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Penso ai milioni di telespettatori che nel mondo hanno visto la
partita e alla bella, solida immagine che l’Udinese ha lasciato di sé.
Ma anche materiale per alimentare le brame dei club che tengono
d’occhio la vetrina dei Pozzo e il tanto che sta tornando a offrire in
fatto di giocatori buoni anche per i grandi palcoscenici.
E’ stata la migliore Udinese, la più convincente della stagione anche
e forse soprattutto perché non ha brillato per un solo tempo, com’era
accaduto altre volte in occasione di partite monche e non portate a
buon fine, offrendo invece un rendimento costante, robusto e concreto,
per l’intera partita protrattasi nella ripresa per oltre 52 minuti. Nessuno ha mollato.
QUOTA 30 – Il punto di Napoli (che porta il totale a 30, tetto
raggiunto nello scorso campionato a tre turni dalla fine proprio in
coincidenza di Udinese-Napoli 1-1 con rete di Osimhen pareggiata
dall’unico gol stagionale di Success) riflette un verdetto
ineccepibile: l’equilibrio di prestazione e di occasioni è stato
totale, al punto che un osservatore esterno non avrebbe saputo dire
quale delle due squadre fosse in testa al campionato, quali fossero i
giocatori migliori. Il raffronto s’è potuto fare per i tanti duelli
che si sono sviluppati su ogni zolla del campo, uomo contro uomo,
gigante contro gigante se pensiamo, per esempio, alla sfida che Bijol
ha accettato e vinto contro Lukaku, così come Solet alle prese col
temuto Politano, così come Karlstrom ha rivaleggiato in fosforo col
bravo Lobotka, e via elencando fino alle contrapposizioni sulle fasce
esterne che hanno riservato piacevoli sorprese.
PUNTO D’APPRODO – L’impressione è che l’Udinese sia arrivata
finalmente a un punto d’approdo con la valorizzazione delle migliori
energie presenti in scuderia. Ci interessano relativamente i numeri
(stavolta il vetusto 3-5-2 è finito in naftalina per lasciare spazio
visivo al 4-4-2), molto di più gli uomini e come sono stati impiegati.
Runjaic, dopo mesi di cautele e di tentativi abbozzati, si è deciso a
rendere giustizia a giocatori come Ekkelenkamp e Atta, finora
impiegati quasi sempre per scampoli di gara in cui non potevano
esprimere appieno il loro potenziale. Entrambi meritano una menzione
speciale: l’olandese di Zeist per l’intelligenza tattica e per il
pallone diabolico che ha spedito alle spalle di Meret (del resto, uno
cresciuto nell’Ajax e qualche anno fa indicato tra i migliori
prospetti europei non poteva essersi imbrocchito fino a diventare uno
dei tanti…); il ventiduenne francese in prestito dal Metz per la
duttilità che gli ha permesso di agire in fascia destra come fosse
stato quello da sempre il suo habitat. Ci avete fatto caso? Quando è
stato richiamato in panchina, tra lui è Runjaic si è notato un gesto
d’intesa. Il tecnico ha parlato senza parlare: «Te l’avevo detto io
che ce l’avresti fatta alla grande anche da esterno di centrocampo!».
E il ragazzo ha sorriso, felice di aver corrisposto alla fiducia del
tecnico e dei compagni in un ruolo che potrà garantirgli in futuro
prospettive allargate d’impiego.
THAUVIN O SANCHEZ – Di Thauvin c’è più nulla da scoprire. Che
giocatore è ridiventato! Tecnico e creativo lo è sempre stato, oggi
garantisce continuità e contributi atletici davvero sorprendenti per
uno che ha da poco superato i 32 anni: corre come un dannato senza
fatica apparente e lo fa bene, verticale nelle proiezioni e mai banale
in rifinitura. E’ come volesse dimostrare qualcosa, lanciare un
messaggio. Azzardiamo: amate il vecchio Alexis Sanchez e va bene, ma
fate qualche carezza pure a me. Una parolina indirizzata pure a
Runjaic: non ti venga in testa l’idea di sostituirmi! Io col Nino ci
voglio giocare assieme non lasciargli il posto. Aspirazione legittima,
tuttavia da filtrare attraverso un’attenta valutazione degli
equilibri, e mi sa che Runjaic terrà la formula 2+1 di scorta, una
soluzione da calare soltanto a lavori in corso.
CICLO VIRTUOSO – E’ naturale che dopo una partita del genere il
vecchio cronista rispolveri l’armamentario ottimistico se,
proiettandosi verso le prossime cinque partite (Empoli, Parma e Verona
in casa, Lecce e Lazio fuori), s’immerge nella media inglese
pronosticando 11 punti, così da toccare quota 41 quando mancheranno
nove partite alla fine partendo dall’Inter a San Siro. Per arrivare
dove? Chi lo sa, tempo al tempo.
Ma intanto domenica (ore 15) bisognerà cominciare battendo l’Empoli,
ossicino duro da rodere. All’andata fu 1-1, l’Udinese arpionò il
pareggio in virtù di una ripresa ruggente segnata dal cambio di
modulo, allorchè Runjaic inserì Lucca accanto a Davis, supportati da
Thauvin. Alla rete di Pellegri, che tre dei nostri non intercettarono
(e il tiretto trovò Okoye assopito… ), rispose l’inglese che si fece
trovare smarcato per la deviazione di testa. Superati, si spera, i
guai muscoli e l’influenza stagionale, domenica Davis sarà di nuovo
disponibile come alternativa a Lucca. Un grilletto in più non da poco
da tirare al momento giusto.
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