Formazione, innovazione e semplificazione: in Sala Valduga l’agenda del Governo sul lavoro

Un Paese e soprattutto una regione Fvg che hanno invertito le previsioni di crisi e recessione e sono riusciti a crescere nonostante le molte e note complessità del momento. Un Paese che però ha bisogno di rinnovarsi e ha bisogno di riforme, a partire da quelle del fisco e del lavoro, anche per rispondere alla velocità con cui l’innovazione sta modificando le vite di tutti. Il presidente della Camera di Commercio Giovanni Da Pozzo ha accolto su queste note, stamattina (lunedì 27 marzo) in Sala Valduga, la Ministra del lavoro e delle politiche sociali Marina Elvira Calderone in visita in Fvg. Con loro, nella sede camerale, moderati da Alice Mattelloni, anche l’onorevole (e presidente Commissione Lavoro) Walter Rizzetto e il sindaco di Udine Pietro Fontanini, nonché l’assessore regionale al lavoro Alessia Rosolen, in un confronto con categorie economiche, imprese e ordini professionali che, con i loro rappresentanti, hanno riempito la sala. «Non si può parlare di lavoro – ha detto Da Pozzo nella sua introduzione – se non guardiamo all’economia in senso ampio. È indubbio che abbiamo avuto una serie di fattori che hanno complicato la vita al mondo delle imprese e non solo. Questo però è uno tra i Paesi che hanno dato risultati migliori delle prospettive e la nostra regione ha dimostrato particolare resilienza». Da Pozzo ha citato alcuni dati «perché sono orgoglioso – ha detto – di rappresentare chi questi dati ha determinato». Le elaborazioni del Centro Studi Cciaa Pn-Ud descrivono, infatti, per il Fvg, investimenti in volume, nel 2022, con un +8,8%, un tasso di disoccupazione al 5,4% (Italia al 8,2%) e un aumento di 10.200 lavoratori, l’export con un dato eccezionale, +43,1% rispetto a 2019 e un + 3,3% di startup innovative, «insomma, una regione che ha dimostrato avere nel suo Dna capacità di superare momenti estremamente complicati. In un contesto più globale – ha però evidenziato il presidente Da Pozzo –, questo è un Paese che ha bisogno di riforme. Importantissima sarà la riforma fiscale, di cui si parlava da 50 anni, e l’altro tassello importantissimo è legato al lavoro, che esprime necessità nuove e pressanti, cui la politica deve tener conto, anche considerando quanto la tecnologia sta accelerando il cambiamento. Abbiamo carenza di specialisti in scienze informatiche, tecnici della sanità, farmacisti, cuochi, camerieri, operai specializzati, non c’è comparto in cui non ci sia alto fabbisogno e difficoltà di reperimento. Abbiamo gli Its che fanno un lavoro egregio ma non ancora sufficiente a dare risposta a una domanda così elevata. C’è necessità di avere immigrazione qualificata.  E ci sono le nuove tendenze dei giovani. Al nostro evento Open Dialogues for Future è stata presentata una ricerca fatta su un campione di giovani, su come avrebbero affrontato il loro futuro lavorativo: il 50% ha risposto che avrebbero aperto partita Iva, dunque una attività in proprio, il 15% che avrebbero proprio voluto essere imprenditori: la volontà del posto fisso sembra non essere più centrale e scenari come questi richiedono riflessione, studi, politiche e riforme». Fontanini ha aggiunto il “carico” «del calo demografico, un grosso problema per cui serve un aiuto alle famiglie», mentre Rizzetto ha evidenziato l’impegno a promuovere la sicurezza sui luoghi di lavoro e come la pandemia sia stata «acceleratore di cambiamento. Qui Fvg – ha detto – le politiche attive si sono fatte sentire meglio rispetto ad altre aree». Politiche su cui si è soffermata Rosolen, citando le prossime sfide, a partire da un sistema welfare più ampio che accompagni l’inserimento nel mondo lavoro, non con ammortizzatori sociali, ma con una regione attrattiva per le possibilità che offre. L’assessore si è detta pronta a scommettere sul tema della formazione e soprattutto formazione tecnologica avanzata su cui il Fvg è ai vertici della classifica nazionale e a discutere tutte le nuove forme che riguardano il lavoro, società benefit, smart working, digitalizzazione, con interventi normativi che ne seguono il percorso.

Il Ministro Calderone ha poi affrontato i temi uno per uno. A partire dalla volontà di mettere mano «a norme spesso scritte male e in modo complesso. Dobbiamo costruire un Paese più semplice – ha ribadito il Ministro – con norme facilmente comprensibili e applicabili, sennò sorgono incertezze e difficoltà. Le imprese ci esprimono la necessità di avere certezza delle “regole del gioco”. Nel panorama degli incentivi per le assunzioni, per esempio, la semplicità ci aiuterebbe a non sprecare risorse e a non penalizzare alcune tipologie contrattuali, come l’apprendistato, che dovrebbe essere accesso principale a mondo del lavoro: però risulta difficile districarsi nel coacervo di norme». Il Ministro ha parlato poi anche del «riconoscimento delle qualifiche professionali dei lavoratori a livello internazionale» come di una «scommessa importante» e di non considerare la «parola flessibilità come sinonimo di precarietà se le norme vengono rispettate: non credo – ha detto – che il contratto a termine sia elemento di precarizzazione, ma se opportunamente gestito può diventare strumento per il consolidamento del rapporto di lavoro».  Calderone è tornata sul tema pandemia, «che ha anche cambiato il modo di lavorare e di rapportarsi al lavoro. Molto spesso oggi i giovani chiedono quanti giorni di smart working prevede il loro contratto. Forse oggi dobbiamo ripensare alla suddivisione in lavoro autonomo e subordinato: le differenze sono sempre meno nette e il lavoro sarà sempre più valutato sulla base del risultato». Il Ministro ha messo al centro contrattazione di secondo livello, premi di risultato e welfare a 360 gradi e ha parlato di conciliazione dei tempi anche con la legge per l’assistenza domiciliare degli anziani non autosufficienti, nonché dell’impegno ad avvicinare di più scuola e lavoro. «Credo molto nella formazione tecnica superiore legata ai distretti produttivi», ha sottolineato il Ministro. Sul tema della sicurezza, ha ricordato che «insieme al collega Valditara stiamo studiando una copertura assicurativa per gli studenti delle scuole di secondo grado per tutte le attività svolte in ambito scolastico ed extrascolastico e poi una formazione in cultura della sicurezza, perché anche l’alternanza possa essere fatta in modo migliore: è importante che, in sicurezza, i giovani incontrino l’impresa e conoscano come e dove si lavora». Calderone ha detto di non credere in un salario minimo per legge, ma di credere invece nella necessità di lavorare sulla dinamicità della contrattazione. «Stiamo lavorando – ha aggiunto inoltre – per contrastare l’irregolarità nel mondo lavoro, il caporalato, anche quello digitale», mentre sul fronte immigrazione ha ricordato la partenza del “clic day”, tema su cui «abbiamo firmato il nuovo decreto – ha ricordato – che vede la gestione flussi su base triennale con una programmazione e la possibilità di creare percorsi di collaborazione con gli Stati del bacino Sud del Mediterraneo». L’intento è stipulare accordi con le Agenzie del lavoro di quei Paesi «per inserire lavoratori in percorsi di formazione che iniziano nei Paesi d’origine e finiscono in Italia, guardando anche a modelli applicati in altre parti d’Europa come per esempio la Germania». Infine ha ricordato il Pnrr, «che per lavoro e politiche sociali è molto importante. È fondamentale lavorare sul tema della formazione e della formazione continua. E farsi carico di chi è in condizioni di difficoltà. Abbiamo confermato che continueremo a gestire il reddito di cittadinanza per i fragili fino a fine 2023, ma chi rientra tra i soggetti occupabili o attivabili al lavoro deve essere attivato», ha concluso.– 

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