I.C.

Sono tornati da La Rapita, una sorta di Lignano catalana, dove si è
svolta la ventesima edizione di Morramundo, senza trofei e medaglie
essendosi fermate, le due migliori coppie friulane, agli ottavi di
finale di questa Champions del gioco della morra, animata da 17
delegazioni provenienti da Italia, Spagna, Francia, Slovenia e
Croazia, con oltre 300 giocatori in lizza.

Non hanno vinto, eppure nel consuntivo, accanto ai complimenti per
stile e correttezza, brilla l’invito, anzi la sollecitazione, a
organizzare Morramundo 2026 in Friuli (l’edizione del prossimo anno è
stata affidata alla Slovenia). Sarebbe un bel colpo come immagine e
pure come ritorno economico posto che la manifestazione europea muove
non meno di 500 persone tra giocatori e accompagnatori da ospitare e
gestire.

“La proposta è stimolante, ma non si tratta di un impegno da poco. Ci
stiamo ragionando sopra e avremmo già individuato due-tre località che
potrebbero eventualmente accogliere l’evento” anticipa, senza
lanciarsi in incaute fughe in avanti, Ricky Civaschi che ha guidato la
squadra dello storico Circolo friulano della morra, volato in
Catalogna assieme all’altro gruppo friulano degli Amici della morra
capitanato dall’aiellese Daniele Pinat. Complessivamente 33 giocatori:
tutti hanno superato le qualificazioni; a salire fino agli ottavi sono
state le coppie Civaschi-Nicola Lavia e Oscar Peressutti-Elio
Braidotti, stoppate rispettivamente dagli antagonisti sardi e
catalani. Gli stessi catalani campioni in carica battuti nella
finalissima dalla coppia nizzarda, tra l’altro un duo misto affiatato
e dal ritmo indiavolato.

Così Pinat riassume i significati della manifestazione: “Morramundo è
una celebrazione delle diversità, ma anche motivo di comunione tra
popoli mediterranei che, pur lontani, trovano un legame attraverso il
gioco della morra, abilità e passione nel rispetto reciproco. Sono
stati giorni di amicizia e condivisione. E complimenti agli amici di
La Rapita per l’organizzazione e la cura di ogni particolare”.

Più articolati, con visioni in prospettiva anche sul piano tecnico,
altri commenti. “Ognuno – puntualizza il presidente del Circolo
friulano Civaschi – si esprime nella propria lingua, per cui possono
insorgere equivoci e contestazioni. E poi: c’è chi gioca in piedi e
chi al tavolo… Non c’è uniformità, per cui andrebbe studiato un
protocollo comune da applicare nei tornei internazionali, magari
inventando un esperanto della morra”.

Il bilancio tecnico della spedizione tocca al Dt del Circolo friulano
Italo Lavia: “Ci siamo fatti onore con educazione e stile. Tuttavia
non posso negare che ci siamo trovati in imbarazzo per il modo diverso
di interpretare il gioco: il nostro è regolare, cadenzato… mentre
altri lo praticano ad altissima velocità, addirittura a scatti
imprevedibili. E poi il limite dei 10 punti, contro i 16 o i 21 delle
nostre partite, lascia più spazio alla fortuna anziché allo studio
dell’avversario e alla conseguente strategia di gioco”.

Chiusa la parentesi internazionale, i morristi nostrani tornano
nell’alveo di casa. La prossima scadenza del Circolo friulano è
fissata per venerdì 25 ottobre con il penultimo torneo stagionale.
Appuntamento a Spessa di Cividale, dove nell’occasione sarà presentato
il calendario 2025 del sodalizio, che riproduce le opere inedite di
artisti friulani. Il calendario sarà messo in vendita e il ricavato
devoluto in beneficenza.

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