Pare proprio che l’Udinese, nel prossimo campionato, sarà affidata a
un allenatore straniero, l’austro-tedesco di origine croata Kosta
Runjaic, 53 anni. Runjaic sarà il braccio operativo di una struttura
tecnica che dovrebbe schierare (il condizionale è d’obbligo mancando
l’ufficialità) in direzione Gianluca Nani, da sempre uomo di fiducia
di Gino Pozzo nel feudo di Watford, e come collaboratore Gokhan Inler,
il quale comincerebbe una nuova carriera dopo aver chiuso quasi
quarantenne quella di calciatore al Besiktas, in Turchia. Per lo
svizzero-turco si tratterebbe di un ritorno all’Udinese con la cui
maglia, prima della cessione al Napoli, ha disputato con profitto da
centrocampista centrale ben 162 partite a cavallo tra il 2007 e il
2011.
La grande paura di finire in B, scongiurata grazie ai 9 punti ottenuti
da Fabio Cannavaro nelle ultime cinque disperate partite di
campionato, ha indotto Gino Pozzo ad azzerare il team tecnico,
rinnovandolo con una connotazione decisamente esterofila. Ciò sulla
scia delle visioni che da sempre guidano l’operato di Pozzo jr:
l’aspetto preminente, volto all’autofinanziamento e al profitto, è
quello commerciale, tanto meglio se poi se ne giova anche il progetto
sportivo. I modelli precostituiti non gli piacciono, batte strade sue,
accollandosene anche i rischi com’è accaduto all’Udinese nella recente
stagione, o andando incontro a disavventure di altra natura
testimoniate dal procedimento a suo carico aperto dalla Procura
fiscale di Madrid per operazioni illecite sulle plusvalenze del
Granada tra il 2009 e il 2016 quando il club andaluso era parte della
galassia Pozzo.
Stando così le cose, neppure per un minuto il sottoscritto ha pensato
che Fabio Cannavaro potesse essere confermato. A differenza di molti
tifosi che si erano affezionati al campione del mondo, ne avevano
apprezzato il lavoro e lo stile, convinti che la salvezza valesse come
bonus per il rinnovo. Macchè: personaggio troppo ingombrante, ricco di
storia e di personalità, che non avrebbe accettato il mandato a
scatola chiusa bensì preteso, oltre a un ingaggio congruo, una
condivisione nelle scelte tecniche secondo un’impostazione che vede in
Gasperini il prototipo di riferimento. Una società “normale” avrebbe
valutato il risultato del campo e deciso di conseguenza per la
prosecuzione del rapporto. All’Udinese non funziona così: meglio una
figura di secondo piano, fedele interprete delle linee societarie,
aziendalista di ferro. Ricordate Sottil? E’ stato mandato via dopo 9
partite non tanto per i soli 6 punti (dovuti a un groviglio di
situazioni negative tecniche e di mercato), quando per aver preso le
distanze dalla società quando dichiarò: “Che c’entro io se i tifosi
contestano e gridano alla dirigenza devi spendere?”.
Ma attenzione. Kosta Runjaic non è un carneade, come non lo erano Igor
Tudor e Julio Velazquez, gli ultimi due allenatori stranieri dell’era
Pozzo. Sta in panchina da 20 anni dopo una carriera di mediocre
calciatore nelle serie inferiori tedesche. Tanta gavetta nei settori
giovanili, quindi Darmstadt (con promozione in terza serie) e
Kaiserslautern, con brevi parentesi a Duisburg e al Monaco 1860. La
carriera s’impenna con la scelta di emigrare in Polonia: è l’artefice
della crescita del Pogon Stettino e si ritaglia visione internazionale
(battendo anche l’Aston Villa in Conference) alla guida del Legia
Varsavia, il trampolino per arrivare in Italia.
Il nome di Runjaic fa rima con giovani. Ne ha lanciati a decine,
alcuni giocano anche in Italia. E il particolare non è certo sfuggito
a Pozzo jr. Consegue che la scelta lascia presagire quale sarà
l’impostazione dell’Udinese che verrà. Sempre sperando che anche
qualche ragazzone nostrano, cresciuto nella Primavera neopromossa,
arrivi in prima squadra.
Altro particolare da sottolineare è il sistema di gioco. Ha praticato
il 4-3-3 per poi convertirsi decisamente al 3-4-2-1 (o 1-2), quindi
perfettamente in linea con il presente dell’Udinese. Per cui potremmo
già abbozzare una formazione con gli elementi attualmente in rosa:
Okoye; Perez, Bijol, Kristensen; Ehizibue, Lovric (Payero), Walace,
Kamara; Thauvin, Samardzic; Lucca. Ma in realtà quanti ne resteranno
di questi? Almeno la metà cambierà aria, mentre sicuro in entrata è
per ora il solo Damian Pizarro, in arrivo dal Colo Colo, giovane
puntero cileno che cercherà di ritagliarsi un proprio spazio tra Davis
e Brenner, le scommesse parzialmente perse nello scorso campionato e
che saranno di certo riproposte per dire che Gino Pozzo non aveva
sbagliato.