La fotografia, scattata dal fotografo Gianni Strizzolo e pubblicata domenica 5 novembre in prima pagina sul Messaggero Veneto, ritrae gli effetti della furia di vento e mare dei giorni scorsi sulla spiaggia di Lignano. Inquadra principalmente sia una porzione di mare di nuovo calmo e piatto dopo la mareggiata e la bora che ha soffiato a più di cento km orari, sia più una vasta prospettiva della spiaggia ricoperta di detriti in particolare pezzi di tronchi e rami staccati dagli alberi e trascinati dal mare in tempesta, sia l’orizzonte bordato di nuvole che offuscano la visione di terre più lontane.  Sono presenti anche pochi uomini risultanti molto piccoli nella fotografia, i quali camminano sulla costa per vedere da vicino che cosa abbia fatto la tempesta, molto piccoli rispetto alla natura che domina con tutta la sua potenza, nella fattispecie: distruttrice.

L’immagine, frutto di una sapiente inquadratura con grandangolo, rende immediatamente l’idea del disordine operato dagli elementi scatenati in burrasca. Questo alla prima occhiata di superficie relativa alla documentazione dell’evento concreto. Ma ad una seconda occhiata più in dettaglio e in profondità, si apre un altro scenario, quello riferibile allo sguardo dell’Homo symbolicus – chiarendo:per ciò che non coincidecon l’Homo religiosus di Eliade Mircea, storico rumeno delle religioni vissuto nel Novecento. In altri termini: emerge il lato profondo della percezione del mondo da parte dell’uomo, il lato simbolico appunto. Il dettaglio interessante, che appare all’ingrandimento in quanto ritratto in una prospettiva di primo piano, riguarda un ramo che ha assunto la forma di un arto inferiore, come di ossa decomposte, quasi mummificate come dal colore sul marrone che le connota, la postura è inginocchiata, sebbene ora scomposta rispetto alla posa tipica appoggiata lateralmente nelle inumazioni più arcaiche. Improvvisamente quindi si viene trasportati dai meccanismi cerebrali associativi propri dei cervelli muti, in spazi diversi da quelli consueti della vita, spazi che associano resti umani resi dal mare, come disse il grande poeta tedesco Friedrich Hölderlin negli indimenticabili versi: ‘Toglie però/E dà memoria il mare’, Es nehmet aber/Und gibt Gedächtnis die See (Andenken, Memoria, Trad. di Rita Mascialino). La pagina è cambiata radicalmente: si èinserita la parabola simbolica dell’esistere che termina con la cancellazione della vita che ha origine nel mare, ritorna ad esso e viene restituita ormai cessata in una ciclicità che non dà adito a speranze di impalpabili al di là frutto di fantasia. E si inserisce a consolazione del triste destino umano l’immenso giacimento di tesori fornito dall’imaginazione dell’arte nella sua semantica più profonda. 

Così la scelta del fotografo ha posto in primo piano proprio la possibile associazione con simbolizzazioni che superano il limite del tangibile per avventurarsi in orizzonti e spazi sconfinati, ben più ampi dei piccoli luoghi della quotidianità in cui l’uomo organizza e conduce la sua breve esistenza. La fotografia d’arte di Gianni Strizzolo, partendo dal concreto e quotidiano, ha stimolato i percorsi di Homo symbolicus alla base dell’esperienza della vita, i percorsi associativi e immaginifici più profondi della percezione, squisitamente dell’arte.

                                                                                                                         Rita Mascialino

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