Allora un cuore ce l’hanno questi lazzaroni! Mi piace pensare che l’abbiano fatto, che i bianconeri abbiano giocato in quel modo generoso e coraggioso, fino a vincere la partita di Roma, anche per lui, oltre che per la classifica. Intendo per il loro allenatore, considerato che Gabriele Cioffi, dopo la recita da serie B contro la Salernitana e relativa contestazione, si trovava davanti al primo grado di giudizio sul suo traballante immediato futuro.
Il secondo esame lo avremo sabato prossimo contro il Torino atteso allo stadio Friuli in una partita che per i granata non avrà grandi implicazioni di classifica, attestati come sono sotto l’area-coppe e decisamente al riparo da ogni rischio, mentre una vittoria dell’Udinese significherebbe togliersi decisamente dalla mischia dei candidati alla dannazione.
Non resta che sperare, con le debite avvertenze anti illusione: in questa stagione l’Udinese non ha saputo ancora cogliere due vittorie di fila e, anzi, ai migliori colpi messi a segno (i successi su Milan, Bologna e Juventus) ha fatto seguire risultati deludenti. Continuità cercasi, dunque, anche per regalare finalmente un altro sorriso agli ammirevoli ventimila che continuano a popolare lo stadio invocando la seconda vittoria interna stagionale.
All’Olimpico l’Udinese ha giocato tre partite in una. La prima di grande sofferenza, in cui per mezz’ora non ha visto palla, senza riuscire a mettere assieme tre passaggi di fila mentre la Lazio imperversava con le sue trame ficcanti, entrava con facilità tra le maglie bianconere mancanti tra l’altro dello scudo protettivo di Walace sostituito dal “baschino” Zarraga, uno che il ruolo di volante lo interpreta con tutt’altra fisicità e mentalità. Un’altra “bischerata” di Cioffi?
Qui finisce male, si pensava, aspettando da un momento all’altro la capitolazione. Palo di Zaccagni, sparacchiata alta dell’ingrugnito Immobile, ancora Zaccagni a fallire davanti alla porta… Ed ecco come d’incanto la partita che la Lazio pensava di risolvere in quattro e quattr’otto prendere un’altra piega, equilibrarsi con i primi segnali di riscossa dei bianconeri. Rinfrancati da tanti scampati pericoli l’Udinese è uscita dal guscio, si è ripetutamente fiondata dalle parti di Provedel, provvidenziale nel respingere Lovric, Kamara e Giannetti. All’improvviso intraprendenza, distanze giuste, ogni uomo consapevole della propria parte, con note speciali e scappellate da riservare a Thauvin (ancora il migliore) che canta sulle stesse tonalità classiche di Pereyra, ultratrentenni che inventano calcio e trascinano, dispensando sicurezza al resto della compagnia.
Con loro da accomunare nell’elogio Lucca, il quale sta affinando tutti i crismi del centravanti moderno, funzionale in ogni situazione per come fa reparto da solo, ripiega, difende, scambia e riparte con la freschezza dei suoi 23 anni che ne fanno prospetto di sicura considerazione per la Nazionale di Spalletti. L’Udinese può prenderlo definitivamente a fine stagione versando 8 milioni al Pisa da cui proviene in prestito. E di certo Gino Pozzo farà valere il diritto di riscatto. Sarebbe folle il contrario.
E’ stato il gigante di Moncalieri a rompere il ghiaccio (settimo gol stagionale, il primo del 2024) nel terzo segmento di partita, quello seguito al rientro il campo. E’ facile immaginare ciò che ha detto Cioffi nell’intervallo: il peggio è passato, adesso tocca a noi. Avanti miei prodi! Lucca, con fulminea reazione, ci ha messo la zampona sul radente di Kamara e la convinzione di squadra non si è affievolita dopo il pari (autorete di Giannetti) laziale, anzi l’Udinese si è ributtata avanti e in due minuti ha ristabilito il vantaggio con l’uomo che non t’aspetti, facendo vincere a Cioffi la scommessa del giorno.
Quanto aveva perso in filtro all’inizio, l’ha guadagnato nel momento in cui Zarraga si è fatto trovare al posto giusto per piazzare il pallone del nuovo vantaggio. “Io sono un centrocampista offensivo” ha spiegato Zarraga alla fine facendo chiarezza sulle sue caratteristiche spagnolesche.
E a questo punto può aprirsi il dibattito su questo ragazzo che in 200 minuti d’impiego stagionale ha segnato due gol (l’altro al Toro da subentrante il 23 dicembre): fidarsi ancora di lui? Un bel dilemma per Cioffi che nel ruolo riavrà sabato prossimo il monumento Walace.
Per contro mancherà Perez, che ha speso “bene” due falli tattici rimediando alla fine l’espulsione. Un’assenza pesante che priva la difesa della velocità dell’argentino, compensata però dal sicuro rientro a tempo pieno di Bijol, imperatore d’area per intelligenza tattica e per come domina il gioco aereo.
Quanto l’abbiamo rimpianto in questi mesi d’assenza! Quanti punti si sono volatilizzati prima che Cioffi trovasse (non certo Kabasele!) un rimpiazzo plausibile. Col ritorno del centrale titolare aumentano le garanzie difensive, alle quali sta contribuendo con sorprendente autorevolezza anche il portiere Okoye. Silvestri pare appartenere a un passato lontano, ora c’è questo ragazzone che anche all’Olimpico si è disimpegnato con un paio di interventi notevoli che valgono come gol.