Cent’anni dalla Coscienza di Zeno e quel grave peso sulle nostre teste è ancora piu’ attuale.
Ce lo ricorda Alessandro Haber, in una suprema e a tratti ironica, rilettura della Coscienza di Zeno per la regia magistrale di Paolo Valerio.
Un anziano Zeno racconta di se’ da giovane, del dottor S che pretende un diario dell’esistenza del ragazzo Zeno, rivede la famiglia Malfenti, l’improvvido Guido e la bella Ada, rivede Augusta, moglie quasi per caso e i tradimenti di un uomo che non sa risolvere i conflitti anche se ora che è vecchio forse puo’ sciogliere nodi un tempo troppo intricati.
Il vecchio Zeno e il giovane Cosini sono sulla scena . Cosi tra Haber e Francesco Migliaccio (il giovane ) si apre quasi un dialogo al quale intervengono come in una memoria o in un’esperienza onirica anche gli altri personaggi di questo stupendo libro, una Divina Commedia del novecento a nostro modesto avviso.
Una delle scene più intense ci porta a quella considerazione sull’ordigno un tempo prolungamento del braccio e ora strumento di strage e cosi la nostra attualità angosciante batte alla porta del cuore di tutti coloro che al Giovanni da Udine hanno pensato contemporaneamente in quel minuto di soliloquio di Haber, alla stessa cosa.
Originale la vita, non brutta non bella non buona non cattiva, ma drammatica se pensi che dietro al braccio armato si cela il devastante raziocinio dell’uomo che con il suo occhio scruta l’esistenza.
L’interpretazione di Haber e del cast (Galazzi, Maranzana, Farulla, Fortunati) ci offre una regia di grande afflato lirico anche quando il balletto della vita scende sul palcoscenico con tratti eleganti .
La scena sullo sfondo ci offre in una sorta di rotondità che ricorda un occhio o una finestra, la bella Trieste con il suo mare e il suo cielo, con il soffio del suo vento innocente e complice .
E allora la mente di chi scrive va alla “mia ” città e a Silvano Del Missier, svevista e illustre docente all’Università di Trieste ( non dimenticate Del Missier vi prego…) ma il cuore stasera batte solo per la regia di Valerio che mette in scena un incontro di famiglia profondamente umano e anche doloroso, ma perche’ no,pure ironico, perche’ la Coscienza fa ridere e fa piangere , fa pensare e un po’ anche arrabbiare per quel braccio che potrebbe fare di meglio che stringere ordigni.
Magari vendere vernici per navi …o scrivere …come il nostro Italo che non si è soffermato alla sconfitta dei primi “Una vita” e “Senilità” e ha impugnato il suo ordigno positivo per andare oltre…e vincere
Vito Sutto