Questa è dura da digerire e da perdonare. Il peccato è troppo grande,
ci vorrà un’impresa forte e immediata sabato contro la Juventus per
togliere la macchia di una sconfitta senza senso, autolesionistica,
come quella di Venezia, proprio nel momento in cui l’Udinese pareva
poter allargare le ali per continuare a volare in un presente nobile e
di prospettiva europea.
Ciò che è successo nel raccolto campicello di Sant’Elena ha
dell’assurdo, con uno scarto enorme tra ciò che s’era verificato nei
primi 40’ (avanti di due gol, l’Udinese poteva chiudere con una
grandinata: ogni azione sembrava poter finire a rete), e quanto è
accaduto in seguito.
Nella ripresa, il Venezia ha ribaltato il risultato sfruttando i calci
franchi, due rigori trasformati dal redivivo Pohjampalo inframezzati
da una punizione dal limite; una punizione di doppio peso considerato
che la scarsa reattività di Okoye sulla traiettoria di Nicolussi era
stata preceduta dall’espulsione di Tourè da ultimo uomo con la
conseguente inferiorità numerica. Espulsione duramente contestata, nel
post partita, dal plenipotenziario dell’area tecnica Gianluca Nani,
che ha pure eccepito sul rigore fischiato a Kabasele e in generale su
un arbitraggio ondivago e scolastico. Anche l’Udinese così s’è
accodata al tiro al bersaglio generale contro interpretazioni e
gestione cervellotica delle partite.
L’espulsione, dunque. Qui è successo il patatrak: l’Udinese in dieci
non è stata capace di riconvertirsi a una partita da battaglia dopo
aver danzato sulle punte. E soprattutto il dispositivo di difesa,
finito sotto pressione, ha dimostrato limiti strutturali e di
assortimento, senza che Runjaic riuscisse a inventarsi qualcosa di
diverso dall’ingresso di Kabasele, uno sempre ad alto rischio nei
momenti topici, e passivo di fronte alla mossa del collega Di
Francesco di calare il guizzante Oristanio.
Ma a quel punto non si doveva arrivare, come si diceva. C’era stata
una sola squadra in campo, autoritaria, aggressiva, concentrata,
capace di trame ficcanti premiate dai gol di Lovric (era ora dopo
tanti tentativi dell’assaltatore sloveno) e di Iker Bravo (prima rete
italiana dello spagnolo), più una serie di situazioni potenziali non
andate a buon fine per un eccesso di egoismo e di sofisticazione
estetica. L’impotenza del Venezia, che provava a difendersi
dispensando randellate, ha innescato un processo di superba
leggerezza, di superficialità. Ne è stato investito in pieno Lucca,
che prima è andato all’inseguimento del personale anziché
dell’interesse di squadra, forzando conclusioni e ignorando compagni
meglio piazzati per chiudere la partita, e poi pigro quasi a
preservarsi quando nella ripresa doveva sbattersi a tenere palla e
richiamare in avanti la squadra. Brutta recita e segnali di
immaturità. Non vorremmo insomma che la chiamata azzurra e l’interesse
(si dice immediato) della Juventus lo stessero sbalestrando facendogli
perdere il senso della realtà.
E se sabato, contro la Juventus al Friuli, nella partita che dovrà
lavare i peccati commessi in laguna, Runjaic lasciasse in panchina
inizialmente proprio Lucca? Eventualità per nulla remota, con la
speranza che il ragazzo resti in riga ed eviti atteggiamenti polemici.
Le scelte fatte per Venezia e la logica delle rotazioni fanno intuire
che sabato l’Udinese partirà in attacco con Davis supportato da un
Thauvin risanato. Una coppia offensiva dallo stesso linguaggio tecnico
e opportuna per non dare riferimenti a Thiago Motta e alla sua
retroguardia. E poi, sempre a parere personale: meglio Zemura sull’out
sinistro rispetto al caotico Kamara che ne fa una buona a fronte di
tre corbellerie.
Già, la difesa, anzi le difese. Perché se è vero che, ceduto Perez,
l’Udinese ha smarrito la solidità iniziale e sta ruotando gli uomini
in cerca di nuovi equilibri, non è che in questa fase la Juventus del
dopo-Bremer stia meglio. L’Udinese ha incassato 14 reti (e quattro su
rigore) tante quante ne ha realizzate; la squadra di Motta si è come
liquefatta nelle ultime due partite beccando quattro reti dall’Inter e
due dal Monza nell’ultimo turno.
Come dire, insomma, che sabato il risultato meno pronosticabile sarà
lo zero a zero. Il punto interrogativo sta altrove: la legnata di
Venezia avrà lasciato strascichi sull’Udinese, rosicchiando certezze
da ricostruire? Stessa domanda da girare sul fronte sabaudo, forse
addirittura più acuta perché qui in discussione sono anche fior di
campioni, tipo Danilo e Vlahovic.