L’avevamo immaginata proprio così la partita con l’Inter. D’altronde non c’era alternativa: sarebbe stata folle la pretesa di giocarla in altro modo, da spavaldi, da spacconi, da presuntuosi.
L’Udinese l’ha persa sul filo di lana, al 95° minuto quando nessuno ha avuto l’intuizione e le gambe per seguire Frattesi, non nuovo a queste incursioni, lanciatosi per il ribattino sulla traiettoria di Lautaro respinta dal palo.
Per l’Inter tre punti che rendono sempre più inebriante il profumo di scudetto; alla squadra di Cioffi manca il punto che avrebbe innalzato autostima e speranze nell’imminenza dell’altra sfida vitale di domenica prossima con la Roma.
Ha vinto l’Empoli, ha vinto il Cagliari, si muovono Frosinone e Sassuolo, il calderone dei dannati ribolle in un’alternanza di situazioni tuttora interlocutorie.
In un Friuli strapieno, quasi per metà imbandierato di nerazzurro, l’Udinese ha indossato il saio dell’umiltà, sotto il quale ha battuto un cuore finalmente grande e generoso, ed è andata incontro alla corazzata di Simone Inzaghi con la determinazione di non mollare, di non cedere un centimetro. E chissenefrega dell’etichetta di catenacciari per via di un dispositivo tattico a doppia mandata. Un 5-5 che ha avuto il merito di mettere in serio imbarazzo i nerazzurri, la cui colpa – limitatamente al primo tempo – è stata quella di non prendere sul serio i bianconeri nella certezza che prima o poi un’accelerata avrebbe messo le cose a posto dopo che, tra la sorpresa generale, un “sinistrello” di Samardzic (quarto gol stagionale) s’era trasformato in serpente mortifero infilandosi nella rete d’un Sommer inebetito, al contrario del collega Okoye sveglio e reattivo su tre botte di Calhanuglu e Lautaro.
L’Inter ha messo le cose a posto nella ripresa, ma non nel modo limpido e potente che era lecito aspettarsi. Quello era rigore? Da come la vedo io, l’episodio che ha mandato Cahlanoglu sul dischetto per l’1-1 non è stato così inequivocabile: è vero che Okoye esce in ritardo su Thuram (che nessuno marcava), ma l’intervento non è violento, il portiere non colpisce l’attaccante coi pugni spianati, piuttosto nell’elevazione gli si striscia addosso. Sono certo che qualche altro arbitro avrebbe interpretato l’episodio in altro modo.
Del gol-vittoria s’è già detto. Piuttosto va segnalato che trattasi della quarta rete stagionale subita dai bianconeri nei minuti di recupero, dopo quelle messe a segno da Okafor (Milan), Henry (Verona) ed Ederson (Atalanta), tutte assieme costate la bellezza di 6 punti. Sommateli ai 28 attuali e a quota 34 l’aria sarebbe piena di ossigeno salvifico.
Su Cioffi nulla da dire. Sul necessario realismo ha innestato gli uomini giusti e a tale riguardo mi piace sottolineare che non ha preso minimamente in considerazione l’impiego di Success, inadatto in un quadro tattico di quel tipo, ma anche poco intonato alle necessità del momento. Evidentemente (e giustamente) le prove d’appello – tutte tradite dal nigeriano – sono finite. E le meditazioni sono tutte per Gino Pozzo che ha portato a Udine un giocatore inutile, estraneo a ogni tipo di progetto presente e futuro. Sono operazioni del genere a far arrabbiare i tifosi, che moltiplicano gli interrogativi e le perplessità anche sul conto di Brenner e Davis, reclamizzati acquisti estivi perennemente rotti mentre servirebbero forze fresche per affrontare il decisivo segmento di stagione.
Domenica (ore 18) replay di emozioni forti allo stadio Friuli con l’arrivo della Roma in fregola Champions. All’andata i giallorossi allora di Mourinho trovarono nella sonnolenta Udinese del primo tempo, nell’assenza di Pereyra e nello stralunato Kabasele i migliori alleati. Ne avrà dalla sua anche De Rossi, posto che Cioffi dovrà rinunciare a Thauvin e a Lovric, messi ko da infortuni muscolari. Rientrerà Lucca, cui probabilmente darà sostegno Pereyra, davanti a una mediana che dovrebbe prevedere Samardzic e Zarraga (o Pajero) ai lati di Walace. Che partita imposterà Cioffi? Con l’aria che tira non ci sarebbe da vergognarsi a riproporre l’assetto conservativo visto contro l’Inter, esibendo beninteso lo stesso contributo di cuore e spirito da battaglia.
Vedremo cosa salterà fuori da questo 32° turno che, oltre allo scontro diretto Lecce-Empoli, manda Verona, Cagliari, Frosinone e Sassuolo contro avversarie di alto rango. Tutti col cuore in gol, tutti coi nervi a fior di pelle.