati ma che ritornano oggi attraverso percorsi inediti, opere riscoperte, frutto di accurate indagini e di studi specialistici.

«Questa mostra è anche una palestra per i giovani studenti, coinvolgendo attivamente anche l’Università. Con Mondi Possibili prosegue il percorso di questa Amministrazione che vuole condurre una vera “operazione orgoglio” per Pordenone, una città dalle piccole dimensioni ma dal grande patrimonio culturale e dalla vivace intraprendenza – sottolinea il vicesindaco e assessore alla Cultura del Comune di Pordenone, Alberto Parigi-. A partire dalla precedente Il sogno delle cose, passando per le mostre Musica e danza e quella sulle ceramiche Galvani, il nostro obiettivo vuole essere quello di rivalorizzare, riscoprire e restituire alla città le sue opere, finora nascoste nelle buie cantine dei Musei.

L’idea di esporle a rotazione, permette a tutti di conoscerle, entrare nel mondo che raccontano e suscitare la curiosità e l’aspettativa per le successive che li attendono. La rete di spazi culturali, idee e protagonisti che queste iniziative hanno messo in connessione, costruisce quella rete museale pordenonese diffusa, substrato ideale nel percorso verso la candidatura di Pordenone a capitale italiana della cultura 2027».

Oltre alle opere in esposizione, patrimonio dei Musei Civici, all’ingresso accoglie il pubblico un’opera commissionata appositamente per questa mostra. Si tratta di un’opera sonora del giovane artista contemporaneo Michele Spanghero di Monfalcone, legato nella sua espressione artistica alla riflessione sul rapporto tra suoni, silenzi e arti visive, che ha lavorato per dialogare con le opere presenti in mostra e arricchirla di nuovi significati. Alla chiusura della mostra, l’opera rimarrà di proprietà dei musei di Pordenone.

La scelta allestitiva, raccontata anche nel catalogo della mostra, ha privilegiato un approccio tematico articolato in otto sezioni, per altrettanti mondi possibili.

Più che i nomi singoli di grande interesse vi sono alcuni percorsi alternativi, i “mondi possibili” appunto, che la selezione di opere traccia all’interno dell’arte del secolo scorso, per raccontare la storia sbalorditiva di una città e del suo immenso patrimonio artistico. Si parte da una selezione di alcune opere tra l’Ottocento e il Novecento per arrivare alle tendenze più rappresentative di quello che è stato il mosaico di espressioni artistiche negli anni compresi tra le due guerre fino al secondo dopoguerra. 

Al primo piano della Galleria Bertoia la sezione storica illustra il percorso degli artisti di Pordenone e della regione tra le due Guerre Mondiali. Nello spettro dei “mondi possibili” che la mostra si propone di indagare, una sezione è inoltre dedicata al lavoro di diversi artisti friulani che, nel complesso periodo del secondo dopoguerra e negli anni a seguire, rivolsero uno sguardo attento alla città di Pordenone dando vita a un “realismo lirico” che trovò nel paesaggio circostante una fonte inesauribile d’ispirazione, libera da una troppo rigida interpretazione del nuovo credo realista. Il nucleo di opere qui presentate, a differenza delle altre sezioni del percorso espositivo, proviene interamente dall’importante Collezione Concordia Sette, patrimonio della Fondazione omonima, la cui gestione culturale e artistica è affidata al Centro Iniziative Culturali Pordenone, realtà cittadina e territoriale che da decenni si conferma quale punto di riferimento fondamentale nell’ambito della ricerca e valorizzazione dell’arte contemporanea.

Al secondo piano, il percorso presenta una sala monografica sul tema della composizione pittorica (Due o più figure), uno spazio dedicato alla rappresentazione del territorio (La città e la regione), un affondo sull’arte compresa nel periodo tra le due guerre e una selezione di opere che dimostrano le potenzialità del lavoro su carta (Tutto su carta).

Un’altra sezione a tema storico (Le stanze del Cardinale) affronta l’impegno e la passione del Cardinale Celso Costantini (1876-1958) in Estremo Oriente, grazie al lascito fatto al Comune di Pordenone dal Cardinale stesso, originario di Castions di Zoppola e primo delegato apostolico in Cina dal 1922 al 1933. 

Le opere testimoniano un’operazione artistica e sincretistica di creazione di un nuovo canone di lettura orientale dell’arte cristiana. Una testimonianza religiosa e artistica ripresa anche nelle bozze cartacee presenti nella stessa sala, che espone studi preparatori di artisti come Zavagno e Bertoia, una campionatura di dipinti di autori locali toccati dallo sguardo di Pier Paolo Pasolini e a lui legati (I pittori di Pier Paolo) e il romanzo di formazione di un autore eccellente come il pordenonese Luigi Vettori attraverso studi, disegni, note e quaderni risalenti agli anni trascorsi all’Accademia di Venezia (Come si diventa artista).

«Questa mostra è la naturale prosecuzione di un progetto avviato alcuni anni fa – osserva il curatore, Alessandro Del Puppo – e segna un’importante collaborazione tra Università e territorio sul piano dello studio e della valorizzazione dell’arte moderna e contemporanea. Tre mi sembrano i punti importanti che abbiamo condiviso e che si configurano come buone pratiche, anche per il futuro: il recupero del patrimonio artistico malnoto, il concreto incremento delle collezioni attraverso la committenza ad artisti oggi operanti in regione e infine il diretto coinvolgimento di giovani studiosi formatisi nel nostro Ateneo».

Come già organizzato in questa Estate a Pordenone per le mostre al Museo d’arte, verrà rinnovata la formula degli eventi collaterali anche per Mondi Possibili. Concerti, visite guidate e attività per bambini, con il coinvolgimento delle scuole, ruoteranno attorno all’esposizione. 

Altra novità fresca di approvazione in Giunta comunale è l’estensione degli orari dei Musei civici, soprattutto nel fine settimana, per venire incontro alle esigenze del pubblico e durante manifestazioni di forte impatto come pordenonelegge, di prossima partenza.

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