Senza l’eternità delle rocce da sfidare, senza l’immenso respiro dei boschi, senza il canto dei fiumi che scavano le amate valli, non avremmo Miky Martina, non avremmo un cantautore che della natura ha fatto una compagna di vita.  E, con la natura, le dimenticate storie degli uomini che bussano alle porte dell’anima per essere narrate correndo sulle acque della memoria fino alla pianura e poi fino al mare dell’esistenza che tutto accoglie ma che  niente smarrisce. 

Miky da Tarvisio, come il vento e l’acqua, porta in giro le sue storie, i suoi viaggi nel tempo alla ricerca di valori smarriti, di un mondo migliore, più giusto, più bello. Dopo i giovanili tempi “metallici” con quei Contrasto che nei loro concerti facevano tremare i muri (io c’ero!), ha imboccato strade nuove e più intime per la propria scrittura: quella tracciata dal Boss (bello “Across the Border”, disco-omaggio a Bruce e a Pete Seeger con i Doganîrs) e dai cantautori americani, Townes Van Zandt e Johnny Cash  in testa. Voce, chitarra e armonica per un “one man-band” affascinante e trascinante, da vero e mai pentito busker giramondo.

Ama i locali piccoli, Miky, ultimo in ordine di tempo Al Vapore di Udine, quei locali riempiti (sempre) da gente che ha scelto di ascoltare qualcosa di diverso e di più autentico, qualcosa da portare a casa nel cuore, quelli dove puoi dialogare con l’artista magari davanti a una birra. 

Ama i posti insoliti, Miky, come la “sala da concerti” della miniera di Raibl (o, se preferite, Cave del Predil), dove suo nonno lavorò e da dove sono uscite tante storie piene di umanità. E proprio da lì arriverà molto presto il nuovo album dal vivo. 

Ama i luoghi immensi, Miky, come la foresta di Tarvisio: qui ha voluto registrare il respiro della propria anima affidata alla musica delle parole. O la valle più bella del mondo, quella Raccolana orgogliosa culla della famiglia Martina che mi fece scoprire suo padre, il mio amico Giancarlo, e che è entrata nell’album “Il dovere o la ragione”, sviluppato su un bellissimo diario inedito e anonimo di un soldato toscano della Grande guerra.

Ecco, i personaggi: sono un altro tesoro che il nostro cantastorie condivide con noi. Come il capitano dai lunghi capelli neri o il cecchino che non uccise mai nessuno immortalati nel disco appena citato. Come “Zio Sereno”, bracconiere gentiluomo, o il “Re delle Montagne” (su “Nel posto migliore”), due splendide pagine autobiografiche. E non ci sono personaggi senza luoghi che li vestano, li guidino, li proteggano. Uno dei grandi meriti di Martina è proprio quello di “dipingere” i propri racconti con un andamento quasi visivo, equilibrato e rispettoso, a volte nostalgico a volte tenacemente ricco di speranze. I nostri monti, i nostri boschi e i nostri fiumi sono la più bella cornice, sempre. Miky ci invita a scoprirli attraverso le proprie canzoni, la voce, una chitarra e un’armonica. Un mondo che non ci deluderà.

I quelli che amavano il Martina rock? Neanche loro resteranno delusi, perché Miky ha radunato un band di grandi musicisti per un album che forse uscirà entro l’anno. Un’altra sorpresa, un altro dono del poeta delle montagne. 

Miniera di Cave del Predil – settembre 2023

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