I POVERI MANGIANO MALE, MA I RICCHI NON MANGIANO MEGLIO

LA SITUAZIONE IN ITALIA AI TEMPI DELL’ IMPOVERIMENTO ALIMENTARE Dal 30 agosto l’indagine firmata per Baldini+Castoldi dall’economista Andrea Segrè, noto per l’impegno ultraventennale sui temi della prevenzione dello spreco alimentare, condotta a quattro mani con la docente accademica Ilaria Pertot, spiega chi sono i vecchi e nuovi “poveri”: cittadini a basso potere d’acquisto, che spingono carrelli a bassa qualità nutrizionale. Un saggio come una bussola, per non cadere nelle fake e nei luoghi comuni: 13 “microstorie” del nostro tempo, per guardare oltre le algide statistiche, per conoscere l’umanità che sta dietro ai dati allarmanti sul costante aumento della povertà in Italia. Per riconoscere a tutti il diritto al cibo salutare e capire quali strategie possono invertire questa tendenza e guidarci verso la giustizia alimentare. Perché potrebbe succedere a chiunque, da un momento all’altro: le nuove povertà sono in agguato e per fronteggiarle non basta una social card da 45 centesimi al giorno (legge di bilancio 2024). Con la prefazione del Cardinale Matteo Maria Zuppi: un ampio testo che ci spiega come “nella condivisione siamo tutti saziati, non tutti affamati”.

ROMA – Tredici “microstorie” del nostro tempo, tredici istantanee puntate sui carrelli della spesa di altrettanti cittadini e cittadine italiane – pensionati, famiglie, monogenitori, studenti, immigrati, disoccupati – per capire come sta cambiando la nostra società e restituire al cibo il valore che dovrebbe avere nel quotidiano di tutti, alla luce di un elementare principio di Giustizia alimentare. In libreria dal 30 agosto per Baldini + Castoldi, “La spesa nel carrello degli altri. L’Italia e l’impoverimento alimentare” (collana le Formiche, pagg.192 € 19) titola l’indagine, capillare e appassionata, condotta a quattro mani dall’economista Andrea Segrè, noto per l’impegno ultraventennale per la prevenzione e riduzione dello spreco alimentare, e dalla docente accademica Ilaria Pertot. il saggio, spiega nella prefazione il Cardinale Matteo Maria Zuppi, «ci aiuta a capire la domanda su cosa mangiano i poveri. E quindi a cercare noi la risposta, a fare nostra la loro fame. E farlo ci aiuta a capire l’importanza del cibo, a vivere meglio, perché nella condivisione siamo tutti saziati, non tutti affamati». 

Premessa dell’indagine è l’interrogativo guida che riprende l’eco di una boutade della scorsa estate: davvero i poveri mangiano meglio dei ricchi? La risposta, alla luce di una inchiesta portata avanti a tu per tu con chi arranca alle casse del supermercatocertifica quanto intuitivamente si poteva pensare: i poveri non mangiano affatto meglio dei ricchi, però è anche vero che neppure i ricchi mangiano così bene. Attraverso le tredici storie di sopravvivenza alimentare ed esistenziale, il saggio ci aiuta a conoscere i vecchi e nuovi poveri, in uno slalom fra pensionati e disoccupati che da sempre devono contenere i costi della spesa, fra famiglie e monogenitori cui sempre più spesso il reddito non basta, fra figli, madri e padri che diventano troppo spesso preda di luoghi comuni e fake intorno alle diete e alle strategie nutrizionali, quando non sono ostaggio di disturbi alimentari o dipendenze. Un saggio ricco di dati, per rendere concreta la dimensione umana dietro le crude statistiche: perché la povertà non è una categoria astratta, né la si può ricondurre solo a dei numeri. E perché in questa società potrebbe davvero capitare a tutti, da un momento all’altro, di saltare il fosso della maggiore disponibilità economica, ritrovandosi dall’altra parte, ad amministrare i 45 centesimi al giorno messi a disposizione dalla inadeguata social card, istituita con legge di bilancio 2024. L’aumento dei prezzi, infatti, non ha influenzato uniformemente tutte le famiglie; quelle meno abbienti hanno visto una riduzione del 2,5% nella spesa reale (ISTAT). Le famiglie italiane spendono in media 952 euro in più rispetto a quelle dove tutti i membri sono stranieri (ISTAT) e l’indice di insicurezza alimentare si è impennato soprattutto al Sud (+26%) e nelle zone rurali (+66%) (Osservatorio Waste Watcher International). Il cosiddetto ceto popolare è stato colpito duramente, con un previsto aumento del 235% nell’insicurezza alimentare e le proiezioni prevedono il peggioramento delle disparità alimentari, con un aumento previsto del 27% al Sud e del 65% nelle zone rurali entro i prossimi 12 mesi (WWI). Ad aggravare la situazione non solo la disoccupazione, ma sempre più spesso il cosiddetto “lavoro povero” – lavori precari, a nero e a basso salario, che non garantiscono sicurezza finanziaria – in rapporto con un circolo vizioso di pensioni basse, welfare inadeguato, discriminazione e basse opportunità per gli immigrati e i loro figli, spesso relegati a lavori precari e mal pagati, le povertà di genere in un sistema che vede le donne percepire pensioni inferiori del 27% rispetto agli uomini. 

Attraverso il metodo delle “microstorie” caro a Carlo Ginzburg e Giovanni Levi, gli autori sono riusciti a clusterizzare un quadro sociale variegato e complesso, mettendo in luce l’impoverimento alimentare generalizzato. Eppure, nonostante in Italia l’alimentazione occupi una parte importante della narrazione collettiva e dell’economia, il cibo sta paradossalmente perdendo il suo valore. Tanto che viene sprecato in grande quantità. 

Le pagine del libro chiamano anche e soprattutto all’azione. Per contrastare il fenomeno occorre mobilitarsi tutti – dalle istituzioni nazionali ai Comuni, dalle famiglie alle scuole – attraverso interventi strutturali di lungo termine e anche attraverso un sistema di politiche alimentari urbane che permetta di avviare azioni efficaci e appropriate alle necessità reali. L’obiettivo dev’essere garantire lo “ius cibi” che spetta a ciascuno, ovvero il diritto universale a un’alimentazione adeguata, sicura e sostenibile, sostenuto da programmi di educazione alimentare in tutti i cicli di istruzione. 

La prima presentazione de La spesa nel carrello degli altri. L’Italia e l’impoverimento alimentare” è in programma alla 25^ edizione di pordenonelegge, domenica 22 settembre, ore 19 (Largo San Giorgio). Con gli autori converserà il vicedirettore Nem Alberto Bollis.

Andrea Segré insegna all’Università di Bologna, è consigliere speciale del Sindaco di Bologna per le Politiche alimentari urbane e metropolitane e direttore scientifico dell’Osservatorio Waste Watcher International-Campagna Spreco Zero.

Ilaria Pertot insegna all’Università di Trento. Grazie all’approccio interdisciplinare che unisce tecnologie innovative, sostenibilità ambientale e sicurezza alimentare, è figura di riferimento internazionale nella ricerca avanzata agroalimentare.

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