Il brano regolarmente presentato per la 74esima edizione del Festival non ha superato l’ascolto del direttore artistico AMADEUS

Ed anche quest’anno il direttore artistico del Festival di Sanremo Amadeus si è espresso, probabilmente consigliato (chissà?) dal suo entourage, sui big che saliranno sul palco della prestigiosa kermesse giunta alla sua 74esima edizione. Molti nomi noti, i classici ripescaggi di artisti di un glorioso e lontano, lontanissimo passato che cercano con innocente (o studiata) goliardia al limite del ridicolo di tornare alla ribalta e perfetti sconosciuti, prede di uno star system che sembra ormai giunto ad una saturazione pronta ad esplodere, ma che per il momento continua a dettare leggi di mercato senza avere nessun controllo da organi di governo e opinione pubblica. 

L’artista Miani, cantautore di successo, con migliaia di live sulle spalle e innumerevoli partecipazioni d’élite nel panorama musicale nazionale, aveva tentato (di nuovo e giustamente) la tanto agognata partecipazione proponendosi con una canzone che aveva tutte le carte in regola per scalare le classifiche. Eccelse, e anche tanto, le firme del brano proposto in gara ad Amadeus: quella del noto e storico volto del giornalismo italiano, il direttore EMILIO FEDE e dell’autrice teatrale e giornalista SABINA NEGRI. Testo intimo e profondo, dalle riflessioni acute e autentiche sull’amore ai nostri giorni, valore quanto più universale e fondamentale in un periodo storico e sociale disastroso. Una metafora di vita in correlazione con il rapporto con i nostri partner sentimentali, resa ancor più preziosa dallo scorrere degli anni, con una maturità raggiunta che risplende nell’animo. 

Ma anche quest’anno si è prediletto nomi da classifiche Spotify e YouTube, numeri che scorrono furenti su smartphone e inutili algoritmi. Una rincorsa ad un apparire non più Felliliano, colmo di contenuti e figure retoriche della società attuale che prendevano per mano il popolo con intelligenti dibattiti e critiche, ma avido di noia e vuoto emotivo. Finti glitter che riecheggiano sugli schermi degli italiani (paganti il canone RAI) senza alcun rispetto per la musica, le menti, la bellezza e soprattutto la tradizione. La nostra tradizione musicale italiana che ahimè sembra ormai persa nei meandri di una discografia sempre più corrotta e malfunzionante. 

Ma si sa, fa parte del gioco. È tutto un gioco per molti, ma non per tutti. E la professionalità, soprattutto nel mondo musicale italiano, dovrebbe tornare ad essere premiata e non eliminata senza spiegazione alcuna, con una spietata e irrazionale superficialità. Sarebbe davvero un inizio, anzi, un ritorno alle nostre tradizioni artistiche e culturali invidiate da tutto il mondo, tornare a trasmettere bellezza e sincere passioni alle menti e i cuori di noi tutti.

Amadeus durante l’ultima Milano Music Week, in merito alla 74esima edizione del Festival aveva dichiarato: “Arrivi a 50 canzoni che ti piacciono, potresti fare quasi 2 festival. È difficile! A malincuore qualcuno non ci sarà. Poi… stacco il telefono. Voglio essere presente solo sulle canzoni. Se me ne piace una, ritorno indietro ad ascoltarla. Cerco di immaginarmela in radio perché da lì arrivo”. 

Caro Amadeus, la tua è un’ottima strategia, senza alcun dubbio. Ma forse, se mai ci saranno (te le auguriamo di cuore) altre edizioni del Festival da te condotte, oltre a tornare indietro e riascoltare, sarebbe forse opportuno anche stampare i testi e rileggerli con più attenzione: sulle parole si è costruita la civiltà e la musica ne è piena, meriterebbero più amore.

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