A Casa Cavazzini i docenti e fotografi Antonello Frongia e Andrea Pertoldeo dialogheranno sul rapporto tra fotografia e piccoli luoghi, mentre al Castello di Udine sarà inaugurata “Sclavanie” la mostra fotografica di Davide Degano
Doppio appuntamento con la fotografia contemporanea ai Civici Musei di Udine, nel tardo pomeriggio di venerdì 6 ottobre. Alle 17, a Casa Cavazzini, Antonello Frongia, docente di Storia della Fotografia all’Università Roma Tre e Andrea Pertoldeo, fotografo e docente di fotografia all’Università Iuav di Venezia, saranno protagonisti del dialogo “Esercizi sui piccoli luoghi. Conversazione sulla fotografia contemporanea”.
Opera di precisione che richiede una grande sensibilità di sguardo, la fotografia porta oggi a una riflessione silenziosa sullo spazio, sulla luce, sui colori del giorno che passo dopo passo, stagione dopo stagione si trasformano, modificando la nostra percezione di tutto ciò che ci circonda. Riflettendo sulle potenzialità contemporanee delle immagini, Antonello Frongia e Andrea Pertoldeo dialogheranno sulla “gravitas” della fotografia nella modesta esistenza dei piccoli luoghi, ovvero di quei luoghi ai margini del mondo abitato, che sono alla base dall’esperienza visiva racchiusa nel volume “Il roseto. Esercizi sui piccoli luoghi” edito da Quodlibet nel 2022.
A seguire, alle 18.30, verrà inaugurata la mostra “Sclavanie” di Davide Degano, allestita nel Museo Friulano della Fotografia nelle stanze del Castello di Udine e aperta al pubblico fino all’11 febbraio 2024.
“Il progetto “Sclavanie” – ha ricordato l’Assessore Federico Pirone – prende il nome dal toponimo friulano usato per descrivere la cosiddetta “Slavia friulana”, la regione storica che si estende dalle valli del Torre e del Natisone fino alla Val Resia, al confine con la Slovenia, e ci ricorda che abbiamo la fortuna di vivere in un territorio unico in Europa, crocevia di passaggio tra lingue, culture e società, dove non è un caso se si parlano e vengono tutelate ben quattro lingue ufficiali quali appunto l’italiano, il friulano, lo sloveno e il tedesco. Il progetto “Sclavanie” ci ricorda che una terra di confine come questa, ancora una volta, è l’esempio di un’Europa capace di essere unita nelle diversità che noi abbiamo la responsabilità di preservare”, ha sottolieato Pirone.
“Sclavanie” per Davide Degano, che trae parte delle proprie origini proprio da questo territorio, è un progetto fotografico con uno sguardo etnografico, una ricerca che è anche un’indagine sulla memoria delle comunità che popolavano e popolano una terra che si sta sempre più svuotando, ma nella quale resistono tradizioni e cultura. La fotografia in questo contesto permette una lettura in prospettiva del presente: a partire dall’osservazione del paesaggio, dal rapporto della gente con la natura, dalla collettività legata alle tradizioni, Degano conduce a una riflessione su quale possa essere lo sviluppo di questo territorio, quali le sue opportunità e quali le minacce per il futuro. L’indagine sui temi dell’emigrazione e dello spopolamento dei borghi montani si lega alla riscoperta dei luoghi che permettono una buona qualità del vivere, a una nuova visione del rapporto con la natura e delle forme dell’abitare.
“Scalvanie” è una mostra etnografica e fotografica che parte da lontano e che qui a Udine arriva nella sua più completa finitura. Degano ha una formazione europea, si è laureato in Arti Visive e Design, con specializzazione in fotografia, presso l’Accademia delle Belle Arti (Royal Academy of Arts, KABK) dell’Aia, in Olanda, perciò indaga e riflette su argomenti contemporanei senza mai rinunciare al filtro della propria esperienza e delle proprie origini. Esplora infatti i temi dell’identità, della memoria, dei confini, dello spopolamento, della qualità della vita. La sua è una fotografia ad ampio respiro perché, registrando le tracce e i segni di ciò che rimane di quel territorio, consegna potenti messaggi e suggestioni di futuro mettendo in primo piano il rapporto dell’uomo con l’ambiente che lo circonda.
Sin dagli anni accademici, Degano ha partecipato a diverse mostre collettive e personali in territorio nazionale e internazionale. I suoi progetti sono stati pubblicati da piattaforme come Urbanautica, British Journal of Photography, ItsNiceThat, The Photographic Journal, Icon Magazine e Der Greif. Il suo lavoro è orientato alla narrazione di storie e progetti a medio e lungo termine dove il medium fotografico diventa strumento di esplorazione e riflessione sui problemi contemporanei legati alla sua esperienza personale. Esplora il concetto di “locale” nelle sue varie sfaccettature: personale, regionale e italiano. La sua metodologia d’indagine e di documentazione ha le caratteristiche di uno studio antropologico; utilizza ritratti, paesaggi, dettagli ambientali e materiale d’archivio per presentare la storia utilizzando un approccio interdisciplinare.