CASTELLO DI AJELLO, TRA STORIA E LEGGENDA

Di epoca patriarcale, il fortilizio ha cambiato più volte proprietario nel corso dei secoli e oggi è per una parte casa-vacanze gestita da un privato

Edificato in epoca patriarcale, con la torre come punto di osservazione sulle incursioni dei turchi, il castello di Ajello venne acquistato nel 1589 dalla famiglia goriziana Rabatti, cambiando in seguito più volte proprietà, dai De Bona, ragusani, agli Urbanis e al dopoguerra, fino ai giorni nostri in cui per una parte è stato trasformato in elegante casa-vacanze, “Al castello”, e sede di mostre d’arte e presentazioni di libri con la gestione del “re delle meridiane” locale, Aurelio Pantanali. “Il castello è dislocato in una zona strategica del Friuli – considera Pantanali – , equidistante tra Udine e il mare, a tutto beneficio dei molti turisti soprattutto d’oltreconfine (tedeschi e dell’est europeo in particolare) che si fermano qui per qualche giorno per poi spostarsi verso altre zone d’interesse della nostra regione. In alta stagione e nelle festività pasquali, e questo premia il cospicuo investimento effettuato, registriamo il tutto esaurito”. La storia narra pure del matrimonio, il 1° marzo 1718 nella Cappella del castello, fra i nobili Caterina Martinelli e Gerolamo Bandiera, celebrato da don Zaccaria Baselli. Nozze che suscitarono la gelosia di un antico pretendente della ragazza, Giacomo, figlio del giardiniere dei Martinelli, che per vendetta diede fuoco al castello con una fiaccola, procurando anche la distruzione di molte case della povera gente che abitava nei dintorni del maniero. Giacomo fuggì e di lui non si seppe più nulla mentre gli sposi, e qui subentra la leggenda, ogni mezzanotte salirono sulla torre del castello per guardare il cielo e chiedere un segno all’Arcangelo Michele, al quale era stata dedicata la cappella poi distrutta dall’incendio. E ancora oggi  si dice che allo scoccare di ogni mezzanotte, se si guarda il cielo dalla torre del castello, si nota un segno di luce dell’Arcangelo Michele, protettore della comunità.

Edi Fabris 

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