
Arrabbiati! Ma che si fa, buttiamo tutto dalla finestra per una
partita sbagliata, di quelle che ci intristirono a ripetizione appena
un anno fa? Scordiamo i 40 punti e il filotto dei sei risultati utili
consecutivi se è saltato il patto di spogliatoio di finire il
campionato imbattuti?
Nonostante la sconclusionata prestazione dei bianconeri – orfani
all’ultimo momento del faro Thauvin sostituito da Sanchez, o meglio
dall’ombra del campione che fu – sarebbe sciocco stracciarsi le vesti
e rimettere tutto in discussione per uno 0-0 che è diventato 0-1 di
colore scaligero per una punizione battuta benissimo ma sulla quale le
complicità dei nostri paiono evidenti. Oltretutto l’unico tiro
indirizzato dal Verona verso i pali dell’Udinese.
L’impressione è che non l’abbiano presa troppo sul serio quella
punizione, distante quasi 30 metri dalla porta, nata tra l’altro da un
atto di presunzione e successivo fallo di Solet: barriera
approssimativa, Okoye piazzato male che si fa rubare il tempo e scatta
in ritardo, con colpevole ritardo. La rete di Duda è il replay di
quella che Nicolussi realizzò sempre su piazzato rianimando il Venezia
nella partita di Sant’Elena. Allora scrivemmo che questo portiere dava
l’impressione di non aveva gambe da portiere… poca forza, poca spinta,
e ondivago in fatto di concentrazione.
Pomeriggio nato male, con Thauvin in fase smagliante che lamenta
dolore a un piede e viene depennato. Comprensibile la scelta di
Sanchez anche se pare dettata più dal rispetto che dalla dura partita
che si profila, perché sarà battaglia. Ma confida, Runjaic, in un
colpo del Sanchez che fu, in un’invenzione delle sue. Invece bastano
un paio di spallate dei ruvidi veronesi per mandarlo gambe all’aria e
restituirlo devitalizzato, rassegnato a fare da comparsa per ritmi e
contributi atletici che non può più garantire. In allenamento il Nino
si dà da fare, lavora duro, i compagni rispettano i suoi venerandi
muscoli e non affondano il takle nelle partitelle… All’opposto, nelle
partite vere, nessuno ti concede il centimetro, te lo devi conquistare
con la forza e la rabbia che non ci sono più. L’impressione, insomma,
è che questo con il Verona sia lo specchio veritiero del Sanchez
di oggi, che di più non può fare. Ed è meglio non esporlo in futuro a
figure del genere per preservarne il mito, il ricordo grato che la
tifoseria gli riserva.
Non critichiamo Runjaic per aver schierato Sanchez: era una verifica,
forse l’ultima da titolare. Abbiamo qualcosa da ridire, invece, sulle
scelte finali del tecnico allorchè l’Udinese, in svantaggio, era
chiamata al massimo sforzo, ottimizzando tutte le opzioni, per
rimettere in piedi il risultato. Che c’entrava Pafundi in quel
contesto da tonnara? Lorenzo Lucca doveva restare sino alla fine,
accanto a Davis e Iker Bravo, così da sfruttare anche la sua stazza
nel gioco aereo in aggiunta alle combinazioni radenti che potevano
garantire gli altri due. Invece allo scadere, nell’ultimo assalto,
l’incornata che poteva risultare risolutiva è capitata sulla testa di
Atta, che non è uno specialista in materia.
Nello stesso tempo onore al Verona, capace di una feroce partita
difensiva. Si può giocare a calcio anche così, con il cuore e la
grinta e la capacità di presidiare la propria area con intelligenza e
tempismo. E’ stata l’Udinese a non fare il suo. Mancava la luce,
quella che sa accendere Thauvin, e allora erano altre le strade da
battere, dicesi conquistare qualche punizione, qualche corner,
produrre qualche mischia… Cose “sporche” che l’Udinese non fa,
pretendendo di disegnare calcio elitario e magari di andare in porta
col pallone. L’ha sottolineato lo stesso Runjaic, comunque pacioso e
serafico come sempre, mentre ci sarebbe piaciuto vederlo incavolato.





