di Rita Mascialino

L’Artista Eugeniu Tibirnac (Repubblica di Moldova, artibirnac.com), diplomato all’Accademia di Belle Arti a Chișinău, già Direttore della Scuola di Pittura di Drochia e docente Universitario, è tra l’altro redattore artistico del giornale Donna di Moldavia, restauratore di opere d’arte situate in antiche chiese, nonché illustratore di fiabe, oltre che autore di numerose tele a olio e in acrilico, acquarelli e disegni acquarellati, anche affreschi. Diversi stili, quali simbolismo, cubismo, surrealismo e impressionismo, confluiscono nelle sue opere trovando una spiccata personalizzazione, la quale conferisce ai suoi quadri identità artistica unica al di là di qualsiasi conformismo. È artista noto e apprezzato internazionalmente, sue opere sono conservate in collezioni pubbliche in tutto il mondo. 

Venendo direttamente alla connotazione centrale e generale dell’arte di Eugeniu Tibirnac, si riconoscono proiettate in essa e perfettamente armonizzate nell’immagine di superficie simbologie estetiche del profondo che testimoniano di un’ampia e articolata visione della vita. 

Come esempio di quanto testé anticipato, diamo qui un cenno di analisi relativamente alla stupenda opera pittorica intitolata Vento di fiori, eseguita in acrilico, nella quale diversi piani semantici intrinseci all’esistere si fondono mirabilmente. 

Si identifica in prima e più immediata impressione una massa floreale su di una struttura sottostante trasparente, apparentemente di vetro, che si interpreta come un vaso. Osservata l’immagine più globalmente dopo la prima impressione concernente la parte più evidente, si identifica una forma a croce posta a sfondo dei fiori, nella quale il vaso sottostante viene a costituire il braccio inferiore. Se la simbologia esteriore pare essere quella di un particolare vaso di fiori tracciato nello stile del surrealismo impressionistico, nella diversa prospettiva le cose cambiano pur conservando come base la precedente percezione dei fiori. In dettaglio: la spazialità della croce reca con sé in primo luogo un alone di morte stando essa nei cimiteri cristiani sulle tombe ed essendo stata il patibolo sul quale è morto Cristo – che poi sia risorto, non riguarda la croce, ma ciò che accade dopo che il corpo è stato deposto dalla croce che resta un simbolo di morte. Per altro la croce quadrata, in uso ancora nell’Europa orientale nella religione cristiano-ortodossa, risulta essere un Leitmotiv della produzione artistica di Eugeniu Tibirnac, tema su cui qui comunque non possiamo soffermarci in quanto non compreso nell’assunto di questa analisi. Nella tela la croce può essere spiegata come simboleggiante la dipartita di una persona amata che si vuole ricordare con i più bei fiori – si veda al proposito anche la collegabile sovrapposizione della spazialità di un nastro alludente alla confezione di un dono, il tutto espresso nella più simbolica condensazione iconica. Affondando ancora maggiormente lo sguardo, si scorge nel braccio sinistro della croce una struttura come di una parte di un muro che stia crollando. Questo particolare arricchisce ulteriormente la simbologia che viene ad essere direttamente associabile a una ipotizzabile liberazione da trascorse dolorose oppressioni per il superamento delle quali sia stato sparso sangue, ciò cui rimanda metaforicamente il colore rosso dei fiori. Occhieggia qui e là, quasi timidamente, qualche petalo azzurro, cromie che si riconoscono come i due colori puri della bandiera moldava, trasfigurati in papaveri e fiordalisi, si potrebbe dire, nella fioritura di un’avanzata e matura primavera con la simbologia, nel contesto, rispettivamente dell’amore patrio e del sangue dei martiri sparso in cruente lotte per la libertà, e l’azzurro di vasti cieli come anelito di libertà da ogni catena. Una tela che in quest’ultima più completa interpretazione si rivela un omaggio dell’Artista alla sua patria, al suo popolo, in una simbologia profonda che provvede l’opera floreale in sé di ulteriori complessi livelli di significazione. Quest’ultima prospettiva apre – consciamente o inconsciamente – la possibilità del più ampio contesto associativo riferibile a tutta l’umanità degli oppressi che lottino per la libertà, ciò che dà all’opera respiro universale. 

Per concludere, un cenno esegetico al titolo Vento di fiori, pure altamente simbolico. La presenza del vento si inferisce dal movimento che contraddistingue la spazialità di fiori e petali, che paiono trasportati da una gagliarda folata di vento che si soffermi sulla croce dedicata ai caduti, un dono dello spirito libero del vento che supera ogni ostacolo offrendo anche la sua voce come canto e pianto commemorativo, il tutto su di un piano non più cruento, ma sublimato in auspicio per la pace tra i popoli. 

Così nella poderosa opera Vento di fiori di Eugeniu Tibirnac della quale qui è stata presentata la sintesi semantica.

                                                                                                                                 Rita Mascialino

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