Ci sono anche partite così: di muscoli, di corsa, di contrasti feroci,
di legnate, di sceneggiate. Dunque poco calcio se lo intendiamo come
tecnica, creatività, geometria illuminata.
Al Bentegodi il poco che abbiamo visto l’ha prodotto l’Udinese,
tuttavia non sufficiente per vincere nonostante la superiorità
numerica negli ultimi 25 minuti, qualche buona opportunità non
sfruttata per ottusità tecnica (vedi Kamara), per l’implacabilità
aerea che talvolta fa cilecca (Lucca), per lo stop mancato nel momento
decisivo (Thauvin), per un eccesso d’altruismo (Sanchez). Nella
bisaccia restano una traversa (gran tiro di Atta deviato dai
polpastrelli del bravo Montipò), forse un rigore negato a Lovric, la
sensazione del ritardo nell’inserire un terzo uomo d’attacco, posto
che Sanchez è stato mandato dentro a poco più di 10’ dalla fine.
Il Verona ha tenuto botta a denti stretti e anche perché è stato
abbastanza semplice per Zanetti leggere le intenzioni offensive
dell’Udinese imperniate sull’asse Thauvin-Lucca, una direttrice
abbastanza scontata da tenere sotto controllo anche perchè dagli
esterni (in verità, stavolta il 6 Ehizibue se l’è meritato, non così
il caotico Kamara che non si capisce per quale ragione sia stato
preferito a Zemura) e dalle mezze ali Lovric e il rientrante Pajero
l’apporto è stato parziale.
Detto questo avremmo visto con favore l’ingresso ben prima di un terzo
attaccante con il cambio di modulo e il passaggio a quattro della
terza linea. Ma da quell’orecchio Runjaic ci sente ancora poco, non si
fida del tutto della difesa nella quale ha debuttato Solet lasciando
un’impressione positiva, di solidità fisica e tecnica. La sensazione,
comunque, è che mister Kosta si stia avvicinando al grande passo del
cambio di sistema: vedrà cosa gli lascerà il mercato di gennaio e ne
trarrà le conseguenze. Di certo è peccaminoso relegare tanto bendidio
in panchina se è vero che il meglio della sua rosa l’Udinese lo
propone nel valore e nell’assortimento degli uomini offensivi, tra i
quali è piombato anche Simone Pafundi.
Cosa fare del non ancora diciottenne golden boy monfalconese per il
quale il gruppo multinazionale che controlla il Losanna non ha inteso
far valere l’opzione di acquisto definitivo? L’Udinese non può
sbagliare la scelta, così come il ragazzo e chi lo consiglia devono
ripartire da basi più realistiche rispetto all’idea del fenomeno
assoluto esaltato dalle convocazioni azzurre dell’allora Ct Roberto
Mancini. Nonostante Runjaic si sia espresso in termini lusinghieri sul
ragazzo, con la disponibilità di Sanchez, e se restano Thauvin e Bravo
come appare certo, per Pafundi gli spazi da trequartista quasi si
azzerano. Si sta pensando a un prestito, dunque. Problematico e
rischioso, posto che nessuno accetta di fare il buon samaritano
coccolando e valorizzando patrimoni altrui.
Col punto di Verona l’Udinese chiude il girone d’andata a 25, buoni
rispetto a quota 17 di un anno fa (6 punti di Sottil, 11 di Cioffi) ma
trascinando dietro più di qualche rimpianto se pensiamo che soltanto
nelle ultime due partite contro Torino e appunto Verona l’Udinese ha
lasciato sul piatto quattro punti di possibilissime vittorie mancate.
Se l’Udinese avesse chiuso l’andata a 29 sarebbe stato abbastanza
normale.
Per non andare lontani, meglio di Runjaic hanno fatto Andrea Sottil a
metà stagione 2022-23 con 28 punti e il settimo posto, e il duo
Delneri-Oddo con 27 nel campionato 2016-17. Sono lontanissimi, invece,
i 38 punti con i quali girò l’Udinese di Guidolin nel campionato
2011-12, terza forza dietro Juve e Milan, piazzamento da Champions
confermato sino alla fine. In 19 partite Totò Di Natale,
capocannoniere con Ibrahimovic, realizzò 14 gol, tanti quanti oggi ne
mettono assieme Lucca (7), Thauvin (5) e Davis (2).
A proposito di punti mancanti, e mentre bussa la sfida di sabato
prossimo al Friuli contro l’Atalanta, brucia ancora la sconfitta di
Bergamo del 10 novembre scorso, decretata dall’autorete di Tourè.
Sconfitta immeritata della migliore Udinese finora vista nella
stagione. Sarebbe gradito un replay, ovviamente con risultato diverso.