Quarantotto anni dopo, la sera del 6 maggio allo stadio Friuli per Udinese-Napoli. Un rito collettivo denso di emozioni che ha tenuto assieme, senza apparire superficiale o grossolano, la sacralità di una data nel ricordo delle mille vittime tra le macerie della nostra terra sconvolta dal terremoto, e le vibrazioni di un evento sportivo cui legare la speranza di restare nell’élite del calcio nazionale.
Striscioni e messaggi significativi esibiti con l’orgoglio di chi ce l’ha fatta, ha vinto la paura ed è rimasto per lavorare e ricostruire come prima, meglio di prima. E’ la grande vittoria del Friuli rinato. E ci piace pensare che la rivendicazione popolare di quel coraggio si sia trasferita anche agli uomini che Cannavaro ha schierato in campo: una piccola Udinese ridotta all’osso che ha sbagliato e subito senza però rassegnarsi, gettando nella mischia quel poco (di esperienza e qualità) che aveva, e il molto di gambe e cuore, per tenere botta ad avversari di caratura superiore e per nulla disposti a concessioni o tenerezze.
Passando decisamente in modalità sportiva mi pare doveroso rivolgere un grazie grande come una casa al VAR che all’80’ ha ravvisato un offside di un paio di centimetri togliendo la doppietta a Osimhen autore del portentoso diagonale che avrebbe chiuso la partita. Sul 2-0 non ci sarebbe stato margine di recupero per l’Udinese, che invece si è come rianimata ricevendo la scossa per crederci ancora e gettarsi avanti.
Grazie al Var e un bravo a Cannavaro: non ha piagnucolato per la schiera degli assenti (i migliori e anche Pereyra all’ultimo momento), ha raschiato il fondo del barile tirando fuori al momento giusto risorse insospettabili o accantonate. Sereno, propositivo, concentrato. L’avessero attivato almeno un mese prima staremmo qui a parlare di tutt’altre cose.
Due i fatti che meritano sottolineatura e che, se guardati da un’ottica cabalistica, possono suggerire un possibile momento di svolta. L’Udinese ha segnato la rete del pareggio in pieno recupero, al 92’, ribaltando la tendenza che troppe volte l’aveva vista soccombere proprio nei minuti finali.
E a mettere la palla in rete, con un guizzo da centravanti vero come non si era finora mai rivelato, è stato Isacco Success, che per limiti e colpe era finito ai margini, sopportato più che supportato, una presenza inutile se non dannosa.
Ebbene, Cannavaro ha rivelato di avergli parlato in settimana per cercare di capirlo e di coinvolgerlo, scuotendolo dal pessimismo e dalle negatività che lo pervadevano. “Ehi, amico, guarda che abbiamo bisogno anche di te!”. Sarà uno fragile di carattere, Isacco, non uno stupido: ha capito il momento, ha colto l’occasione per ritrovare il rispetto di se stesso e la considerazione dei compagni e dell’ambiente.
Valicato in qualche modo l’ostacolo Napoli, con il supporto del punticino che non sana la classifica ma il morale sì, l’Udinese imbocca il rettilineo finale che la vede partire dal terz’ultimo posto e con due punti da recuperare a Empoli e Frosinone che incrocerà nelle ultime due partite, la prima in casa e l’altra in Ciociaria. Ma prima c’è la trasferta di Lecce che il raggiante Gotti ha portato bellamente al sicuro a quota 37 con il pareggio (in realtà una mancata vittoria per via dei due pali) di Cagliari.
Per il rush finale Cannavaro potrà pescare finalmente in un organico degno di una squadra di A. Per Lecce recupererà gli argentini Perez e Payero più Pereyra che era stato “risparmiato” per un problemino al ginocchio. Probabile che torni parzialmente disponibile pure Thuavin, di cui stanno mancando fantasia, spirito combattivo, piglio da leader. In compenso stanno emergendo due figure nuove, gli oggetti misteriosi stanno prendendo sembianze umane. Brenner ha appena debutatto (non male) da titolare, mentre si è dimostrato di peso il part-time di Davis, un giocatore sicuramente di qualità che Cannavaro sta gestendo col bilancino onde evitare ricadute dopo il lungo infortunio. E poi c’è Success, come detto, il quale ha bisogno di rinfrescare un’immagine piuttosto opaca. Il contratto con l’Udinese gli scade tra un anno, ma pare che sia entrato nell’ordine di idee di cambiare aria in anticipo. Bisognerà convincere eventuali estimatori e il miglior modo sarà quello di dare seguito alla mezz’oretta da protagonista che si è appena regalato.