Gianni Strizzolo e la Fotografia d’Arte ‘2023-2500’

di Rita Mascialino

L’opera fotografica di Gianni Strizzolo dal titolo 2023-2500 (50×50 cm, stampa su tela) fa parte della Cinquantesima Mostra Collettiva di Natale 50INSIEMEx50. Inaugurata sabato 2 dicembre 2023 alle ore 18:30 e aperta al pubblico fino a sabato 13 gennaio 2024 presso lo spazio espositivo della celebre Galleria d’Arte La Loggia, Piazza della Libertà, Udine, è stata organizzata in occasione del Cinquantesimo Anniversario della presenza della Galleria nella cultura friulana.

Gianni Strizzolo, fotografo in Udine e presso Messaggero Veneto, fotografo d’arte con propria Galleria PHOTOLIFEART e reporter, Direttore Responsabile del quotidiano online www.udinese-life.it, è artista pluripremiato per le sue fotografie d’arte. Appassionato di arte fotografica, grazie alle sue numerosissime specializzazioni nelle più varie competenze per le tecnologie più sofisticate è in grado di esprimere il più profondamente la sua complessa e fine creatività artistica connotata precipuamente, oltre che dalla perfezione delle immagini, da penetrante taglio simbolico.

Nella fotografia d’arte 2023-2500 sono presenti quattro riquadri, ciascuno con un’immagine, i quali formano un percorso estetico suggestivo e di importante semantica, ambito questo in cui si pone la recensione.

Nella parte inferiore a destra guardando l’opera sta lo scorcio fotografico di un piccolo gruppo di donne italiane e straniere con cartelli contro la violenza maschile sulla donna. Esse escono dalla storica Porta Aquileia a Udine, risalente circa alla metà del XIV secolo e via via ristrutturata nel tempo, Porta che funge da ingresso in e uscita da Via Aquileia. È un’immagine notturna riferibile alle dimostrazioni contro la violenza sulla donna, dimostrazioni scatenate in massa in Italia dall’assassinio di Giulia Cecchettin da parte dell’ex fidanzato. Le donne attraversano la Porta uscendo dall’oscurità più completa, metafora del buio relativo a una triste prospettiva del loro passato esistenziale che si percepisce alle loro spalle mentre ricevono un po’ di luce su di sé. Non si tratta ancora del sole splendente, si è sempre di notte, ma comunque c’è una luce: possono dunque avere un’identità in questa luce notturna, possono mostrare il volto, come uscissero dal manto nero che nei millenni trascorsi copriva e ancora oggi in qualche luogo copre il loro viso, come se la donna non avesse avuto né abbia ancora ovunque diritto all’identità. Una fotografia di forte impatto simbolico ed emozionale, che mostra donne le quali armate dei loro innocui e bianchi cartelli affermano di non voler più essere umiliate, maltrattate, picchiate e uccise da maschi che si ritengono loro padroni. Donne che nella sapiente estetica di Gianni Strizzolo non possono evitare di suscitare negli animi anche un senso di commozione: si vede un solo uomo che le accompagna, quasi del tutto sole quindi, di notte, con le loro speranze in un futuro migliore. Domina la scena, non esente da cupezza come richiesto dall’argomento, la vecchia e severa, massiccia Porta Aquileia, nella fotografia di Ganni Strizzolo imponente metafora, come anticipato più sopra, della, per altro ancora timida, uscita della donna da epoche per lei nere e dell’affacciarsi in tempi che iniziano ad essere nuovi, diversi.  

Accanto, per la fotografia a sinistra, il fotografo ha scelto un binario che si snoda in un paesaggio  di periferia con il sole tramontante, immagine per la quale ha utilizzato significativamente il filtro del bianco e nero, non il colore. Le rotaie vanno verso l’orizzonte, verso la fine del giorno, il grigio predomina nella scarsa luce, poca vita emerge dall’immagine, che evoca un senso di solitudine e tristezza, come se le speranze degli umani andassero incontro alla notte, non al sorgere radioso del sole. Una notte non tenebrosa come quella alle spalle delle donne, ma comunque niente di splendente.

Nel riquadro superiore a sinistra il paesaggio cambia totalmente – in superficie. Si vede in primo piano un dettaglio luminoso, relativo a un fiore, un giacinto lilla, su cui una graziosa ape bottinatrice compie il suo lavoro tanto essenziale per l’esistenza dell’umanità oltre che per il suo alveare. Nell’ultima parte a destra dell’intero gruppo fotografico, lo spazio è quasi vuoto, il fiore si vede per pochi petali e anche l’ape è visibile solo parzialmente. Spicca nelle due diverse dimensioni riservate al medesimo soggetto la nota ecologica, a evidenziare iconicamente come fiori e api siano in pericolo di estinzione o in ogni caso vadano scemando nella natura. 

Un cambio del tutto diverso di soggetto? Assolutamente no, il nuovo soggetto è in perfetta coerenza e armonia con i messaggi presenti nei due riquadri inferiori, come l’analisi della sintesi più profonda del pezzo rivela. Dalla manifestazione notturna di poche donne secondo lo scorcio rappresentato da Gianni Strizzolo, uscenti appena appena dal buio fitto, si passa al binario privo di qualsiasi treno, privo di persone quindi, un binario metaforicamente morto che va all’orizzonte dove il sole sta calando, quasi le persone siano scomparse e siano restate solo le opere che parlavano di azioni, di vita. Quindi in alto il fiore e l’ape che vanno scomparendo nell’ultimo riquadro, inferiormente  donne – gli unici umani nella fotografia assieme all’unico uomo che si intravede –, le quali iniziano il loro cammino verso la libertà e il coraggio dell’identità, mentre binari vuoti conducono verso un grigio sole morente, simbolo di un’epoca che apparentemente tramonta.  In questa sintesi più profonda l’azione della donna si rivela ardua e solitaria, in un ambiente messo a rischio dalla volontà di potere, così come la loro stessa vita. Tuttavia tali donne rappresentano nella magnifica e significativa Fotografia d’Arte 2023-2500di Gianni Strizzolo– per come emerge nell’immagine –l’unica speranza di rinascita, quasi questa possa iniziare con esse che cercano di uscire dall’oscurità, mentre i binari ci stanno andando. Una speranza di rinascita rappresentata, nella fotografia, dal femminile non violento, ma per la vita, una vita migliore in armonia con la natura, simboleggiata dalla collodiana ape operosa che continua a fare il suo lavoro anch’essa per la vita come la donna, sebbene attaccata violentemente e irresponsabilmente da un ambiente diventato ostile per la sua sopravvivenza.

A conclusione, rimarchiamo che l’unico movimento verso la luce per quanto flebile è quello che connota le donne che escono dal buio più fitto, mentre gli altri moti si dirigono verso l’oscurità. 

Il titolo stesso 2023-2500 forma una parabola che si estende in secoli distanti, epoca che incombe sull’umanità se continuerà  a sfruttare la natura fino a farla soccombere, con la speranza che una salvezza possa venire da una armoniosa quanto implicita collaborazione tra i sessi, come indicato dalla donna della fotografia d’arte 2023-2500 di Gianni Strizzolo.

                                                                                                                           Rita Mascialino

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