Impresentabile, sconfortante. E indegna della sua gente, di tanta
partecipazione, di tanto affetto e sostegno, di tante attese. Ecco
l’Udinese come si è offerta per gran parte del campionato e, peggio
che mai, in questa sfida con l’Empoli che, se vinta, avrebbe garantito
la salvezza. Ne è uscito un pareggio fissato da due rigori, quello
bianconero realizzato da Samardzic (che aveva procurato il penalty
empolese) al minuto 90 + 14, come tempistica addirittura gol da record
per la storia del calcio italiano.
Il tracollo totale è stato a un niente: la partita era persa e con
essa probabilmente la serie A, prima che qualcosa scattasse nel cuore
e nella testa dei bianconeri che si sono buttati tutti avanti
sull’ultimo pallone in un’azione concitata e insistita in cui l’ultima
parola l’ha avuta l’arbitro Guida il quale, dopo un lungo check e il
richiamo al Var, ha giustamente decretato la massima punizione per una
evidente trattenuta di Payero sotto porta.
Così l’Udinese resta ancora padrona della sua vita. Andrà a giocarsela
domenica a Frosinone che si è quasi messo al sicuro vincendo a Monza:
35 i punti dei ciociari, 34 quelli dell’Udinese, 33 per l’Empoli che
nell’ultima ospiterà la Roma. Dopo la Salernitana la serie B ha
risucchiato anche il glorioso Sassuolo, cui è risultato fatale il
grave infortunio che ha tolto di mezzo Berardi, l’uomo più talentuoso.
La terza condannata la decreterà l’ultimo turno. Ammesso e non
concesso che si tratti dell’ultimo atto. Dovesse accadere, per
esempio, che l’Udinese perde e l’Empoli pareggia, entrambe
chiuderebbero a quota 34 rendendo quindi necessario lo spareggio.
La delusione è stata enorme. Non può essere addebitato solo
all’infortunio di Success dopo 7 minuti, con l’ingresso del bizzoso
moscerino Brenner, la condizione d’impotenza in cui è piombata
l’Udinese. E’ vero che la squadra – e lo ha spiegato Cannavaro – aveva
lavorato in settimana tenendo come punto di riferimento il nigeriano.
Ma non stiamo parlando di un fenomeno, dell’uomo decisivo che Success
mai è stato, per cui risulta difficile da spiegare il crollo mentale
ma pure tecnico che ha investito la squadra. Tutti sono vistosamente
calati, mentre di pari passo l’Empoli prendeva le misure e prendeva
coraggio avendo annusato che era possibile pure il colpo grosso.
Nulla di veramente nuovo, in realtà: da una parte l’Udinese incapace
di creare manovra offensiva e qualche pericolo reale (ricordiamoci
dell’unica vittoria casalinga in tutto il campionato); dall’altra una
squadra abituata a situazioni estreme, a combattere partendo dalla
solidità difensiva per sviluppare poi fiammate offensive su una delle
quali aveva anche segnato (sassata di Maleh) vedendosi annullare la
marcatura per una gomitata di entità dubbia rimediata da Kristensen.
Di ciò si è tanto lamentato Nicola, come del chilometrico recupero
finale.
E domenica cosa succederà a Frosinone? L’Udinese deve provare a
vincere perché soltanto così si metterebbe al sicuro da sola.
Ma, con concreto realismo, deve farlo nell’unico modo che può riuscirle e che
le è riuscito in altre occasioni contro avversarie di gran nome: cioè
lasciando il pallino del gioco agli avversari. Sfidare Di Francesco
sul piano del gioco vorrebbe dire finire nella bocca del leone. Questa
Udinese non riesce a costruire né a manovrare, vive di rilancio, di
recuperi e ripartenze, non ha altro in faretra, ovviamente sempre
fidando che la difesa regga, e che tengano i muscoli e la testa di
Walace il santo protettore della terza linea.
Il resto è soltanto speranza, di Cannavaro e nostra, di recuperare un
po’ di qualità per alimentare la fase d’attacco. Ci vorrebbero il
miglior Pereyra e Thauvin nella versione ante-infortunio da aggiungere
all’unico interprete che contro l’Empoli si è dimostrato degno del
palcoscenico, ossia Davis. Il resto, Samardzic compreso, è mediocrità
che non ti porta da nessuna parte.
Il Frosinone ha buoni due risultati su tre, l’Udinese non può
scegliere. Ma comunque finisca la storia, la certezza (non sensazione)
è che già a caldo debba partire una rifondazione totale, di metodi e
strategie societarie, di mentalità, di uomini.
Martín Payero chiaramente fermato in area davanti il portiere da Jacopo Fazzini che lo strattona tenendo vistosamente la maglia bianconera.