Il complesso di Sant’Agostino a Corleone

C’è, nel centro antico di Corleone, un complesso monumentale che nel tempo ha dato il nome all’intera zona: Sant’Agostino. E’ il grande complesso dei frati realizzato a partire dalla prima metà del Trecento, che conserva una delle chiese più importanti e antiche del paese.

Gli agostiniani erano presenti da un migliaio d’anni a Corleone. Ma all’inizio avevano un convento fuori mano, in campagna, nella contrada Nocille. Per i loro affari più pressanti avevano però in paese una base d’appoggio. Si erano sistemati nell’antica chiesa di San Leonardo, in estrema periferia anche questa, ma a pochi minuti di cavallo dalla principale porta delle Buccerie. Attorno alla chiesa avevano organizzato un piccolo convento, di cui restano oggi le tracce nelle case limitrofe.

Dentro le mura si erano ritirati definitivamente intorno al 1330. All’inizio fu solo la chiesa e un piccolo convento e ci vollero trecento anni perché raggiungesse le dimensioni di oggi. Fu infatti nel 1625 che i frati acquistarono l’antica chiesa di San Leoluca, che dovrebbe essere stata la casa del patrono, all’altezza della cappella della Madonna del Soccorso, per unificare il complesso che adesso assumeva dimensioni considerevoli.

In questo periodo la chiesa si arricchisce di alcune importanti opere, come i due portali interni in marmo intarsiato, la grande tela dedicata alla famiglia agostiniana, che oggi inquadra l’altare maggiore, ed altre tele che illustrano i martiri di san Bartolomeo, dei santi Innocenti e di sant’Agata.

Ma il fiore all’occhiello del complesso agostiniano è il “coretto” attiguo alla chiesa, l’ex oratorio della Confraternita della Cintura, da poco tornato in uso della compagnia bianca del Soccorso. E’ una sala splendidamente affrescata e poi restaurata, a metà del Settecento, dal pittore corleonese don Santo Governali.

Fu il rettore don Calogero Giovinco, incatenatosi al portone, a salvarlo negli anni Ottanta del Novecento dalle ruspe già pronte, cui era stato destinato da amministratori ignoranti. Oggi questo ortatorio, chiamato “Coretto”, è considerato – naturalmente con le debite proporzioni – la Cappella Sistina di Corleone. Lungo i muri corrono le panche dei confrati, che recano sulle spalliere le immagini degli apostoli e sull’altare maggiore risplende una bella statua dorata della Madonna del Soccorso. Nel paliotto dell’altare una bella figura della “Fuga in Egitto”.

L’Oratorio fu realizzato dai confrati della Cintura, nata nel Cinquecento. Successivamente, un gruppo di laici aveva chiesto ai rettori della chiesa di far rivivere quell’esperienza da dedicare alla Madonna del Soccorso. Chiedevano asilo, una tomba per seppellire i morti e un oratorio. Ebbero via libera su tutto e gli fu dato il patronato su un saloncino attiguo alla chiesa come oratorio con l’obbligo di abbellirlo. Cosa che fecero con grande gusto e maestria e completarono con la statua della loro patrona.

Questa dorata è una delle tre madonne del Soccorso esistenti in paese, accanto a quella gaginiana, in marmo, della chiesa madre, e a una seconda conservata sempre a Sant’Agostino, nel primo altare di sinistra. E’ una statua particolare, “double face”, perché prima della realizzazione della statua di Antonio Barcellona, era chiamata ad interpretare anche il ruolo dell’Immacolata: tolti il bambino e la mazza amovibili, si potevano ruotare le braccia fino a farle incrociare sul petto. Ci sono poi due statue di San Giuseppe – la vecchia e la nuova – due statuette dorate di Sant’Agostino e Santa Monica, Santa Rita e un imponente Cristo in croce.

La storia culturale del paese è in grande debito con questa struttura. Per la fame di immobili, quando i frati erano andati via, il grande chiostro era stato chiuso da muri e le aree interne erano state divise: una aveva ospitato per cent’anni il glorioso ginnasio e liceo Baccelli; l’altra l’importante biblioteca cittadina, semisconosciuta ma importantissima, che custodisce numerosi, importanti incunaboli, qualcuno recentemente restaurato. E ancora, uno dei piani superiori del complesso aveva ospitato per decenni la scuola media, dalle cui aule erano passate migliaia di ragazzi.

Fino a quando recentemente non si erano trovati altri spazi e i quattrini per restaurare il grande complesso monumentale, restituito adesso da qualche decennio sempre alla cultura corleonese, con il compito di ospitare convegni e mostre.

Anselmo Nonuccio

Fotografie: Mario Cuccia

Altare maggiore particolare
Cascata delle Due Rocche
Chiesa del Monastero del SS Salvatore
Chiostro Sant'Agostino
Chiostro Sant’Agostino
Coretto della Chiesa di Sant'Agostino
Coretto della Chiesa di Sant’Agostino
Coretto: particolare
Coretto: particolare

Palmanova

La Fortezza di Palma Nova sorge per volontà della Repubblica di Venezia nel 1593 per difendere i suoi confini orientali dalle mire espansionistiche territoriali dei Turchi. Il progetto, steso dall’architetto Giulio Savorgnan, è un capolavoro di ingegneria militare, e si avvalse dell’aiuto di architetti attivi nell’Ufficio Fortificazioni di Venezia, basandosi essenzialmente sulla gittata delle armi del tempo e raffigura una pianta a stella a nove punte.

La chiesa del Santissimo Redentore a Palmanova

L’ALTARE DELLE MILIZIE

L’opera fu eseguita nel 1641 da Alessandro Varotari detto il Padovanino.

A ridosso delle pareti laterali del duomo, già in epoca veneziana, furono costruiti quattro altari.

Particolare rilievo assume l’altare collocato ai piedi della gradinata, vicino alla porta della sacrestia, denominato Altare delle Milizie. Fu edificato nel 1640 per volere del Provveditore Generale.

Pala del Santissimo Redentore

Palmanova la città fortezza con stella a nove punte

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