L’osservatorio di Cibis: Mai vista prima un’ Udinese così fragile. Fa paura pure il Monza uscito dalla crisi

Udinese formazione tipo

Ho fatto un sogno qualche settimana addietro, un sogno tutto in bianco e nero, senza traccia di colore. Mi ha rovinato la nottata e la scia si è protratta per qualche giorno anche a occhi aperti riempiendomi di cupezza. Il sogno, dunque, o piuttosto un incubo: la Juventus vinceva il campionato fregando l’Inter, l’Udinese finiva in serie B!

Della questione tricolore non m’importava né m’interessa granchè, al resto mi sono ribellato: non può accadere, l’Udinese non può finire in cadetteria tanto meno nell’annata che la traghetta al trentesimo campionato consecutivo in serie A. Un atto di fede, un attestato di fiducia, alla fine un rifiuto istintivo più che razionale.

SENTENZA PERICOLOSA – La razionalità, invece, ha richiesto prepotentemente di entrare in scena trascinata dagli ultimi eventi. La settimana bestiale di cui parlavo sette giorni fa è raddoppiata, se n’è aperta un’altra farcita di fatti negativi, primo dei quali la sentenza del giudice sportivo che ha disposto la prossima partita a porte chiuse per la stupidità di cinque balordi che hanno dato dello scimmione al portiere milanista Maignan.

Se resterà tale (ma ci sono fondati motivi perché la Corte federale accolga il ricorso e attenui la pena), la sentenza farà giurisprudenza e allora salterà fuori un caos mai visto. Provate a immaginare: in uno stadio qualsiasi, com’è già accaduto del resto, si alzano i “buuu” razzisti all’indirizzo mettiamo dell’Udinese, una delle squadre più multietniche della serie A. Ebbene: Ebosele, Ehizibue, Kamara, Success… la prendono male al punto da abbandonare il campo, interrompendo la partita proprio come ha fatto Maignan. Se tanto mi dà tanto, il giudice sportivo dovrebbe allora comportarsi allo stesso modo, con tutto ciò che seguirebbe, ossia 2-3 partite alla settimana in stadi vuoti. Per non sommare ingiustizia a ingiustizia bisogna battere altre strade per arrivare a educazione e rispetto sui campi, in particolare calcando la mano sulle responsabilità individuali, come del resto ha fatto l’Udinese annunciando il Daspo perenne per i denigratori di Maignan. Vedremo se la Corte d’appello ne terrà conto, attenuando gli estremi della sentenza di primo grado. Noi ci contiamo.

COSI’ NON VA – Al capolinea della seconda settimana bestiale, nel primo anticipo del sabato arriva un’altra scampanellata (o martellata) a tenere sveglia la razionalità. L’Udinese vista a Bergamo è una squadra ad alto rischio. Espressione forte, forse troppo forte, epperò intonata alla debolezza che i bianconeri hanno palesato contro un’Atalanta da Champions.

Aveva di fronte una montagna bella alta, l’Udinese ha provato a scalarla, o quantomeno a non precipitare. Beccato il primo gol, ha avuto due buone occasioni per rimettersi in piedi, capitate ahinoi sul piedone di Ebosele che ha centrato Carnesecchi, e sullo scarpino certamente più educato di Lovric che però nell’occasione ha tremato non inquadrando la porta. La truppa bianconera l’ha interpretato nell’inconscio come un segnale di resa: ragazzi, non è giornata, qui non si cava un ragno dal buco. Così la tensione si è attenuata, l’attenzione ha vacillato al punto che il raddoppio atalantino è arrivato addirittura sugli elementari sviluppi di una rimessa laterale a testimoniare anche l’inesperienza di una difesa alla quale l’età verdissima sta presentando il conto.

Vogliamo dire qualcosa anche su Cioffi? Poveraccio, non gliene va bene una nei cambi. Toglie la qualità (Samardzic e Thauvin, quest’ultimo il migliore per voglia e spunti non banali… ) per cercare qualche allungo negli spazi che dovrebbero garantirgli gli innesti di Pajero e Brenner alla prima apparizione in campionato. E che fa Gasperini? Ragionamento semplice semplice: miei prodi, stiamo vincendo 2-0, quindi raccogliamoci, occupiamo bene gli spazi, controlliamo la partita senza rischiare. Conseguenze: Brenner fa il funghetto del flipper ma all’indietro anziché puntare l’area, Pajero non ha alcuna opportunità di liberare i cingoli. Insomma, il “tacon” peggio del buco.

Non bastasse, ecco l’Empoli di Nicola che va a pareggiare sul campo della Juve e il Verona scarnificato dal mercato non alza bandiera bianca coinvolgendo Udinese e Cagliari nel terz’ultimo posto.

BASTERANNO 36 PUNTI? – E allora: come si fa a fidarsi di un’Udinese così? Bussano i cattivi pensieri, chiedi soccorso ai numeri, provi a fare l’indovino. Restano 16 partite e tra le 8 in casa 4 sono contro avversarie dirette, mettendoci pure il Monza che sarà la prossima al Friuli. Devi fare l’en plein, quindi battere il Monza e a seguire Cagliari, Salernitana ed Empoli alla penultima giornata. Dodici punti, quindi, da sommare ai 18 attuali fanno 30. Non bastano ovviamente, ne mancano 6 se vogliamo dar fede alla classifica dello scorso campionato che salvò direttamente il Lecce a quota 36. Dovranno saltar fuori dalle altre quattro in casa (Torino, Inter, Roma e Napoli) e da trasferte sulla carta abbordabili contro Genoa, Sassuolo, Verona, Lecce e Frosinone. La missione appare abbordabile, sulla carta, tenendo conto che gli altri staranno facendo calcoli analoghi e di certo venderanno cara la pelle.

Non c’è più tempo per attese e rinvii, né per speculazioni mercantili. Il Napoli vuole Perez? Si attacchi al tram… E’ il miglior difensore rimasto, non sappiamo se l’argentino Giannetti appena arrivato può reggere subito la parte di perno difensivo. Privarsi ora di Perez comporta un rischio grosso, troppo grosso. Non vorremmo averne conferma già questo sabato (ore 15) contro un Monza che, opportunamente rinforzato da Galliani, sembra essersi lasciato alle spalle un accenno di crisi con la vittoria di misura sul Sassuolo.  

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