Credere nei giovani è un dovere ma fidarsi è azzardato

Credere nei giovani è un dovere ma fidarsi è azzardato

Nei momenti di crisi la gente si appoggia alla superstizione tralasciando quelle che sono le logiche matematiche. I fatti accidentali possono essere imputati a noi stessi ma la matematica dice che una variabile è dipendente da altre variabili se esiste una relazione tra di esse che la coinvolge, altrimenti è indipendente da esse. Questo significa che se noi facciamo dei piani ma poi un evento esterno interagisce in maniera più o meno negativa o positiva ci possono essere delle variazioni sul piano. Ritornando al Friuli Venezia Giulia ed ai giovani che dovrebbero essere il nostro futuro è importante dargli una istruzione ma se poi dopo anni di studio di costi da parte dello Stato della famiglia degli amici ecc. questi se ne vanno, oltre a recare un danno al patrimonio della regione portano ad un evidente favoreggiamento delle nazioni contermini. Ormai la tendenza è più che assodata e quindi non si vede possibilità o soluzioni in breve termine.

Il Nordest italiano è sempre stata una terra a forte vocazione imprenditoriale e manageriale, chiamata, adesso, a guardare al futuro pensando a favorire forti investimenti. 

Sotto questo punto di vista è del tutto evidente che occorra superare la restrizione del credito bancario dovuto non solo alla debolezza congiunturale, ma anche all’evoluzione normativa di matrice comunitaria che impone agli istituti criteri via via più stringenti in materia di finanziamenti.

A essere favorite dalla concessione di fondi in primis devono essere le micro e piccole imprese, specie se si aggregano tra loro in un’ottica di gestione manageriale. È alle imprese private industriali che bisogna offrire accesso al credito.

L’economia interregionale triveneta è destinata a crescere su ritmi lievemente superiori alla media nazionale soffrendo meno per l’incertezza del quadro geopolitico che pesa sull’export. Nel 2023 la manifattura è rimasta stabile, ma nel 2025 crescerà. beneficiando del probabile rimbalzo dei mercati di sbocco internazionali più storici come la Germania. Occorre essere pronti alla nuova sfida. 

Come accennato in questa terra vi sono imprenditori e dirigenti dinamici che caratterizzano le piccole aziende come pure quelle di medio e grandi dimensioni permettendo anche passaggi generazionali favorevoli e positivi.

Occorrerà intrattenere in futuro relazioni bancarie anche con nuovi soggetti: le fintech, le reti di agenti in attività finanziaria e i mediatori creditizi, i Confidi. Per imprenditori e manager è sempre fondamentale avere una buona panoramica e consulenza sui servizi di finanza agevolata e sui fondi dedicati allo sviluppo dell’impresa.

Un altro aspetto riguarda la (apparente) difficoltà delle imprese a trovare risorse per coprire i posti vacanti. Perché questa difficoltà? I giovani, e non solo loro, non vogliono più lavorare in fabbrica? Se ne vanno all’estero? Si tratta di considerazioni che non tengono conto di un altro fatto: non paghiamo abbastanza giovani e addetti alla produzione. Non teniamo conto dei benefit che correttamente chiedono, non li formiamo badando anche a permettere loro di pensare con orgoglio ad appartenere a un’impresa che ti fa sentire protagonista.

La Fondazione Nord Est ha recentemente posto in allarme rispetto alla forte riduzione della popolazione giovane degli ultimi vent’anni che proseguirà altrettanto marcata per i prossimi 20. Affermano che è questa la vera causa della problematicità nel reperimento di giovani sul mercato del lavoro. I numeri solitamente non sono opinabili e di questi occorre tener conto, ma allora perché non investire (significa garantire fondi, cioè soldi) in tal senso da subito per invertire tale tendenza?

Nel 2002, afferma la Fondazione Nordest, la popolazione di 18/34 anni del Nord Italia era di 5,8 milioni, nel 2023 era di 4,7 milioni, un quinto in meno, -433 mila a Nord Est. Il calo minore è avvenuto in Trentino. 

Eppure, di giovani abbiamo bisogno per guardare al futuro e permettere la piena partecipazione dell’Italia alla rivoluzione digitale (essendo i giovani nativi digitali) e dell’innovazione a tutto tondo.

Pensiamo, quindi, a formare sempre più e sempre meglio, a rendere scuole e università luoghi di preparazione al futuro dei lavoratori sotto tutti i punti di vista, professionali e umani. Si tratta di attuare degli sforzi, tutti assieme, si tratta di mettere a disposizione le risorse e le eccellenze presenti nel territorio, si tratterebbe, per la prima volta, di privilegiare realmente il merito e far sì che dirigenti esperti e capaci possano trasmettere quanto maturato in anni di lavoro alle nuove leve.

La moneta che gira facilmente sul piano è difficilmente individuabile, ma la nazione non va avanti solo con le monete ma anche con le persone.
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