Emanuela Franchin in personale all’Hilton Garden Inn di Mestre

L’artista Emanuela Franchin espone all’Hilton Garden Inn di Mestre via Orlanda 1 e la mostra dal titolo -Un viaggio verso l’emozione-  sara’ inaugurata martedi 30 maggio alle ore 18 con un intervento del professor Vito Sutto.

L’artista che si presenta con un curriculum significativo e con una bibliografia nutrita , protagonista in varie aree museali italiane, possiede una tensione cromatica che  a livello di formazione le deriva da una sensibilità e da una conoscenza sedimentata della cultura veneta con il suo colorismo vivo, derivante persino da suggestioni tiepolesche .

Nella sua ricerca piu’ recente comunque compare il metaformismo, per cui Giulia Sillato l’ha proposta in un catalogo Mondadori del 2010, una corrente artistica, questa, che implica una ricerca particolare sul colore che attrae i nostri sensi e parla attraverso un itinerario di emozioni.

Ed è proprio la superficie delle emozioni che si innesta in un reticolo di cromatismi che possiedono la dinamica di un sentire sotto traccia una vasta area di respiro cromatico.

L’esperienza è spirituale perche’ l’anima dà forma alla tela , la trasforma in un grande sogno che richiama anche componenti ludiche, perche’ l’ammirazione e la complicità che l’artista prova con il colore , innerva superfici  a volte stratificate e a volte velature, invisibili attraversamenti luminosi, dissolvenze e trasparenze.

La proprietà di linguaggio dell’artista dunque da qualche anno sottace il segno e ricerca, trovandolo, un equilibrio  tra forme, che prorompe quasi in richiami musicali, soprattutto quando le tonalità sono calde.

I cromatismi piu’ inclini ai colori freddi invece possiedono un’altra seduzione, rimandano a profondi silenzi , a  non pronunciamenti, ad affermazioni non fatte, alla rinuncia dell’io che attende la prossima nota, una sorta di pausa attiva, in attesa che la creazione risorga esuberante.

Dunque è il dinamismo cromatico a sostituire il segno , la traccia , la scossa, l’esistente cosi si diluisce in un morbido racconto  modulato nello spazio.

Questo itinerario, questo vero viaggio, l’artista lo vuole compiere con lo spettatore che viene invitato nel respiro spaziale ad occupare un suo proprio tempo di partecipazione.

Il tempo in cui lo spettatore si affaccia al quadro, con l’atteggiamento di comprendere l’opera e di penetrarla , nelle sue sottrazioni e nella sua addizioni cromatiche.

Anche i titoli ci rimandano ad una riflessione esistenziale, perche’ l’artista si interroga sul futuro del pianeta , sull’ascolto della voce potente del silenzio, dell’appartenenza al senso dei desideri, all’inquietudine che attraversa l’io mentre si prepara al cambiamento .

La lettura dell’opera di questa personalità implica il distacco da se stessi per entrare nel suo mondo ma anche , per il senso del contrario un ripiegamento in se’ per vedere e capire quale filo conduttore lega Emanuela Franchin a noi che ci impegnamo a scoprire i suoi aneliti e le sue attese.

Vito Sutto

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