Sono più di sensazioni. Convinzioni, ecco, introdotte dai primi
riscontri del campo come la crescita registrata dalla squadra nel
succedersi delle amichevoli in terra austriaca e, soprattutto, dal
rotondo 4-0 rifilato nel primo appuntamento ufficiale all’Avellino in
coppa Italia. In gol tutti gli attaccanti: da non credere dopo le
penurie di un’annata in cui i bianconeri andarono a rete soltanto 37
volte, meglio soltanto di Lecce, Empoli e Salernitana.
La convinzione che l’Udinese, dando seguito ai propositi espressi dopo
la grande paura, stia facendo davvero le cose per bene per inoltrarsi
nel prossimo campionato con fondamenta decisamente più solide rispetto
a quelle che presto franarono nella passata stagione facendo presagire
(lo disse quasi subito Sottil) un campionato di sofferenze.
Le scelte di Gino Pozzo non hanno lasciato spazio ai sentimentalismi e
agli umori della piazza a partire dalla rinuncia a Fabio Cannavaro
(tutti premevano per la conferma dell’uomo della salvezza) per
dirottare su Udine un allenatore poco reclamizzato – anche se non un
Carneade – come Kosta Runjaic, il quale cominciasse un percorso nuovo.
Al lavoro su nuove basi tattiche e di qualità di gioco, valorizzando
il buono che c’era (per tutte la responsabilizzazione di un campione
come Thauvin, il nuovo capitano) e offrendo le ultime occasioni di
riscatto a pigri, disadattati o scarsi per davvero. C’è chi ha colto
l’attimo, e pensiamo a Brenner che si sta affermando nel ruolo di
trequartista; chi non si è schiodato dalla dimensione ambigua tipo
Success; chi c’è ma ha la testa da altre parti ed è il caso di
Samardzic perennemente in bilico.
La missione del tecnico di origine croata ma di formazione tedesca
(quindi: rigore teutonico su una natura creativa di matrice slava) è
partita col piede giusto in sintonia con la supervisione tecnica del
club che, se da un lato ha ripreso con vigore la politica di investire
sui giovani (vedi Damian Pizarro e Iker Bravo), dall’altra è venuta
incontro all’allenatore mettendogli a disposizione, per esempio, un
elemento come Karlstrom da lui stesso raccomandato sulla base delle
esperienze nel campionato polacco, e un altro centrocampista
polivalente che risponde al nome di Ekkelencamp, giocatori funzionali
a una manovra propositiva e non attendista.
Si è assistito a un cambio di strategia di mercato: dalla pesca a
strascico siamo passati a una pesca mirata. Ricordate? La scorsa
estate arrivarono 16 nuovi giocatori e quattro (Kristensen, Okoye,
Payero e Davis rotto) più Pereyra dopo la prima di campionato. A
Sottil vennero i capelli dritti! Oggi, a una settimana dal via, la
nuova Udinese è praticamente fatta nelle sue linee portanti, senza
escludere un ultimo innesto per irrobustire e rendere maggiormente
qualitativo il settore degli esterni, peraltro già puntellato
dall’arrivo del giovane portoghese Esteves che non abbiamo ancora
visto: Kamara ed Ehizibue non si discutono sul piano della corsa e
della generosità, restano incompiuti nella qualità della loro
proposizione tecnico-tattica. Servirebbe qualcosa di meglio.
Finora l’Udinese ha investito 25 milioni sul mercato in entrata. Si
tratterà, ora, di sfoltire la rosa. Chi prende Samardzic? Resisterà
Gino Pozzo alle avances per Bijol, Perez e Lovric? Sono i bianconeri
che vantano pretendenti importanti, mentre mi sa che resteranno sul
groppone elementi come Success e Kabasele che nessuno vuole anche per via dei contratti onerosi.
Alcune storie di mercato sono ancora da scrivere, dunque, ma nessuna
di esse avrà la portata del regalo che è arrivato giusto in tempo per
la presentazione della nuova Udinese martedì in piazza, nel cuore
della città. Dopo 13 anni rivestirà il bianconero Alexis Sanchez, il
prodigio cileno che l’Udinese portò diciannovenne in Europa nel 2008 e
che valorizzò (112 presenze, 21 gol e 20 assist) prima di cederlo
nell’estate del 2011 al Barcellona per 43 milioni. E’ meglio dire che
non riuscì a trattenerlo ancora per un anno come avrebbe voluto paron
Pozzo. “Fossero rimasti lui e Inler (finito al Napoli per 19 milioni:
nda) avremmo lottato per lo scudetto” ebbe a dire non senza rimpianti
Francesco Guidolin.
A 35 anni, dopo lo scudetto vinto con l’Inter, Sanchez torna con
contratto biennale per riportare l’Udinese in Europa. E’ stato lui a
telefonare, a proporsi per chiudere alla grande la carriera là dov’era
cominciata e a pochi chilometri dalla proprietà agricola che ha
acquistato sul Collio. A Udine ebbe Totò Di Natale come riferimento,
oggi sarà lui l’ispiratore e il trascinatore, innalzando il livello
generale della squadra come avvenne quando da queste parti transitò
Zico. Se la salute lo assisterà ne vedremo delle belle.
Come post scriptum ci corre l’obbligo di riconoscere a Cesare ciò che
è di Cesare. Applaudire cioè la coerenza di Gino Pozzo che lanciando
la nuova stagione ebbe a dire: “Basta corridori e muscolari, voglio
tornare a vedere giocare al calcio”. E così sia.