Stefano Massini rilegge Freud
L’interpretazione dei Sogni con Stefano Massini , liberamente ispirato dagli scritti di Sigmund Freud, è andato in scena al Giovanni da Udine.
-Me lo dirai dottore perche’ ti sei trovato una notte nano a operare tanti coniglietti, con i tuoi ferri inadatti e con la tua statura minima, davanti a un impegno tanto grande. Tu, ammirato da tutti, grande chirurgo stanotte sei nano e inadeguato -.
E’ una delle tante scene che Stefano Massini ci ha fatto vivere nel suo spettacolo tutto concentrato a scoprire cosa ci accade durante la notte.
E ognuno allora penetrato nel silenzio della sua poltrona ha rivisto cosa puo’ accadere nella profondità misteriosa del proprio sonno, un andare fuori da se’, un trasferirsi nella morte , un navigare nella notte improbabile ,nella quale misteriosi fili ci tengono legati alla vita, ma altrettanti misteriosi ostacoli creati dal nostro inconscio, ci inducono a perdere scienza e coscienza.
E dunque si parla si subconscio. Che sta sotto la nostra ruvida crosta di pelle e carne, quando le palpebre si chiudono e il nostro io si scompone e cerca negli anfratti del possibile, ogni complessità e imprevedibilità?
Il drammaturgo Stefano Massini ci ha accompagnato in questa avventura reale al limite della nostra periferia esistenziale con un mosaico di personaggi, ognuno con la sua storia.
Certamente il testo di Freud dal quale il nostro spettacolo si libra nell’aria del Giovanni da Udine, possiede tutti gli ingredienti per aspirare un vero dominio sul teatro.
Dormire , oltre al riposo biologico evidente, è una sorta di maschera pirandelliana dietro la quale celiamo paure,dolori, inconfessabili modi di essere, restituzioni misteriose di frammenti di vita mal digeriti nello stomaco della coscienza.
Massini ha aiutato il pubblico , in questo Tempo unico, a risollevare tutto questo velo di impossibilità, di schemi che si riducono a immagini sbiadite e improbabili.
La razionalità composta che ci accompagna tutto il giorno allora si frantuma come in un quadro cubista, con perimetri, circonferenze, semirette, sospiri e malinconia, rabbia e solitudine, timori, incontrollati, che si traducono talvolta in paure inesauribili, ritmate da restituzioni sgradevoli.
Interpretazione dei sogni …e questa pretenziosa e superba dichiarazione razionalista, diventa nel monologo accompagnato dalla musica, tra le pieghe del Giovanni da Udine, un singulto di un attore che svela l’impotente dichiarazione superba…impotente proprio perche’ superba.
Quindi, grazie a questo spettacolo bellissimo, andiamo a casa noi uomini del duemila con il cuore ancora spezzato dal novecento, con la certezza che davvero…i sogni non sono interpretabili , ma eventualmente solo leggibili con l’insostenibile leggerezza di dubbi e personalissime riletture , per un’improbabile risposta che ci lascia prigionieri della dimensione onirica, rarefatta , pur se libera, ostaggio di meccanismi sostanzialmente incoglibili, frantumi di pensieri inespressi.
La suggestione della serata si è accompagnata con le preziose scene di Marco Rossi e con le straordinarie opere d’arte di Walter Sardonini , impreziosite dalle luci di Alfredo Piras.
Enrico Fink, autore delle musiche , ha trovato splendidi interpreti in Saverio Zacchei trombone e tastiere, Damiano Terzoni, chitarre, Rachele Innocenti, violino.
Produzione Teatro Stabile di Bolzano, Fondazione Teatro della Toscana, Teatro Nazionale, Teatro di Roma.
Usciamo di sala ed è notte, come giusto che sia nello scorrimento del tempo , tra un po’ saremo nel teatro notturno dei nostri sogni e forse ci risveglieremo senza memoria e senza soluzioni , con il nodo ancora da sciogliere. E il treno della nostra corporeità continuerà la sua corsa tra campi aperti, città e forse troppe gallerie .
Vito Sutto