In un’epoca in cui la tecnologia più avanzata fino all’Intelligenza Artificiale, l’umanità rischia di andare verso un sempre maggiore isolamento che è già iniziato nella nostra epoca digitale con i telefonini e internet. Sembra non esserci via di uscita verso un impoverimento umano sempre esteso. Ma credo che la via di uscita ci sia e consiste in un ritorno alla centralità della parola nella vita degli individui. Sembra facile, ma non lo è del tutto perché indietro nel tempo non si può andare senza cadere nella arretratezza. La parola quindi intesa come antidoto alla AI senza alcuna arretratezza ma anzi come un arricchimento rispetto anche al passato, dove era unica signora della cultura, può essere la più grande difesa verso l’impoverimento umano e intellettivo che si sta impossessando dei giovani.
Una parola libera, ma non solo adatta ad essere sparata contro qualcuno o qualcosa, come spesso accade attualmente in una forma inadeguata della libertà di parola, ma una parola libera e ragionata, discussa, i giovani si devono nuovamente impossessare della logica della capacità approfondita del ragionamento che ha bisogno del dialogo come ci ha insegnato il grande filosofo greco Socrate.
Ciò si può realizzare soprattutto iniziando dalla scuola dove si deve privilegiare il ragionamento in luogo dello sterile nozionismo.
E al centro del ragionamento sta la parola parlata.