L’amministrazione di Udine già lavora per contrastare la discriminazione e favorire l’integrazione a partire dal basso, in particolare in collaborazione con le associazioni sportive. Presto infatti sarà varata una mappatura per l’accesso all’attività giovanile dei più piccoli. Sul tema, diventato di grande attualità dopo i fatti di Udinese – Milan, interviene l’Assessora allo Sport Chiara Dazzan:
“Come amministrazione lavoriamo per diffondere i valori dell’inclusione e dell’integrazione non solo tra i più giovani, ma anche tra chi si occupa della loro educazione. I nostri bandi per i contributi economici destinati alle attività sportive premiano già chi mette in campo azioni che abbiano anche valore inclusivo e antidiscriminatorio. Inoltre abbiamo da tempo iniziato a progettare un percorso formativo socio-pedagogico dedicato ai tecnici dei settori giovanili delle associazioni sportive del territorio, chiamati a stabilire una relazione educativa sana con i ragazzi e le ragazze. Come adulti di riferimento i tecnici hanno un ruolo fondamentale e privilegiato: è attraverso i loro insegnamenti, all’interno di un contesto in cui i giovani sono altamente motivati, che infatti passa la costruzione di una società più equa e giusta. Questa iniziativa sarà conseguenza di una mappatura delle possibilità di accesso allo sport, da parte dei giovani fra i 5 e 17 anni della nostra città, che stiamo realizzando con Officine Giovani e Università. Il lavoro per dare i giusti valori ad una comunità parte dal basso e dai nostri ragazzi e ragazze”.
“Tornando ai fatti di sabato sera” continua Dazzan “mi unisco alla fiera voce collettiva che si è alzata da parte della gente di Udine e del Friuli: non siamo razzisti e non lo è lo stadio della nostra città, le generalizzazioni sono sbagliate, perché fortunatamente quello che è accaduto, un’esecrabile interpretazione di ciò che è tifo, è stato opera di pochi ignoranti. Allo stesso tempo, il gesto eclatante di Maignan, con cui sono d’accordo e solidarizzo totalmente, ci dà l’occasione e lo spunto per fare finalmente una profonda riflessione sul funzionamento e sulle dinamiche del sistema socio-culturale di cui facciamo parte e di cui gli stadi sono solo una delle rappresentazioni. Ognuno di noi dovrebbe ora raccogliere il messaggio del portiere milanista e cominciare a fare la propria parte, con consapevolezza e responsabilità, in ogni circostanza quotidiana. Esercitare costantemente un ruolo di esempio e di educazione reciproca, condividere i comportamenti corretti e virtuosi e stigmatizzare quelli immorali all’interno della propria comunità, della propria famiglia, delle proprie cerchie di amici, dei contesti di lavoro ecc. è la strada più potente che vedo, se vogliamo realmente creare una sana coscienza collettiva. Ed è anche l’unica possibilità che abbiamo di tornare a godere tutte e tutti indistintamente di ciò che avviene in luoghi come stadi e palazzetti, sedi di meravigliosi eventi sportivi”.