di Rita Mascialino

Una caratteristica semanticamente molto connotativa del lessico tedesco, riscontrabile a tutto campo nella lingua e alla base della produzione dei neologismi tecnici e non tecnici, è la speciale articolazione dei concetti in termini composti ciascuno di più termini e relativi concetti. Tale peculiarità si inserisce in una visione il più possibile analitica del reale, in quanto le parole scompongono la percezione in alcune sue parti a loro volta spesso polisemiche come si può constatare qualora se ne rilevi  la spazialità dinamica (Mascialino 1997 e segg.). 

Prendiamo un paio di esempi per introdurre l’argomento, al cui maggiore chiarimento si aggiungeranno vari studi alternati ad altri temi del tedesco e di altre lingue, dunque: Augenblick, attimo in traduzione italiana – non ci occupiamo qui di tutte le possibili corrispondenze sinonimiche cosiddette che non interessano l’assunto. In italiano non sono visibili due parole, in tedesco sì: Auge-, occhio, dalla radice indoeuropea *ok, e –blick, sguardo, dall’antico alto tedesco blicchen-blicch nel significato originario di irradiare, splendere come accendersi, illuminarsi, ossia aufleuchten. Il significato attuale di blicken come guardare è derivato direttamente dal significato di strahlen, irradiare, inviare come raggio-strale, quindi rapidamente, come lo sguardo fosse anticamente considerato come un raggio, Strahl, inviato in linea retta dall’occhio, anche Pfeil, freccia, dardo, sugli oggetti, sugli esseri viventi, fenomeni in generale, eventi e simili. Si tratta di un’interpretazione di antica derivazione relativa all’attimo associato allo sguardo, capace di colpire rapidamente, di percepire velocemente. Tutti ricordiamo i versi del Metastasio, grecizzazione del vero cognome Trapassi: “(…) Non si trattien lo strale Quando dall’arco uscì (…)”, strale rapido che si riferisce tuttavia non agli occhi, allo sguardo, ma alla parola come già la voce in Orazio, intese queste come strali, raggi e dardi – diversità semantiche a livello linguistico tra le varie culture. 

Tornando al nostro esempio, nella citata parola composta vi è originariamente e semanticamente una componente interessante per come veniva inteso lo sguardo, Blick, in un passato ormai abbastanza lontano, ma ancora presente nell’eco che accompagna il sostantivo: quasi come il lancio – rapido – di un’arma, quasi gli occhi fossero due armi essi stessi, capaci di lanciare metaforici strali, frecce, dardi. Una nota in aggiunta: nel tedesco, quando si guarda qualcosa con il verbo blicken, si usa la preposizione auf , su con contatto, reggente l’accusativo, che indica il moto. Quale moto? Quello dei raggi che partono dagli occhi come strali, questo per ribadire che tale antica interpretazione vale anche oggi come si constata dalla morfologia, anche se nessuno o pochi se ne accorgono ormai. Ciò fornisce sul piano psicologico e logico una visione dell’uomo che guarda stando in guardia, si perdoni il bisticcio, per difendersi da attacchi di altri o di altro, e che mandi in avanscoperta i suoi occhi messaggeri per vedere – e colpire – eventuali nemici, in un’ottica psicologica senz’altro aggressiva come sta espressa nell’antica semantica del termine in questione. Come accennato, la lingua tedesca mostra grande attenzione verso la più esatta spazialità delle azioni, dei moti che ovunque possibile specificano in dettaglio le direzioni collegate, ciò che si riflette anche nei sostantivi all’occorrenza, ossia i moti hanno esplicitazione per il possibile – per altro la lingua tedesca è lingua dell’esplicitazione ad oltranza, tutto deve essere chiaro e chiarito, ciò che rende possibile e agevola la migliore organizzazione dell’esistere. Questo risulta particolarmente consono anche nelle azioni belliche: rapidità, precisione massima, analisi e sintesi, sempre nella velocità. I tedeschi sono esperti soprattutto nella tristemente famosa guerra lampo o BlitzkriegBlitz collegato anche all’antico alto tedesco blic, medio alto tedesco blik nel senso di raggio di luce, rapido come il lampo, lo strale e simili. 

Si può vedere in aggiunta come l’analisi sparsa a tutti i livelli nella lingua tedesca non ne riduca affatto il forte tasso di sintesi capace di evitare qualsiasi tasso, anche minimo, di perissologia del discorso – il tedesco non accoglie in sé il pleonasmo. Abbiamo visto come il sostantivo Augenblick, pur analiticamente composto, esprima una sintesi per altro molto significativa dell’azione del guardare rapidamente e quindi del significato di attimo – che nei termini corrispondenti italiani appunto non c’è –, come abbiamo visto l’unione di gettare lo sguardo come uno strale onde significare momento, attimo e simili sia qualcosa di molto più dinamico che l’italiano corrispondente, il quale prende in considerazione solo il tempo in generale, senza specificazioni visibili e collegamenti ad azioni come al contrario in Augenblick e soprattutto senza riferimenti a occhi e strali qualsiasi, ciò che apre scenari psicologici e logici diversi su cui ci soffermeremo in particolare a suo tempo, non in questo studio che riguarda un tratto del tedesco specificamente. Per finire, il termine Augenblick, scomposto nella sua semantica vicina e lontana, ci fa anche visualizzare l’attimo nel suo risvolto psicologico e logico concreto, nonché il tipo di uomo nell’azione rapida, dell’attimo, con lo sguardo capace di vedere immediatamente, dinamicamente.

Facciamo ancora un esempio, questa volta riferito ai verbi, spesso composti con particelle di vario significato che, tanto per cambiare, dettagliano i moti intrinseci all’azione concreta o astratta che sia e che, pur analitici in ampio grado, mostrano anche una sintesi molto compatta dell’azione stessa. Al proposito prendiamo in considerazione il verbo herbeipfeifen che in italiano ha bisogno di più parole adatte ad esprimere il medesimo concetto analitico e sintetico nel contempo. Vediamo come. Il prefisso di moto composto della particella di moto her, che indica avvicinamento a chi parli o comunque al soggetto dell’azione, esprime anche l’avverbio qui in moto di avvicinamento come nell’usuale sintagma komm her, vieni qua, e della preposizione bei che indica lo stato in luogo presso, vicino, sono due componenti apparentemente in contrasto, ossia un moto e uno stato assieme, ma: un moto per la direzione dell’azione e l’arresto del moto presso la persona nella fattispecie. Il verbo pfeifen significa fischiare, quindi: fischiare per fare avvicinare fino a fermarsi presso la persona che fischia, in italiano: chiamare fischiando o chiamare con un fischio, in ogni caso servono più parole per esprimere l’azione diluita in più parole staccate la forte sintesi – comprensiva di analisi piuttosto dettagliata – intrinseca all’unico termine tedesco, ribadendo, pur analitico ben più che l’italiano, ma anche esprimente una logica più stringata. Ciò rimanda alla connotazione psicologica sia di una notevole attenzione al dettaglio, sia di una notevole dinamicità propria della personalità del popolo tedesco, dinamicità che può corrispondere anche a una certa aggressività dell’azione, potenzialmente precisa e rapida nel contempo. Tale caratteristica, visibile tra l’altro nei sostantivi e nei verbi tedeschi e appunto sparsa ovunque nella lingua a vari anche molto complessi livelli espressivi, centra in pieno la personalità del popolo tedesco per come si rivela o appare sul piano linguistico, ciò che avremo modo di constatare ulteriormente in altre note di psicologia e logica dei popoli.                                                                                                            

                                                                                                                        Rita Mascialino

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