dall’inviato Vito Sutto

La montagna imponente ma sempre amica e mai minacciosa, accompagna il nostro percorso tra Rovereto e Trento. 

E da Rovereto cominciamo sulle tracce di Fortunato Depero, futurista della prima ora, interventista , ma soprattutto artista, creatività esplosiva, luminosa e di imponente bellezza cromatica, giocosa alla soglia dell’ironia. 

Casa Depero è accogliente e oltre a didascalie ricche ma sintetiche  in tre lingue, godiamo anche dell’appassionata accoglienza della signora Alma che ci spiega alcuni fatti relativi a questa casa, non donata ma offerta generosamente  all’artista dopo la seconda guerra mondiale. 

Nella prima stanza siamo accolti da alcuni  scritti , eco della stampa, testimonianze della sua attività.

Godibili anche i giocattoli, donati dagli eredi, dieci piccole sculture giocattolo.

La seconda sala ci porta a Depero che a New York  vive la citta affascinato dal suo slancio futurista ma allo stesso tempo impaurito per quei grattacieli svettanti sull’uomo che smarrito  sta per riconoscersi alienato tra ingranaggi ostili.

Terza sala tutta Rovereto, vive di spazi tutti compiuti dall’artista, con il ricordo di Rosetta, compagna di una vita. 

La quarta sala propone grandi tele e anche qui il colore svetta quasi prepotente tra oggetti domestici e mobili. 

In tutta la Casa i quadri di Depero ci portano nel suo mondo inventivo, dove la componente geometrica incastona i colori come diamanti, geometria e vivezza cromatica, sensibilità verso la lettura del messaggio pubblicitario….-come dimenticare la celebre Bottiglietta di Campari.

Rovereto città godibilissima, breve ma intensa, ci offre anche il suo potente MART nel quale splendido Palazzo  l’uomo senza qualità, fa venire in mente Musil e ci presenta invece la grande qualità e spessore culturale e civile di Gian Enzo Sperone, felicissimo collezionista che viene raccontato nella Galleria dei Ritratti con settantaquattro  di opere da  Adler e Maratti, Moldino , Boldini , Strozzi, Barison, con uno stupendo Andy Warhol, tra Rinascimento e giorni nostri.

Quasi in tribuna a guardarci  trentacinque busti di artisti dal 250 dopo Cristo ai nostri giorni (emozionante Vanitas player  2023 di Nicola Bolla).

La stanza delle incisioni possiede una sua forza particolare e ci fa pensare alla cifra tecnica degli artisti proposti, in una tensione che va oltre la suggestione che esercita il colore.

E qui non si può dimenticare la potenza di Giovanni Battista Piranesi (settecento) con i suoi scheletri grotteschi e le geniali intuizioni di Albrecht Durer.

E poi tante e potenti opere, in una scelta precisa e mirata dei curatori di questo affascinante museo dell’arte che nessuno dei nostri amici artisti, creativi , magari coloro che non saranno mai inseriti in un percorso museale, comunque non possono dimenticare.

Presidente e attentissimo curatore… Vittorio Sgarbi, uno storico che sa porre sempre la giusta luce ad ogni oggetto, scultura, quadro, da lui illuminato.

Anche qui didascalie e fogli esplicativi sintetici e sufficienti, nulla di libresco o intellettualistico, niente di semplicistico ne’ banale ma rifuggendo quel linguaggio specialistico da addetti ai lavori che talvolta allontana una parte del pubblico. E anche qui vediamo la raffinata filosofia di  Vittorio Sgarbi, che con linguaggi incisivi sa parlare a tutte le generazioni e a tutte le fasce culturali.

Rovereto, un piccolo grande mondo nella dolcezza di un paesaggio che si affaccia verso montagne scultoree potenti.

Tutti a Trento, Castello del Buon Consiglio

Carico di memorie di  una storia che attraversa il medioevo, si affaccia al Rinascimento e si compie nella pienezza di un ottocento austriaco, filoasburgico, da un lato, irredentista dall’altro, il Castello è un prezioso Museo che raccoglie opere d’arte di valore inestimabile.

Accompagnando il visitatore dall’età  pre romana a quella classica,lasciando vivere le emozioni di un Medio evo carico di suggestioni, il Castello ci porta anche nella pagine della complessa storia che avviluppa Riforma e Controriforma.

Baluardo difensivo  di molte generazioni di nobili, luogo di feste e di incontri pubblici e istituzionali in ogni tempo, il Castello trentino  ci offre una quadreria infinita di grande valore laddove il visitatore quasi instancabilmente e rabdomantico, va in giro e guarda compiacendosi della creatività di questa nostra Europa che ci riserva ancora mille sorprese. Mai un momento di stanchezza, data la tensione che esercita su di noi la visione…tra le feritoie e oltre le finestre il nostro sguardo accarezza una citta delicata, viva, gaia e pensosa.  

La nostra sensibilità di lettori dell’arte tra seicento e settecento ci porta tra pregevoli immagini di racconti biblici vetero e neo testamentari, ma anche alle supreme pagine dell’arte he richiama la mitologia e, data la nostra inclinazione professionale per la storia, alla vicenda di Cesare Battisti, al quale una sezione del Castello richiama, anche dato che il celebre irredentista li’ fu giustiziato nel corso della prima guerra mondiale nel 1916.

Ma c’è una torre dalla quale non avremmo mai voluto uscire,la Torre dell’Aquila, con affreschi gentili e che nel loro elegante realismo raccontano con molti particolari la storia di un anno di lavoro e di nobiltà trentina. E cosi sulla superficie superiore della Torre scorrono i racconti affrescati dei mesi dell’anno che parlano di lavoro duro per i contadini , di scene di caccia e di amore, queste ultime attività invece riservate ai nobili. Il taglio segnico e il colore ci rimanda al Rinascimento e ad una mano matura , ma delicata e sapiente.

Un’audioguida di rara intelligenza racconta tutto con una proprietà di linguaggio e una compiutezza  didattica che rende attenti giovanissimi e adulti, tutti incantati dal narratore che non esagera mai nei toni ma fa vedere la potenza espressiva di un disegno che annulla la distanza tra quel tempo storico e il nostro. 

Anche al Castello del Buon Consiglio i nostri lettori non possono mancare. Buona gita in Trentino.

Due giorni, Rovereto Trento, li suggeriamo in quest’ordine. Poco piu’ di trecento chilometri dal Friuli.

Buon viaggio 

Vito Sutto

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