di Rita Mascialino Prima di occuparci di alcuni risvolti semantici dell’assunto a monte di questo studio rimando al fatto che l’inglese, come tutte le lingue indoeuropee appartenenti al ceppo germanico, non conosce il gerundio, ma solo il participio presente – al proposito l’indoeuropeo stesso per come è ricostruito attraverso testi e comparazioni con le lingue che condividono tratti comuni derivati da un supposto ceppo unico o protoindoeuropeo, non ha prodotto il gerundio, bensì il participio presente che si trova appunto in tutte le lingue cosiddette indoeuropee. In ogni caso, il participio presente copre in inglese anche le funzioni proprie del gerundio e dell’infinito volendo andare a differenziare funzioni che sono rappresentate in ogni caso sempre da una unica forma, quella del participio presente o forma in -ing. Lasceremo qui pertanto stare le differenziazioni in seno all’uso del participio presente inglese e cercheremo di chiarire che cosa realmente rappresenti tale forma verbale che si mantiene unica con unico significato verbale, quello del participio presente, per cui appare una forzatura volere fare distinzioni che nella forma non ci sono. Quanto al gerundio, esso è una produzione originale e specifica dell’antico latino nella sua evoluzione diretta nel latino classico e nell’italiano, semplificando: dal latino all’italiano. Sintetizzando per sommi capi: il participio presente o aggettivo verbale qualifica un processo relativo a un’azione in corso di svolgimento, giocatore perdente, qualifica come aggettivo attributivo il nome e l’azione stessa, mentre il participio passato designa il risultato di un’azione, denaro perduto. Il gerundio – lasciando qui stare il gerundivo da cui pare (Risch 1984: Berlin NewYork: de Gruyter) si sia andato formando il gerundio e che non riguarda questo studio – esprime pure azioni in corso di attuazione nei casi mancanti dell’infinito, il genitivo, l’accusativo, l’ablativo – il dativo, presente nell’antico latino, è andato scomparendo già nel latino classico. Il gerundio esprime diverse modalità dell’azione: strumentale, causale, temporale, condizionale e così via. Veniamo adesso al tema specifico che interessa questi appunti. Nella lingua inglese il participio presente, la forma verbale cosiddetta in -ing per comodità di identificazione, sta al centro del modo di intendere la vita entro tale cultura linguistica, ossia: costituisce il fulcro della personalità del popolo di lingua madre inglese. Il participio presente, unito al verbo essere, to be e sua coniugazione, rende la forma verbale progressiva o continua, ossia esprime un’azione in corso di svolgimento in tutti i tempi e modi verbali, in diatesi attiva e passiva, invadendo per così dire l’azione a tutto campo e non restando limitato, quanto a formazione della coniugazione, a qualche tempo. Il participio presente si usa in inglese anche in non poche altre forme che niente hanno a che vedere con il corrispondente italiano, per fare un solo esempio: Thank you for remembering me, Grazie per esserti ricordato di me, Grazie per avermi ricordato, in inglese: Grazie per ricordante me, molto diverso come modo di intendere l’azione e senz’altro più dinamico, arditamente dinamico, è come un attacco vicino e diretto – gradito nella fattispecie – alla persona ricordata, manca ogni forma intermedia, diventa un participio presente. Comunque: in italiano si rende la forma progressiva inglese con il gerundio, facendo corrispondere, in apparenza, le due forme, tuttavia in realtà non c’è una vera e propria corrispondenza. Di fatto, se noi traduciamo, per capire come stiano le cose nelle due lingue, la forma in -ing per quello che è, si hanno due forme della mente molto diverse, ossia questa forma che percorre tutta la lingua inglese – e ovviamente l’americano – mostra esplicitamente il suo volto: He is eating, viene ridato in italiano o con il semplice presente Egli mangia – non essendo obbligatorio l’uso della forma progressiva – o Egli sta mangiando, mentre in inglese la forma significa solo Egli è mangiante, non esistendo in tale lingua il gerundio, come più sopra esclusiva produzione del latino passata direttamente nell’italiano. Nella riproduzione della forma progressiva inglese l’italiano pone dunque il gerundio in luogo del participio presente e il verbo stare in luogo del verbo essere, to be, dell’inglese. In questo modo si ha di fronte un popolo, quello inglese, che appare magari con qualche stranezza, ma che assomiglia comunque all’italiano, che invece non può essere più diverso. Nell’essere mangiante prevale l’azione al punto che l’individuo che compie la stessa quasi viene assorbito in essa, quasi trasformato dinamicissimamente nell’azione stessa, ossia l’individuo diviene per così dire l’azione. James was running, in italiano Giacomo correva, Giacomo stava correndo, nell’italiano corrispondente all’inglese Giacomo era corrente. Chiarendo ancora: in che modalità si trovava Giacomo? Quella della corsa, era corrente, forma espressiva che enfatizza l’azione, non il soggetto che certo non sparisce, ma sta in secondo piano rispetto all’azione che sta compiendo. Inoltre in italiano, come più sopra, c’è il verbo stare che in sé esprime ed enfatizza la stasi. Continuando con alcuni esempi: Domani a quest’ora partirò, obbligo di forma progressiva in inglese: Domani a quest’ora sarò partente, At this time tomorrow I will be leaving, dove è in primo piano semanticamente l’azione del partire nella sua dinamicità. Per altro vediamo come il futuro, che in inglese non c’è come coniugazione a sé stante, esiste, almeno per ora, solo come presente, ossia tutti i futuri in inglese sono dati da uno o l’altro tipo di presente, nella fattispecie con il modale will, voglio: Domani voglio essere partente per Domani partirò, ciò che di nuovo enfatizza l’azione come volontà di agire, più debole in un futuro a coniugazione propria. Eventualmente in italiano: Domani a quest’ora starò partendo, possibile, ma piuttosto raramente in uso. In ogni caso l’accoppiamento del verbo stare con il gerundio come nella forma progressiva italiana corrisponde logicamente parlando ad un’unione impossibile: quella della totale stasi con un moto in corso di svolgimento. Dal punto di vista logico tale contrasto tra stasi e moto è identificabile come una contraddizione in termini, di cui per altro nessuno si accorge tanta è l’assuefazione in generale alle contraddizioni logiche nella lingua italiana. Dal punto di vista psicologico la citata contraddizione sul piano logico tra stasi e moto riflette un modo di pensare altrettanto tipico nel popolo italiano, la difficoltà ad abbandonare la stasi, ossia l’ancoraggio più tenace alla stasi piuttosto che alla dinamicità. Da un lato si ha la conservazione più forte espressa dalla presenza del verbo stare, immobili quindi, dall’altro la presenza del moto in un’unione dove pare che il verbo stare tenga quasi alla catena e comunque senz’altro rallenti, per il possibile, i moti, l’azione. Già Varrone citava un antico proverbio latino molto significativo per la personalità del popolo romano, oggi italiano: Romanus sedendo vincit (Varrone 37 a.C.: De re rustica), Il romano vince stando seduto, ossia senza agire dinamicamente. Sedendo è un gerundio, quindi indica un’azione in corso di svolgimento, ma l’azione espressa da tale gerundio è quella dello stare fermo, seduto addirittura, in altri termini: il gerundio, sedendo, mette l’azione progressiva, che pure rappresenta, nella stasi più completa, lo stare appunto seduti, così che l’azione del vincere in sé viene proprio dal significato del verbo in gerundio doppiamente neutralizzata, vanificata: l’azione in corso di svolgimento è quella relativa alla stasi, alla scelta di non agire, allo stare seduti, ciò in un capolavoro di ironia piuttosto corrosiva. Questa tendenza insita nella latinità, dalle origini antichissime, può implicare e di fatto implica nella fattispecie la presenza suppletiva di strategie anche molto astute utilizzate per ottenere le mete con il minimo sforzo ove possibile, ma qualifica più profondamente, secondo la semantica intrinseca alla morfologia divenuta uso comune non abbandonato, il genio latino-italiano: lo stare fermi che prevale, ovunque possibile, sull’azione, la stasi in luogo dell’azione qualora questa si possa evitare. Da sottolineare: come accennato, la lingua italiana non è obbligata a usare la forma progressiva in luogo della quale adopera a piacimento i tempi cosiddetti abituali senza alcuna differenziazione dall’azione in corso di espletamento, ciò che di nuovo e di più mette in secondo piano lo svolgersi dell’azione, cui ci si può riferire in ogni caso come a qualcosa di consueto, ossia fuori da ogni novità, come in una eco dell’ossequio alla tradizione, mentre in inglese si ha, come accennato, l’enfatizzazione di una dinamicità ad oltranza, ossia al contrario gli inglesi differenziano ovunque la forma abituale, consueta, da quella progressiva, in corso, in quanto protesi ovunque possibile al nuovo, in un’interpretazione dell’esistere come avventura verso la conquista del nuovo. Ciò non significa certo che tutti gli inglesi o tutti gli americani non siano anche conservatori o altro di diverso, significa solo che negli usi e costumi linguistici, morfologici e sintattici oltre che lessicali, troneggi imponente la tendenza all’azione, al dinamismo, al nuovo, all’esplorazione dell’ignoto con i rischi derivanti, la quale tanto spazio ha ad esempio nell’immaginazione di Edgar Allan Poe per citare un poeta e narratore emblema della personalità anglo-americana sul quale qui non ci soffermiamo, ma solo rimandando l’approfondimento linguistico ad altro studio. Nell’inglese non domina dunque la propensione alla stasi, al vecchio, che troneggia al contrario ben strutturata, come vedremo in altri studi specifici, ovunque possibile nella lingua italiana, certo anche qui non sempre e non in tutti gli individui, ma senz’altro a livello degli usi e costumi appunto linguistici instaurati e più comuni da secoli, anche da millenni partendo dal latino antico come nel proverbio citato da Varrone valido per una tendenza insita negli usi e costumi linguistici, nei corrispondenti usi mentali psicologici e logici, nella personalità di base dei parlanti questa lingua. Certo, sull’uso del participio presente e del gerundio nella forma progressiva e in altri contesti espressivi in inglese e in italiano c’è moltissimo da dire, un mondo infinito da indagare dal punto di vista della semantica con agganci ad altri ambiti artistici e scientifici, in generale comportamentali, si è qui voluto dare solo qualche dettaglio fondamentale, ma ci torneremo sopra più avanti, dopo aver dato lo spazio a diversi dettagli logici e psicologici della semantica di altre lingue. Rita Mascialino |
APPUNTI PER UNA SEMANTICA DEL PARTICIPIO PRESENTE NELLA LINGUA INGLESE
Dicembre 18, 2023 0 Comments
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