udinese Empoli 3-0

L’Olandese Volante è un’opera di Richard Wagner ispirata alla leggenda

di un capitano condannato a navigare per l’eternità nei mari più

tempestosi. La storia andrebbe riscritta in chiave friulana sulle

frequenze del pallone. Il protagonista non è un avventuroso, piuttosto

il suo aplomb è da baronetto, elegante nel portamento, distinto e

riservato. Tale è Jurgen Ekkelenkamp da Zeist, città olandese nota per

parchi e giardini, e più piccolina di Udine alla quale può accostarsi

per la tranquillità e il buon vivere. Se il ventiquattrenne

Ekkelenkamp, prodotto Ajax, sta esplodendo qui dopo le esperienze non

sempre gratificanti in grandi città come Amsterdam, Berlino e Anversa

(da cui Gino Pozzo l’ha prelevato per 5 milioni e mezzo) il motivo va

ricercato, oltre che in una superiore maturità personale,

nell’ambiente che lo fa sentire come a casa.

Il buon Jurgen è più che mai l’uomo del momento nell’Udinese: nelle

ultime due partite da titolare, quelle che hanno decretato la svolta

tattica di Runjaic con il passaggio del sistema di gioco al 4-4-2, è

andato a segno tre volte, con una media portentosa per un

centrocampista. A Napoli ha fatto secco Alex Meret con una diabolica

rasoiata diagonale da fuori, contro l’Empoli ha realizzato i primi due

gol del 3-0 (il tris l’ha firmato capitan Thauvin: sesto bersaglio,

non segnava da otto partite) con cui l’Udinese ha domato il pericoloso

Empoli. Reti da attaccante, anzi da bomber, sfruttando l’istinto e

zolle di campo solitamente poco frequentate dai centrocampisti.

“Ekkelenkamp è in grande condizione – ha riconosciuto mister Kosta –

speriamo continui così”. Ed è anche l’auspicio degli entusiasti tifosi

bianconeri, sicuri di aver trovato il loro olandese, che non vola ma

segna. E allora: viva l’Olandese Segnante.

L’Udinese schizza a 33, ben 10 punti sopra rispetto alla

venticinquesima giornata della passata stagione. E si consolida

sfruttando la forma generale esaltata appunto dal nuovo modulo che

ufficializza il nuovo punto di approdo, quello che si vagheggiava a

inizio stagione. Ora è diventata una squadra di stampo nordico,

disciplinata, organizzata e potente, che si completa avvalendosi del

sangue latino trasfuso da capitan Thauvin, l’estro e l’inventiva fatti

persona, da sommare a contributi atletici sorprendenti per un

trentaduenne. Il tutto incernierato dalla sapienza tattica e dalla

mobilità della bussola Karlstrom: è stato lo svedese a segnare il

primo distinguo stagionale rispetto allo scorso campionato in cui il

limitato raggio d’azione di Walace finiva per condizionare tutta la

proposta offensiva. Era il giocatore che Runjaic voleva fortemente per

il suo progetto e Gino Pozzo è stato intelligente ad assecondarlo con

un esborso nei “canoni” bianconeri di 2,5 milioni versati al Lech

Poznan. Onestamente il bravo Jesper si meritava un palcoscenico meno

defilato di quello polacco e la serie A gli sta a pennello. La seconda

carta decisiva è relativamente recente e ci porta alla riacquistata

solidità del pacchetto arretrato (vedere un’altra prestazione super in

opposizione di Solet) che permette anche nuove soluzioni in fase

offensiva.

Una settimana fa, proiettandomi verso le prossime cinque partite

(quelle che precedono la trasferta milanese con l’Inter), avevo

pronosticato la conquista di 11 punti. La prima pallottola è andata a

bersaglio. Il secondo gradino ci porta a Lecce, dove l’Udinese sarà di

scena venerdì sera. Pochi giorni per preparare a puntino la sfida, si

dirà. Ma forse si rivelerà addirittura un vantaggio con il motore già

bello caldo.

Ekkelenkamp con il trofeo PhotoLife Udine
Thauvin riprende aria dopo le corse. PhotoLife Udine
Pafundi entra nel secondo tempo. PhotoLife Udine
Sánchez a fine partita si guarda in giro. PhotoLife Udine
Thauvin segna di testa il gol del 3a0. PhotoLife Udine
La gioia di Ekkelenkamp per aver segnato il primo gol al 19′ del primo tempo su assist di Atta. PhotoLife Udine

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