GRANDI E PICCOLI SCHERMI
A cura di Marcello Terranova
Ritorna sugli schermi un film che ha fatto scalpore un anno fa.
Siamo nei primi anni del 1700 durante i 12 anni di regno della regina Anne, sovrana assoluta e ultima erede degli Stuard di Gran Bretagna.
Malata di gotta e infelice, si dimostra insicura e psicologicamente fragile ma durante il suo regno l’Inghilterra diventa la più grande potenza continentale soprattutto per i successi nella sanguinosa guerra contro la Francia del re Sole. Fin qui la storia, ma al regista greco Yorgos Lanthimos i fatti storici interessano solo come sfondo interessante per collocare la lotta senza quartiere di tre donne alla conquista del potere sociale e all’affermazione politica.
I veri protagonisti del film per una volta non sono uomini ma donne: la regina Anna (Olivia Colman) e le due favorite Sarah duchessa di Marlborough (Rachel Weisz) che tiene in soggezione la sovrana e Abigail Masham (Emma Stone) una cortigiana che tenta di soffiarle il posto nel cuore di Anna .
Da alcune indiscrezioni storiche pare che effettivamente a corte ci fu una furiosa contesa tra le due dame per garantirsi il favore della regina, spossata da numerose gravidanze perdute e in cerca d’amore, in questo caso lesbico.
Con un occhio rivolto a film ambientati nel 1700 come Amedeus di Milos Forman e Berry Lindon di Stanley Kubrich, il regista greco sceglie la giusta ambientazione nella sontuosità di palazzi come Hatfield House, Hampton Court o la biblioteca Bodleiana.
Affida i costumi all’esperta Sandy Powell (3 oscar), la fotografia all’irlandese Robbie Ryan che sceglie di girare in pellicola per controllare meglio la luce delle candele. La sceneggiatura va alla scrittrice Deborah Davis e Tony McNamara. Il cocktail degli autori è ben amalgamato e funziona.
Le frequenti inquadrature in grandangolo estremo e le panoramiche a schiaffo esaltano la solitudine dei protagonisti nei vasti ambienti del potere regale.
Le immagini al “ralenti” soffocano l’azione dei personaggi incapaci di uscire dalla gabbia dorata della corte.
Infine, gli scatenati sceneggiatori imbastiscono un dialogo senza peli sulla lingua, un intreccio cinico, tremendo nei suoi risvolti umani come dire: le donne possono essere raffinate nella crudeltà , feroci e spietate negli intrighi.
I nobiluomini presenti, infatti, sono schiacciati sullo sfondo, manichini che giocano alla corsa delle anatre, a lanciarsi arance addosso o a farsi maltrattare a calci come nel duello amoroso di un gentiluomo che sorprende Abigail in un bosco.
L’affresco inusuale di questo variegato mondo nobiliare inglese è irritante per un pubblico abituato ai film politicamente corretti. Qui prevale una visione nichilista sulla storia e si ironizza con fare beffardo sulla natura del potere. Il regista Yorgos Lanthimos può essere odiato e disprezzato per aver messo in luce i peggiori istinti della natura femminile ma intanto Hollywood lo ama, ha vinto un leone d’argento a Venezia ed è candidato a 10 oscar. Speriamo solo che qualche solerte professore non mostri il film ai suoi alunni , spacciandolo per un testo di storia. Qui non si parla di ieri ma di oggi.
Marcello Terranova