E’ un gol raro, prezioso, di quelli che se ne vedono pochi nel calcio
odierno dove l’ultimo atto della rete, comunque sempre bello, è spesso
il coronamento di una coralità studiata e ripetuta. Quello realizzato
da Keinan Davis (il raddoppio che ha messo al sicuro la vittoria
bianconera sul Cagliari al 33’ della ripresa dopo la capocciata di
Lucca che aveva sbloccato il risultato) è un gol alla maniera dei
celebrati vecchi cannonieri, una prodezza da solista, sorprendente
anche per lo spunto che l’attaccante bianconero, un omone di quasi
1,90 e gambe da quercia, ha prodotto con un’accelerazione bruciante.
Servito in profondità da Karlstrom che ne aveva scorto il movimento,
Davis ha aggirato due difensori (Luperto l’immediato che gli stava
alle costole) e nello spazio di un battito di ciglia ha scaricato la
bordata sul primo palo, nel pertugio sotto la traversa, mentre Simone
Scuffet si era già orientato per intervenire sulla conclusione in
diagonale, la più probabile.
Un capolavoro, qualcosa da far vedere nelle scuole calcio. Tanto più
sorprendente se pensiamo che Keinan (al primo nome i genitori gliene
hanno aggiunti altri due, Vincent e Joseph) non è mai stato un
finalizzatore tout court, piuttosto un prolifico cucitore del gioco
d’attacco, così come si era espresso nell’Aston Villa che l’aveva
cresciuto e poi nel biennio di prestito al Watford in Premier.
Gino Pozzo l’ha dirottato su Udine due estati fa, pagandolo all’Aston
Villa sui due milioni di sterline, come sostituto del partente Beto.
L’impatto è stato sfortunato. Già a settembre Davis stava ai box,
vittima di uno strappo muscolare al polpaccio sinistro: roba seria,
preoccupante, che l’ha costretto a fermarsi per mesi. L’Udinese l’ha
curato, coccolato e aspettato con pazienza, senza forzare i tempi di
recupero, centellinando le sue apparizioni nella parte finale dello
scorso travagliato campionato. Ha giocato pochissimo, ma s’è
ritagliato il momento di gloria, con annessa perenne gratitudine del
popolo bianconero, salvando l’Udinese dalla serie B ormai quasi certa.
Nell’ultima partita di Frosinone, Cannavaro lo mandò in campo nella
ripresa al posto dell’inconcludente Brenner e l’Udinese cambiò marcia.
Alla mezz’ora il colpo salvifico: sponda di Lucca, Davis schizza
rapinoso sul pallone e insacca di sinistro. L’Udinese resta in A per
il trentesimo capitolo consecutivo.
Quelli di Keinan non sono gol banali, fioriscono da una natura
creativa e sensibile, propria dei nati sotto il segno dell’Acquario (è
nato il 13 febbraio del 1998), fatti per i grandi palcoscenici ma
senza ostentazioni e atteggiamenti divistici, grati a chi li sostiene
e li ama, pronti a ricambiare con la loro arte.
Dice che a Udine sta benissimo, che la nostra città gli ricorda
Stevenage, la cittadina a 30 chilometri da Londra dov’ è nato. Il
contratto lo lega all’Udinese fino al giugno del 2027, quindi avrà
tutto il tempo per esprimersi al meglio e godere dell’affetto e della
rispettosa adorazione dei friulani. Tanto più ora che il grande passo
è stato fatto: non più soltanto uomo da trenta minuti, ma giocatore
tornato alla sua completezza di atleta, capace di affrontare una
partita intera com’è avvenuto per la prima volta appunto contro il
Cagliari, avendo deciso Runjaic di schierare il doppio centravanti:
subito Davis accanto a Lucca, giganti che si completano e mettono
paura per stazza e caratteristiche complementari.
Ridendo e scherzando, con la quinta vittoria in nove partite e i 16
punti in classifica, l’Udinese reclama i riflettori, un’attenzione che
i media nazionali stanno a torto centellinando per l’odiosa supponenza
nei confronti della provincia. Questa è una signora squadra a livello
assoluto, quadrata, solida (anche la difesa sta lievitando nonostante
interpreti un po’ “strani”), ricca di soluzioni per via di una rosa
nutrita e affidabile, che sa cosa fare e come farlo.
Vincendo mercoledì prossimo a Venezia, eventualità per nulla
improbabile, l’Udinese schizzerebbe a quota 19, con tanta benzina
anche morale nel serbatoio per correre incontro nel turno successivo
alla Juventus. Nella passata stagione l’Udinese viaggiava a queste
quote a fine gennaio, dopo una ventina di partite. Come dire che oggi
stiamo assistendo a qualcosa di veramente speciale, da godere giorno
dopo giorno e senza porre limiti. Alziamo l’asticella, dunque, come ha
detto l’indimenticabile Zaccheroni.