SULLE TRACCE DI GRIMOALDO

Dal 24 al 28 aprile 2024 si è svolto tra Cividale del Friuli e Bottenicco il quarto convegno internazionale del Centro studi longobardi ets, organizzato dall’omonimo centro studi, dalla Fondazione de Claricini Dornpacher e dalla Deputazione di storia patria per il Friuli.

L’attenzione degli studiosi si è soffermata sulla figura di Grimoaldo, nato a Cividale intorno al 600 da Gisulfo II e Romilda. Dalle parole di Paolo Diacono sappiamo che dovette fuggire a Benevento dove, in seguito, divenne duca e, successivamente, riunì tutte le terre longobarde da nord a sud in un unico regno con sede a Pavia.

Durante il convegno, si sono alternati esperti di diversi ambiti che hanno analizzato testimonianze letterarie e archeologiche per cercare di fornire un quadro completo del periodo storico in questione ed evidenziare l’importanza di Grimoaldo, soprattutto dal punto di vista legislativo e religioso.

Il 27 aprile, nel pomeriggio, ci si è concentrati su Cividale e i Longobardi del Friuli, prendendo in esame anche i rapporti con gli Slavi e gli Avari.

Un focus è stato dedicato al Tempietto Longobardo e agli interventi di restauro che ne hanno evidenziato l’unicità e alle nuove prospettive del Museo Archeologico di Cividale del Friuli, fondato nel 1817 da Michele della Torre, ma, senza dubbio, gli interventi più interessanti sono stati quelli riguardanti gli ultimi scavi svolti in città, presentati dalla dottoressa Angela Borzacconi, direttrice del museo, e l’analisi degli scheletri provenienti dalle necropoli longobarde. In particolare la dottoressa Paola Saccheri dell’Università degli Studi di Udine ha spiegato che le sepolture sono più di cinquecento e che sono in corso le analisi sugli ottantun individui che sono stati ritrovati nel 2012 durante le indagini nella necropoli Ferrovia. 

Gli studi paleopatologici stanno fornendo significative informazioni sull’alimentazione, sui ruoli precisi tra uomini e donne e sulle eventuali malattie o fratture e permetteranno di conoscere ancor meglio le abitudini di chi abitava queste zone in epoca longobarda.

Ora non ci resta che attendere gli atti del convegno e valorizzare sempre più l’unicità del nostro territorio.

A.G.

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