Vi piaccia o no, noi siamo questi ed è ciò che riusciamo a produrre!
Compreso beccare quattro gol dal Milan senza fare una piega, anzi
annunciandolo al mondo in modo serafico anziché incazzati come sarebbe
comprensibile dopo una bastonata del genere. Eh no, herr Runjaic,
perché ci prende per i fondelli dietro la maschera da monsignore che
esibisce come scudo protettivo? Complimenti per l’autocontrollo, e per
la furbizia nello sviare l’attenzione dai problemi reali e dalle
proprie responsabilità.
Analisi superficiale, niente autocritica, come quattro sconfitte
consecutive – contro squadre forti e deboli non fa differenza –
potessero essere liquidate con il semplice concetto della “poca
qualità”. Ma quante altre squadre dispongono di qualità ancora
inferiore rispetto all’Udinese, eppure i loro allenatori (si chiamino
Di Francesco, Zanetti, Nicola, Giampaolo… ) tirano fuori qualcosa di
personale dalle rispettive valigie e riescono così a coprire, o almeno
attenuare, le magagne generali. All’Udinese no, manca Thauvin da
quattro partite e casca il mondo, non si gioca più a calcio, si
perdono grinta e convinzione, si va fuori di testa.
Quella presentata da Runjaic nella fase del dopo 40 punti è un’Udinese
senza identità, un’accozzaglia di giocatori che danno l’impressione di
trovarsi assieme per la prima volta. Una squadra che non sa
difendersi, una squadra che non sa attaccare, alla ricerca di un
equilibrio impossibile perché ognuno va per conto proprio anziché fare
blocco attorno a un’idea di gioco e a un comune obiettivo.
L’abbiamo detto e scritto mille volte, fare l’allenatore dell’Udinese
è cosa complicata, riuscita a pochi, cioè far coesistere l’aspetto
tecnico-sportivo con gli interessi commerciali della ditta. Pare
proprio che Runjaic si sia votato all’aziendalismo mercantile estremo
al punto da apparire autolesionista.
Lucca e Kristensen, che si dice abbiano importanti richieste di
mercato, sono due da vendere e perciò devono giocare, bisogna metterli
in mostra contando nell’ulteriore aumento di valore. Entrambi andavano
sostituiti dopo un primo tempo totalmente negativo: l’attaccante di
Moncalieri, nella morsa di Gabbia, incapace di tenere una palla, fino
a piantarsi in mezzo al campo anziché inseguire Fofana che l’aveva
fregato per andare a costruire il primo gol rossonero. E spirito
killer annebbiato al punto di vedersi passare sotto il naso palloni
giocabili, trattati come corpi estranei. Da parte sua, il danese ne ha
combinate peggio di Bertoldo, andando persino a cozzare contro i
compagni di squadra: un gigante tra le nuvole. Andavano sostituiti,
Runjaic non l’ha fatto, neppure ha provato a pensare, per esempio, che
Iker Bravo gioca anche da riferimento avanzato nella Under spagnola, e
almeno un po’ di ginger ce l’avrebbe messo. Così come, alla luce delle
ultime prestazioni, è apparsa incomprensibile la rinuncia a schierare
dall’inizio Rui Modesto a vantaggio dell’esausto Kamara, un’ombra
sulla fascia sinistra.
Contro un’Udinese siffatta al Milan è bastato essere se stesso, senza
neanche spremersi tanto, per ottenere il massimo, per garantirsi una
serata degna del blasone.
Diceva uno scrittore inglese che l’incredibile del calcio sta nei
sacrifici che si fanno per andarlo a vedere. Hanno tutta la
solidarietà del mondo, quindi, i tifosi bianconeri che continuano ad
andare allo stadio a farsi il sangue amaro. Per rendere ulteriore
merito al loro attaccamento, va ricordato che l’aver raggiunto con
buon anticipo i 40 punti nasconde verità statistiche piuttosto
sorprendenti. Ebbene: quando mancano sei partite alla fine, con 14
sconfitte l’Udinese ha addirittura superato il limite di 13
dell’intera tribolata stagione scorsa. E di queste 14 ben la metà sono
state subite in casa, al Friuli. Alla faccia di uno dei dogmi
annunciati da Runjaic a inizio stagione: trasformare il nostro stadio
in un fortino inespugnabile!
A breve giro si presenta un dilemma piuttosto fastidioso: spaccare il
lunedì di Pasquetta per seguire la partita di Torino contro i granata
delle 12.30, oppure mandare a quel paese i colori bianconeri per
dedicarsi alla grigliata con gli amici fuori porta? Abbiamo una
settimana per pensarci, ma confesso che oggi come oggi, con negli
occhi le immagini fresche del gattone Milan che si pappa la topolina
bianconera, non sono tanto sicuro di voler scegliere il pallone.