L’osservatorio di Cibis: Udinese: tutta la qualità non basta e c’è chi morde la mano a Cioffi
Alzi la mano chi non avrebbe sottoscritto la formazione che Gabriele Cioffi ha mandato in campo contro il Monza. Ha schierato subito tutta (a eccezione del pallido Samardzic di questi tempi) la qualità che possedeva, dirottando Pereyra sulla fascia per premiare la generosità e la classe di Thauvin come sottopunta di Lucca, e inserendo Lautaro Giannetti da perno difensivo, innesto perfettamente riuscito come si chiedeva a un vero guerriero del campionato argentino quale è stato fino all’altro giorno. E accanto a lui, finalmente sereni e sicuri, non hanno perso colpi Perez riportato a destra e Kristensen confermato a sinistra. Al punto che Okoye non è stato chiamato a nessuna parata degna di questo nome.
Un tanto per sgombrare il campo da eventuali equivoci: l’allenatore toscano non ha colpe sullo stomaco per l’ennesima mancata vittoria, diventata un altro pareggio, il tredicesimo della serie, che lascia riflessi minimi sulla classifica mentre sarebbe servito il colpo d’ala. Una classifica che spaventa avendo davanti, oltretutto, la prospettiva di affrontare nel posticipo di lunedì prossimo la Juventus prima di ospitare il Cagliari in una sfida all’ultimo sangue.
L’Udinese ha disputato un primo tempo notevole, scandito dall’incessante tambureggiare verso l’area brianzola perfettamente presidiata da Pablo Marì, lo spagnolo che tanto avremmo voluto continuasse la sua storia in bianconero per la sontuosa capacità di dirigere il reparto arretrato. Se penso a lui e a chi ci siamo affidati (leggi il povero Kabasele… ) in questa stagione, i rimpianti raddoppiano. Ma è storia passata e lascia il passo all’attualità, a un rischio che abbiamo corso di recente: il rischio di perdere anche Perez, il quale è stato a un niente dal finire al Napoli, operazione che Aurelio de Laurentiis ha stroncato per le prebende che avrebbe dovuto corrispondere a procuratori e mediatori vari dopo aver trovato l’accordo (18 milioni) con Gino Pozzo. L’Udinese, dunque, voleva venderlo davvero, alla faccia della classifica! Per nulla un bel segnale.
Tornando al match col Monza, Lucca ha tirato due-tre volte, ha tirato il frizzante Thauvin, altri hanno annusato la porta da vicino, ma sempre o l’imprecisione o i guanti arroventati di quel satanasso di Di Gregorio hanno impedito il colpo risolutore. E’ stato il portiere ex Pordenone dei bei tempi a tenere in piedi il Monza nella prima frazione. Nella ripresa il realismo di Palladino e la disponibilità alla sofferenza dei suoi uomini hanno confezionato un dispositivo difensivo di rara efficacia. Non ha esitato Palladino, tecnico raffinato e propositivo, a sporcarsi le mani fino a ordinare copertura a oltranza, con tre barriere mobili contro cui si sono progressivamente spenti i tentativi bianconeri.
Cioffi non aveva altre carte migliori da giocare. Ha calato Samardzic, le cui prestazioni si segnalano sempre più per un grigiore monotono e inconcludente, ha inserito Ehizibue, Kamara e Brenner, ricavando nulla, presenze impalpabili. I cambi non incidono mai in questa Udinese, non arrivano scosse o gridi di battaglia trattandosi di giocatori periferici e di scarsa personalità.
Stando così le cose, è comprensibile finire in braccio allo scoraggiamento. Se mandi in campo la migliore Udinese possibile, se per 45 minuti dai l’idea di una resurrezione che però non arriva, se la fortuna mai ti dà una mano… ebbene, se accade tutto ciò, non sai a che santo votarti: con chi te la prendi? Di Cioffi s’è parlato più volte con valutazioni contraddittorie: bravo per come prepara il piano partita, meno quando si tratta di leggere le situazioni in corso d’opera. Prigioniero anche lui di un modulo immutabile che pure gli avversari conoscono nelle minime pieghe. Allora dovrebbero essere gli interpreti, i giocatori, a rinfrescarlo e vivacizzarlo, ma nessuno dei nostri possiede il sacro fuoco, alimentato dall’ambizione personale o dall’interesse collettivo, che ti fa valicare i limiti. Discreti giocatori, qualcuno buono, dai quali Cioffi, immagino con sua stessa sorpresa, non riesce a ricavare nulla di più di quanto otteneva il predecessore Andrea Sottil. Anzi, ricevendo addirittura un rifiuto a entrare in campo nei minuti finali da chi (Success) il tecnico aveva definito “campione”, sostenendolo contro ogni evidenza contraria. E’ mordendogli la mano, Isacco ingrato, che ripaghi chi ha solo cercato di aiutarti?
Chiuso il mercato, è con questa rosa che l’Udinese dovrà andare sino in fondo. Dove non si sa, né sono possibili previsioni di sorta. Si rimescolano concetti triti e ritriti spostando sempre più avanti la prospettiva di una riscossa. Passata la nottata in casa Juve, ecco a Udine il Cagliari e partirà il solito ritornello: partita da vincere. Ma ormai, con due soli successi in bisaccia (quelle su Milan e Bologna), non sono in molti a crederci.